
Il Parlamento europeo ha scelto di confermare l’immunità parlamentare di Ilaria Salis, l’eurodeputata italiana del gruppo Alleanza Verdi-Sinistra, in una votazione dal risultato incertissimo fino all’ultimo: 306 voti favorevoli, 305 contrari e 17 astensioni. Dunque un solo voto ha determinato l’esito, rendendo il pronunciamento di Strasburgo uno dei più divisivi della legislatura. La assemblea plenaria di Strasburgo ha pertanto ripreso e fortificato la linea già espressa dalla Commissione giuridica (JURI), che in precedenza aveva votato di non accogliere la richiesta ungherese
Un voto contestato ma definitivo quello per la Salis
La richiesta di revoca era arrivata dalle autorità ungheresi, che da sempre imputano alla Salis di aver partecipato a un’aggressione durante una manifestazione di estrema destra a Budapest nel 2023. Dopo oltre un anno di detenzione preventiva in Ungheria, la docente milanese era stata eletta al Parlamento europeo a giugno 2024 e aveva ottenuto la libertà grazie all’immunità riconosciuta proprio per il suo nuovo ruolo istituzionale. Non sono mancate in ogni caso le forti proteste del gruppo popolare e di parte del centrodestra europeo, la presidente Roberta Metsola ha respinto la richiesta di ripetere il conteggio, dichiarando valido l’esito.
Le accuse dirette alla Salis e il nodo politico
Le autorità di Budapest sostengono che Salis abbia aggredito due militanti di un gruppo di estrema destra durante la celebrazione del cosiddetto “Giorno dell’onore”, evento che raduna ogni anno movimenti neofascisti europei. La Salis tuttavia continuava a professarsi innocente denunciando al contempo le condizioni di detenzione subite in Ungheria, dove ha trascorso 15 mesi in carcere prima della sua elezione. Al centro del dibattito europeo non c’è solo la sua vicenda giudiziaria, ma anche il tema dell’indipendenza della giustizia ungherese e del rispetto dello Stato di diritto. Secondo molti eurodeputati progressisti, la richiesta di revoca sarebbe stata motivata da ragioni politiche più che giudiziarie. Sarebbe forse stato più saggio non rifugiarsi nell’immunità ed affrontare il processo a testa alta evitando così di divenire il pretesto per ulteriori divisioni.
Reazioni opposte tra gli schieramenti per il caso Salis
La conferma dell’immunità è stata accolta con soddisfazione dai gruppi della sinistra e dei verdi europei, che hanno parlato di una “vittoria della democrazia europea” e di un segnale contro la deriva autoritaria del governo Orbán. Dall’altro lato, le forze del centrodestra e dell’estrema destra hanno reagito con durezza. La Lega e Fratelli d’Italia hanno accusato l’Eurocamera di “proteggere chi si sottrae alla giustizia”, mentre esponenti del Partito Popolare Europeo hanno lamentato un voto “politicizzato” e “contrario al principio di uguaglianza davanti alla legge”. L’eterogeneità dei risultati, con alcuni popolari che hanno votato in dissenso rispetto alla linea ufficiale, mostra quanto la questione abbia spaccato anche le forze tradizionalmente moderate.
Una partita ancora aperta
Sebbene il voto confermi la tutela dell’immunità, il procedimento giudiziario ungherese resta formalmente aperto. In teoria, le autorità di Budapest potrebbero ripresentare la richiesta in futuro, qualora emergessero nuovi elementi. Nel frattempo, Salis continuerà il proprio mandato all’Eurocamera, annunciando che intende “trasformare la propria esperienza personale in una battaglia per i diritti e contro ogni forma di fascismo in Europa”.
Il significato politico del voto a favore della Salis
Il caso Salis va oltre la singola vicenda giudiziaria. È diventato un simbolo delle tensioni tra le istituzioni europee e il governo ungherese, spesso accusato di violare i principi democratici dell’Unione.Il voto di Strasburgo, deciso da un solo voto di differenza, riflette la fragilità del fronte europeista su temi che toccano libertà civili, giustizia e immunità parlamentare. E mostra, ancora una volta, come le battaglie sui diritti fondamentali restino un terreno di confronto aspro dentro l’Unione. Tuttavia, chi fa della Giustizia e del rispetto delle leggi il cardine della propria libertà e della propria origine politica, non può rifugiarsi in vecchi schemi che destano dubbi e perplessità sul suo operato.
Da Strasburgo, dopo il caso Salis, esce un messaggio ambiguo e pericoloso
Dietro l’affermazione dei diritti umani rischia così di celarsi un grave indebolimento della percezione di imparzialità delle istituzioni europee. Sarebbe dunque stato il caso di operare un riconteggio in modo da fugare ogni dubbio ed il naturale fiorire di teorie complottiste.