
Le differenze con gli Stati Uniti non giustificano un conflitto militare. Questo quanto sostenuto dal presidente venezuelano Nicolas Maduro in seguito alle parole di Donald Trump che ha detto di voler abbattere i jet venezuelani in caso di minaccia nei confronti delle forze statunitensi. “Nessuna delle differenze che abbiamo o abbiamo avuto possono portare a un conflitto militare. Non c’è giustificazione”, ha detto Maduro in un messaggio trasmesso sulle radio e le televisioni del Paese.
Stati Uniti – Venezuela, sia apre un altro fronte caldo?
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha minacciato che il suo Paese è pronto a passare da “una fase politica” a “una fase di lotta armata” in caso di attacco da parte degli Stati Uniti. Il leader venezuelano ha rilasciato queste dichiarazioni nel contesto delle tensioni seguite a raid americani contro i narcotrafficanti. Il dipartimento alla Difesa americano ha ordinato il dispiegamento di caccia a Porto Rico nell’ambito della lotta ai cartelli della droga promessa del presidente Donald Trump. Questo ha determinato un innalzamento ulteriore della tensione. Così Maduro: “Siamo attualmente in una fase politica. Ma se attaccano il Venezuela in qualsiasi modo, entreremo in una fase di lotta armata”.
Il presidente venezuelano ha intimato al governo degli Stati Uniti di “abbandonare i suoi piani per un cambio di regime violento nel Paese e in America Latina e nei Caraibi”. Maduro ha anche ammonito Washington a “rispettare la sovranità, il diritto alla pace e l’indipendenza” dei Paesi della regione.
11 trafficanti uccisi
Un attacco aereo statunitense contro una motovedetta nel Mar dei Caraibi ha registrato l’uccisione di 11 presunti trafficanti di droga qualche giorno fa. Secondo Washington apparteneva a un gruppo criminale legato al presidente venezuelano Nicolas Maduro. Il governo venezuelano ha accusato gli Stati Uniti di “omicidi extragiudiziali”. Secondo Caracas non ci sarebbero prove che dimostrino che le persone a bordo avessero armi o rappresentassero una minaccia imminente. Il segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito che le operazioni continueranno: “Troveremo questi trafficanti e li faremo saltare in aria, con o senza l’aiuto dei loro governi”.
Tensione alta
E’ stata crisi quando il Pentagono ha denunciato un episodio “altamente provocatorio”. Due jet militari venezuelani sarebbero volati vicino al cacciatorpediniere americano Uss John Dunham in acqua internazionali. Questo dopo un attacco Usa contro una barca che secondo la Casa Bianca proveniva dal Venezuela e trasportava droga. Gli USA hanno intimato a Caracas di “non interferire” con le operazioni contro narcotraffico e terrorismo, accusando il governo Maduro di proteggere cartelli della droga. Da parte sua, Maduro ha annunciato l’attivazione della Milizia Nazionale. Il leader venezuelano ha mobilitato nuove reclute e ha promesso di trasformare il Paese in “una repubblica in armi” in caso di attacco.
L’operazione statunitense, ordinata personalmente da Trump, rientra nella nuova strategia di “guerra ai narco-terroristi” annunciata dall’amministrazione. Washington ha già portato la taglia su Maduro a 50 milioni di dollari e dispiegato navi da guerra e un sottomarino nucleare nel Mar dei Caraibi. Mentre alcuni Paesi della regione sostengono la linea dura di Trump, altri – su tutti Colombia e Venezuela – contestano la legalità dell’offensiva, sollevando dubbi su possibili violazioni del diritto internazionale.