
Negli ultimi giorni molto, anzi troppo, ha fatto discutere l’intervento del Procuratore Gratteri che, intervenendo direttamente in udienza del processo al clan Moccia, ha auspicato udienze più lunghe e più frequenti ricordando tempi in cui i processi proseguivano senza soluzione di continuità anche all’alba. Il suo intervento, sicuramente ad effetto speciale, con tanto di ritorno alla toga, era teso a porre l’accento, non solo su una necessaria riforma della giustizia, ma, soprattutto, sembrava quasi voler prendere le distanze da chi, a suo parere, non si ponesse come servitore della Giustizia, ma si servisse della stessa.
La presa di distanza dalla figura dell’avvocato…
Addebitare, in tale modo, la colpa di certi ritardi della giustizia alla figura dell’avvocato, quasi colpevolizzato di non servire più la sua professione con abnegazione e sacrificio, alza un muro invalicabile e pericoloso fra la Procura e l’Avvocatura, che, oggi, è già impegnata a vivere tempi molto difficili. Le richieste di Gratteri, che rispondono alle esigenze più impellenti che la gente comune vive sulla propria pelle, sono richieste condivisibili basate su principi fondamentali quali il principio di concentrazione del processo e quello di economia processuale, ma siamo proprio sicuri che a minare questi principi sia la figura dell’avvocato moderno poco incline alla sua missione?
La Giustizia oggi: fra pressioni mediatiche e rispetto dei diritti
Oggi, un processo, può mostrare clamorosi ritardi, ma la generalizzazione di un problema può solo confondere e creare confusione e disinformazione, in un’epoca in cui questo non può essere più tollerabile. Non vanno sovrapposte tutela dei diritti processuali con strategie tese colpevolmente solo a dilatare i tempi processuali, e bisogna fare distinzione ed operare un ragionamento equo nel porre certi inviti, certi sproni a tutte le figure processuali che vivono le aule di un Tribunale ogni giorno. Pensare che certi processi possano vivere di stagioni infinite per colpa dell’avvocato difensore può comprimere in maniera allarmante e pericolosa il diritto sacrosanto alla difesa, il diritto alla prova, il principio di innocenza fino a prova contraria. Ma non solo. Si distoglie così l’attenzione dalle vere problematiche rischiando di colpevolizzare chi svolge il suo lavoro bene e nel rispetto del cliente ed a servizio della Giustizia.
Cosa non bisogna fare e come stanno le cose oggi nelle aule di Giustizia…
Oggi la Giustizia vive tempi duri, dove la spettacolarizzazione mediatica e la ricerca populista di consenso ad ogni costo da parte di alcuni politici, o da chi aspira ad esserlo, può portare in maniera colpevole alla compressione del fondamentale ruolo dell’avvocato. Sparare nel mucchio senza raccontare la verità uccide la speranza, uccide il diritto. La verità va raccontata per quella che è. Oggi essere avvocato, soprattutto penalista, è una vera e propria missione, una missione tesa alla tutela del proprio assistito, sempre più spesso non caratterizzata dal giusto compenso, nè materiale nè tantomeno morale. I principi di uguaglianza dinanzi alla legge, il diritto al giuso processo non può essere contraddetto dalla ricerca del colpevole ad ogni costo in nome della lotta a qualsiasi fenomeno criminale. Le regole processuali vanno rispettate sempre e senza asimmetrie tra accusa e difesa.
L’avvocato nella società contemporanea…
Nella società di oggi, l’avvocato che si occupa di penale ha un ruolo chiave nella difesa dei diritti umani e nell’assicurare il corretto funzionamento della giustizia penale. Da professionista del diritto il suo ruolo non è solo quello della semplice assistenza legale in tribunale, ma va ben oltre rappresentando una figura fondamentale nel proteggere i principi di equità, presunzione di innocenza e diritto a un processo giusto e imparziale. In pratica, l’avvocato penalista rappresenta una garanzia essenziale per la tutela dei diritti fondamentali degli individui e per il corretto funzionamento del sistema giudiziario. Attraverso studio, dedizione e competenza, oltre al rispetto per i principi etici, egli costituisce il vero baluardo contro abusi e ingiustizie, rendendo la giustizia realmente accessibile e equa per tutti.
E’ necessario riportare i processi nelle aule e meno in televisione…
Le regole che determinano la Giustizia in un Paese civile e democratico, non possono essere un’opzione, ma devono essere poste a fondamento della costruzione culturale di un popolo, il quale non può essere sfruttato e violentato allo scopo di perseguire interessi mediatici, politici o comunque individuali. La demonizzazione della figura dell’avvocato, operata su più fronti, oltre ad essere pretestuosa, più semplicemente non corrisponde alla realtà di oggi. E’ ora che si comprenda che, l’Avvocato penalista, ma l’Avvocatura in genere, non può rappresentare nell’immaginario collettivo più l’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, e soprattutto non può più farlo oggi, dove l’esigenza di Giustizia è più viva che mai. Ben vengano, quindi, risposte alle esigenze di concentrazione del processo espresse in più occasioni, ma che mai le stesse possano lontanamente compromettere i sacrosanti diritti legati alla Difesa.
L’avvocato secondo Calamandrei…
“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. E l’avocato è colui che veglia perché non manchi mai, nemmeno all’ultimo dei colpevoli”. Questa frase racchiude perfettamente il senso profondo della missione dell’avvocato penalista: non difendere il reato, ma la persona ed i principi dello Stato di diritto, affinché la giustizia resti umana e giusta.