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Oggi fra programmi televisivi e casi mediatici la figura dell’avvocato, spesso viene mostrata ed analizzata in maniera scorretta e fuorviante. C’era un tempo in cui fare l’avvocato significava avere stabilità nel mondo del lavoro ed assumere un ruolo prestigioso ai livelli alti della società. Un tempo in cui, chi studiava, e faceva sacrifici era rispettato e godeva degli stessi, sia a livello economico, sia a livello di soddisfazioni professionali. Oggi è ancora così? Ci si chiede, quella che un tempo era una vocazione per pochi porta in dono la stessa concretezza e stabilità? Tante sono le domande, e le risposte alle stesse vanno date con sincerità e schiettezza…
Avvocato, dopo l’università tanto precariato…
I giovani, dopo anni di studio e sacrifici, di notti insonni a studiare, di ansia e spesso privazioni, vengono proiettati nel mondo lavorativo, fra studi legali e tribunali, senza tutele, compensi adeguati, idee, progetti chiari, e sena una guida certa e sicura. La verità è che, usciti dalle aule universitarie, si comincia daccapo in un mondo che spesso non ti vuole e se ti vuole è solo per sfruttare la forza lavoro del giovane, non per formarlo a lungo termine. La “gavetta” non è più un passo obbligato ma una lunga Via Crucis di instabilità ed insicurezza.
Cosa fanno i dominus per i giovani avvocati?
La risposta a questa domanda è forse quella più triste e dannatamente amara, la risposta è nulla. La prima cosa che prospettano ai giovani avvocati è un tentativo di distoglierli da questa professione, sbattendogli in faccia tutte le difficoltà che ci sono e relegandoli ad un ruolo di eterni comprimari. A questo si aggiunge la totale assenza di orari. L’avvocato vive in funzione delle scadenze processuali, delle udienze e delle esigenze dei clienti. Le serate, i fine settimana e le festività spesso non esistono, fagocitati da atti da redigere, cause da studiare e urgenze da gestire. Questa assenza di qualsiasi limite tra vita professionale e privata porta a un alto livello di stress, che può sfociare nel burnout.
Ma è solo colpa dei dominus e del sistema forense?
Ovviamente no. Oggi i giovani avvocati non sempre intraprendono questo percorso per pura vocazione ma sempre più spesso a spingerli è la totale assenza di vie alternative. Una sorta di jolly il mondo forense che incide inevitabilmente sulla loro voglia di mettersi in gioco. Il mondo dell’avvocatura è spietato, non ti fornisce le giuste informazioni, non c’è una guida affidabile, anzi, ti costringe a scelte obbligate senza averne i necessari strumenti, scelte che determineranno il tuo percorso effettuate sulla base del caso.
L’avvocato oggi…
L’avvocato di oggi non è solo un tecnico del diritto, ma un imprenditore di sé stesso. Sono necessarie una serie di competenze, tecniche, relazionali e strategiche. Fra spese insostenibili e concorrenza spietata sul lavoro, c’è solo un modo per andare avanti ed affermarsi, aggiornarsi, studiare costantemente, specializzarsi in ambiti del diritto diventando così “riconoscibili”. Ma non basta. Bisogna saper argomentare, esprimersi, relazionarsi in società, avere competenze digitali ed imparare a costruire relazioni.
Le future strade dell’avvocatura…
L’avvocato deve intraprendere nuove strade. Un esempio è il networking, ossia frequentare convegni, eventi, gruppi di studio ed associazioni forensi. Ma anche saper collaborare con colleghi più esperti ti può essere utile, così da costruirsi pian piano una reputazione. Nel mondo forense avere credibilità professionale è tutto. Ma poi è necessaria anche una presenza online curata e discreta, con siti e pubblicazioni su riviste sempre nel rispetto delle regole deontologiche. L’avvocato, per affermarsi davvero deve saper mantenere integrità, riservatezza e rispetto per le regole. Il passaparola positivo nasce da una reputazione etica, prima ancora che tecnica.
Ai giovani avvocati…
A chi varca la soglia del Foro con entusiasmo e timore dico di scegliere la professione forense come si abbracciasse una missione e non per incapacità di sognare altro. Quella di difendere ed i diritti e di custodire la giustizia è oggi una vocazione atta a dare voce a chi non ce l’ha. Il cammino deve essere guidato da passione e rispetto per la verità e per le persone. L’avvocato oggi non si scoraggia alle prime difficoltà ma va avanti, udienza dopo udienza, lentamente. Un bravo avvocato ascolta in silenzio, parla in maniera giusta ed opportuna, agisce con integrità. La toga non è un simbolo ma un impegno quotidiano, un patto con se stessi, un patto con il diritto e l’etica professionale.