
Fonte immagine: Compilatio
ChatGPT, il popolare chatbot di OpenAI, è finito in down nella mattinata. Le segnalazioni si moltiplicano a livello globale. A confermare la portata del disservizio è il portale Downdetector, che da ore raccoglie migliaia di notifiche da parte di chi non riesce a utilizzare il servizio.
Chatgpt, tante le anomalie segnalate
Il portale dell’intelligenza artificiale ha registrato le prime anomalie nel corso della mattinata. Molti utenti hanno cominciato a segnalare l’impossibilità di ricevere risposte dal chatbot. Sullo status ufficiale di ChatGPT compare la stringata comunicazione: “ChatGPT non visualizza le risposte”. Il messaggio, tuttavia, non chiarisce né le cause né i tempi di risoluzione. Stando alle segnalazioni raccolte, il problema principale riguarda l’accesso via sito web. Molti gli utenti che non riescono nemmeno a completare il login. Una quota minore di lamentele proviene dall’app mobile, che in alcuni casi sembra funzionare ma con risposte mancanti o incomplete. Un blackout a macchia di leopardo, quindi, ma sufficiente a bloccare milioni di sessioni lavorative, scolastiche e personali.
Il chatbot ormai entrato nella quotidianità di tanti
L’interruzione ha un impatto significativo. Dal supporto alla scrittura alla programmazione, fino all’uso didattico, il chatbot è entrato nelle abitudini quotidiane di una parte consistente della popolazione globale. Le mappe di segnalazione di Downdetector mostrano come il malfunzionamento sia diffuso in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, passando per l’Asia. Al momento, OpenAI non ha rilasciato comunicazioni ufficiali dettagliate sulle cause del blackout. Restano quindi aperte tutte le ipotesi: da un problema tecnico interno a un sovraccarico dei server, fino a possibili criticità nella rete di distribuzione dei contenuti.
OpenAI non ha rilasciato comunicazioni, vige l’incertezza
Non è la prima volta che ChatGPT subisce un down di portata globale. Già nel corso del 2024 ci sono stati episodi analoghi, seppur meno prolungati. La differenza oggi è che la base di utenti è ancora più vasta, e l’impatto di un’interruzione è proporzionalmente più pesante. Per le aziende che hanno integrato il chatbot nei loro flussi di lavoro, un’interruzione del servizio può significare ritardi, blocchi operativi e difficoltà a gestire le richieste dei clienti. Per scuole e università, invece, il blackout mette in difficoltà studenti e docenti che fanno sempre più affidamento sull’intelligenza artificiale per esercitazioni, ricerche e attività quotidiane. La mancanza di una comunicazione puntuale da parte di OpenAI mantiene alta l’incertezza. Non è chiaro se si tratti di un guasto temporaneo risolvibile in poche ore o se la natura del problema richiederà interventi più complessi.
Una riflessione sulla dipendenza da sistemi di intelligenza artificiale
Il blackout verificatosi oggi conferma quanto la dipendenza da sistemi di intelligenza artificiale stia crescendo e quanto vulnerabili possano risultare milioni di persone e organizzazioni di fronte a un malfunzionamento imprevisto. Se il down di un social network genera fastidio, quello di un servizio come ChatGPT rischia di avere ripercussioni più profonde sul lavoro e sull’apprendimento. Mai , più che in circostanze come queste, dovrebbe essere la capacità umana di ragionare a prevalere sempre.