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Per Elly Schlein e il PD arriva una dura lezione dagli ultimi risultati delle elezioni regionali nelle Marche ed in Calabria. Interessante l’editoriale di Francesco Cundari apparso oggi su “Linkiesta”. In esso il giornalista parla della doppia lezione che Giuseppe Conte ed Angelo Bonelli starebbero tentando di dare alla segretaria del maggior partito di centrosinistra.
Elly Schlein e “la legge del contrappasso”
Scrive Cundari: “C’è una sottile ironia della storia, oltre che un giusto sadismo della politica, nel contrappasso toccato in queste ore a Elly Schlein. Dopo avere sacrificato qualunque velleità politico-programmatica del suo partito in nome dell’unità della coalizione, dopo avere messo in gioco persino l’identità e la collocazione internazionale del Pd, per schiacciarlo pedissequamente sulla linea degli alleati del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra, la segretaria si sente dire adesso proprio da loro, immeritevoli beneficiari di tanta generosità, che l’unità non è sufficiente…”
Campo largo da bocciare
Aggiunge il giornalista “…per amore di verità, che non è certo l’unica a meritarsi il danno della sconfitta e la beffa delle lezioncine da parte di chi dovrebbe solo ringraziare il Partito democratico per tanta insensata munificenza. D’altra parte, ho già fatto tante volte l’elenco dei responsabili di questa linea suicida, cioè tutti i segretari e relativi gruppi dirigenti dal 2019 in avanti, con menzione speciale per Enrico Letta, che oltre a incaponirsi su quella strada alla fine non è nemmeno riuscito a concludere l’alleanza, finendo per rompere sia con i populisti sia con i centristi, per la gioia di Meloni. Senza dimenticare tutti i giornalisti e gli opinionisti di area progressista, e non solo, che da dieci anni ci spiegano che questa è l’unica strada possibile.”
Le colpe dei candidati nelle regioni perse
Cundari sottolinea anche le colpe dei candidati, già rivestiti di altra carica: “…il fatto che tre candidati alla guida delle regioni su sei – dico tre su sei – fossero stati eletti appena un anno fa al Parlamento europeo, obiettivamente, non contribuisce a dare la migliore immagine della coalizione, ancorché, forse, ne restituisce l’immagine più veritiera. Almeno gli sconfitti risparmiassero adesso ai loro bistrattati elettori il ridicolo florilegio di dichiarazioni sulle profonde riflessioni in cui sarebbero immersi, costretti all’ardua scelta tra restarsene ad Ancona o a Reggio Calabria, come semplici consiglieri di opposizione, o tornarsene di corsa a Strasburgo.”
Il caso Di Cesare
Sempre Cundari: “…il caso dell’illustre filosofa Donatella Di Cesare, capolista in Calabria, arrivata penultima in lista, nonostante la forte esposizione televisiva e le molte polemiche suscitate dalla sua candidatura sia per le sue discutibili affermazioni sul terrorismo degli anni Settanta (in particolare per un tweet su Barbara Balzerani) sia per le sue ancora più discutibili posizioni sulla guerra in Ucraina. Piccolo esempio di quella che sembra ormai la vera specialità di questo centrosinistra, e cioè la rara capacità di accettare qualunque compromesso sui principi per ottenerne in cambio la sconfitta alle elezioni, la disfatta nei referendum, il tracollo nei sondaggi, la perdita di posti e influenza in ogni possibile sede decisionale (a cominciare dal Parlamento europeo, ovviamente, visti i comportamenti di cui sopra). Perdere tutto, insomma, compreso l’onore.”
Così conclude il giornalista