Un detenuto nordafricano di 21 anni, si è suicidato nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. È il 14esimo suicidio nella struttura dal 2021 a oggi. A darne notizia il quotidiano La Provincia Pavese. Il ragazzo era entrato in carcere da pochi giorni. Da quanto è emerso lo stesso era affetto da gravi patologie psicologiche: per questo motivo la direzione lo aveva inserito in una sezione apposita con detenuti particolarmente fragili. Il ragazzo avrebbe approfittato di un momento di bassa sorveglianza per strangolarsi con le lenzuola. A niente sarebbero serviti i soccorsi della Polizia penitenziaria che hanno permesso l’immediato trasporto in ambulanza al Policlinico San Matteo, dove è morto poco dopo il ricovero.
Carcere e suicidi: una crisi silenziosa nelle prigioni
Il sistema delle carceri, in molti Paesi, affronta una crisi strutturale che mette a rischio non solo i diritti fondamentali dei detenuti, ma anche la loro stessa sopravvivenza. Due fenomeni strettamente connessi emergono con drammaticità: il sovraffollamento delle carceri e l’alto numero di suicidi dietro le sbarre. E’ evidente che il sistema carcerario e la sua organizzazione così come è concepito oggi è un qualcosa di inaccettabile che lede i diritti fondamentali dell’uomo.
Il problema del sovraffollamento
Le carceri ospitano spesso un numero di persone superiore alla loro capienza regolamentare. Celle pensate per due individui ne accolgono tre o quattro, con spazi vitali minimi, carenza di igiene e mancanza di privacy. In Italia, ad esempio, la popolazione detenuta supera regolarmente i posti disponibili. La condizione si aggrava per la lentezza dei processi, la scarsità di misure alternative alla detenzione e il ricorso eccessivo alla custodia cautelare. Il sovraffollamento non è solo una questione logistica, ma un problema umanitario che compromette salute fisica e mentale.
Sovraffollamento e salute mentale
La carenza di spazi e attività rieducative aumenta ansia, depressione e senso di disperazione. I detenuti vivono in un ambiente che, invece di favorire il reinserimento, esaspera i conflitti e isola le persone.L’assistenza psicologica, già limitata, non riesce a far fronte alla mole crescente di richieste, creando un terreno fertile per gesti estremi. Si ricordi, ad esempio, che l’ingresso in carcere spesso può dipendere da errori occasionali che nella vita, in determinate condizioni, possono coinvolgere persone che, differentemente dall’immaginario collettivo, possono essere recuperati o comunque non si determinano in contesti criminali con continuità patologica. Sottoporlo al regime carcerario di oggi costerebbe allo stesso ogni speranza di concreto reinserimento nella società.
La CEDU in merito al tema sovraffollamento delle carceri
D’altronde la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in più pronunce di condanna verso l’ordinamento penitenziario italiano, a partire dalla sentenza di gennaio 2013 – Ricorsi nn. 43517/09, 46882/09, 55400/09, 57875/09, 61535/09, 35315/10 e 37818/10 – Torreggiani e altri c. Italia, aveva ritenuto impellente la necessità di provvedimenti tesi a migliorare le condizioni del condannato, anche predisponendo forme alternative di espiazione della pena in presenza di condizioni contrarie al decoro ed alla dignità dell’uomo, diritto irrinunciabile per ogni persona, finanche condannata.
Il dramma dei suicidi in carcere
Sebbene possa sembrare incredibile ma oggi il suicidio rappresenta la principale causa di morte tra i detenuti. I tassi di suicidio in prigione risultano molto più alti rispetto alla popolazione generale. Le cause principali includono isolamento, condizioni disumane, mancanza di sostegno familiare e il peso della condanna. Ogni suicidio è la manifestazione estrema di un sistema che non riesce a garantire dignità e tutela della salute mentale.
La responsabilità dello Stato
Le istituzioni hanno l’obbligo ed il dovere di assicurare che la pena non si trasformi in una condanna alla sofferenza disumana. La pena ha il compito di punire il disvalore sociale della condotta di un soggetto in maniera proporzionata ed adeguata a vari fattori, fra cui la gravità di quanto commesso. Invece, il sovraffollamento e i suicidi mettono in discussione proprio il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione italiana, che sancisce la funzione rieducativa della pena, ossia la sua intrinseca capacità di mettere a disposizione del condannato un’opportunità, la possibilità di rifarsi una vita e tornare ad essere utile per se stesso e per la comunità. Tuttavia, le carceri sovraffollate ed inumane rischiano di diventare luoghi di annientamento, anziché di recupero.
Possibili soluzioni
- Misure alternative alla detenzione: potenziamento di affidamento in prova, lavori socialmente utili e domiciliari.
- Maggiore attenzione alla salute mentale: assunzione di psicologi e psichiatri, programmi di prevenzione del suicidio.
- Riduzione della custodia cautelare in carcere: privilegiare misure meno afflittive in attesa di processo.
- Riforma del sistema penale: puntare a pene proporzionate e realmente rieducative.
Conclusione
Il sovraffollamento delle carceri e il numero crescente di suicidi non sono emergenze isolate, ma sintomi di una crisi profonda del sistema penitenziario. Intervenire significa restituire dignità a chi sconta una pena, garantire sicurezza a tutta la società e rispettare i principi costituzionali e umani su cui si fonda la giustizia. Intervenire presto è indice di una democrazia sana e non malata. Infatti da molti anni sul territorio nazionale agisce a tal fine un’associazione denominata “Nessuno tocchi Caino”, che da tempo combatte per i diritti dei detenuti.
Come lavora “Nessuno tocchi Caino” nelle carceri e fuori…
Questa associazione, oltre ad iniziative tese a mettere a disposizione aiuti concreti, ha come obiettivo principale quello di far luce sulla vita carceraria del detenuto. Nel corso delle visite in carcere, vengono rilevate le condizioni di vita dei detenuti ma anche di lavoro degli stessi, ma non solo. Si evidenzia come anche gli operatori penitenziari siano costretti, per la carenza di organici, a turni massacranti divenendo vittime a loro volta delle condizioni inumane e degradanti in cui versano le carceri nel Paese. Particolare attenzione, infine, viene riservata all’area sanitaria del carcere, spesso carente di risorse umane e finanziarie con inevitabili conseguenze sulla salute delle persone detenute.
