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Immunità Ilaria Salis al voto: il Parlamento europeo chiamato a difendere lo stato di diritto contro le pressioni del regime ungherese
Martedì 7 ottobre, alle ore 12, il Parlamento europeo sarà chiamato a votare sulla revoca dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis, insegnante monzese e attivista antifascista eletta con Alleanza Verdi e Sinistra. La richiesta arriva dal governo ungherese, che punta a riportare Salis in carcere a Budapest, dove era stata detenuta nel 2023 con l’accusa di aver aggredito due partecipanti alla controversa “Giornata dell’Onore”.
La Commissione Affari giuridici (JURI) del Parlamento, dopo un’attenta analisi del dossier, ha raccomandato di mantenere l’immunità parlamentare, riconoscendo il rischio di “fumus persecutionis”, ovvero di persecuzione politica. Una decisione che ha dato respiro alla deputata, ma che ora attende conferma in plenaria.
Il messaggio di Salis: “Difendere l’immunità è difendere lo stato di diritto”
Alla vigilia del voto, Salis ha pubblicato un appello sulla sua pagina Facebook, sottolineando la gravità della situazione:
“La decisione si basa principalmente sul riconoscimento del rischio di persecuzione politica, come dovrebbe apparire evidente a chiunque abbia seguito la mia vicenda con onestà intellettuale.”
Con parole ferme e lucide, Salis ribadisce che la difesa della sua immunità non equivale a sottrarsi alla giustizia, ma a proteggersi da un sistema che, secondo lei, non garantisce un processo equo.
“Le autorità italiane restano libere di aprire un procedimento a mio carico, come io stessa auspico e chiedo con forza.”
Un caso che ha scosso l’opinione pubblica
L’arresto di Ilaria Salis nel febbraio 2023 ha segnato l’inizio di un lungo calvario. Le immagini della donna incatenata ai polsi e alle caviglie durante il trasferimento in tribunale hanno suscitato indignazione in Italia e all’estero. Il padre Roberto Salis ha condotto una battaglia instancabile per ottenere almeno gli arresti domiciliari, mentre la candidatura alle elezioni europee ha rappresentato una svolta politica e simbolica.
Con oltre 176mila preferenze, Salis è stata eletta al Parlamento europeo, ma la sua immunità è stata subito messa in discussione da Budapest. Il governo ungherese, guidato da Viktor Orbán, ha formalmente richiesto la revoca, alimentando un dibattito acceso sulla giustizia, i diritti umani e l’autonomia delle istituzioni europee.
Il nodo politico: tra giustizia e persecuzione
Il caso Salis si colloca in un contesto più ampio di tensioni tra l’Unione Europea e l’Ungheria, già sotto osservazione per violazioni dello stato di diritto. La Commissione JURI ha valutato il rischio che la richiesta di revoca dell’immunità sia motivata da ragioni politiche piuttosto che giuridiche. Il concetto di “fumus persecutionis” diventa quindi centrale: non si tratta di negare la giustizia, ma di garantirne l’equità.
Il portavoce di Orbán, Zoltan Kovacs, ha persino inviato a Salis le coordinate del carcere di Márianosztra, un gesto che molti hanno interpretato come intimidatorio. In questo clima, il voto del Parlamento europeo assume un valore che va oltre il singolo caso: è una prova di tenuta democratica.
Immunità Ilaria Salis: una decisione che parla all’Europa
La votazione di domani non riguarda solo Ilaria Salis. Riguarda il principio di immunità parlamentare come strumento di tutela contro abusi di potere. Riguarda la capacità dell’Europa di proteggere i suoi rappresentanti da regimi che mettono in discussione le garanzie fondamentali.
Se il Parlamento confermerà la raccomandazione della Commissione JURI, sarà un segnale forte a favore dello stato di diritto. Se invece la revoca passerà, si aprirà un precedente delicato, con possibili ripercussioni su altri casi futuri.
In ogni scenario, l’immunità Ilaria Salis resta al centro di un confronto che intreccia giustizia, politica e diritti fondamentali. Un confronto che chiama in causa l’identità stessa dell’Unione Europea.