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Il Sud forma, il Nord assume: così si svuota il cuore del Paese.
Ogni anno, miliardi di euro e migliaia di giovani talenti lasciano il Mezzogiorno per approdare al Nord Italia, in particolare a Milano. Non si tratta di una narrazione nostalgica né di una rivendicazione borbonica, ma di un dato strutturale che incide profondamente sull’equilibrio economico e sociale del Paese. Il reportage “Il Capitale Terrone” pubblicato da L’Espresso, con sede proprio a Milano, illumina una dinamica che impoverisce il Sud e arricchisce il Nord: la migrazione intellettuale.
Il tram 9 e la nuova borghesia meridionale
Il fenomeno è visibile anche nei dettagli più quotidiani. Il tram 9, nel fine settimana, diventa il mezzo di trasporto della gioventù meridionale in cerca di movida e opportunità. I passeggeri, spesso studenti universitari, parlano di esami e tesi magistrali, vestono alla moda e frequentano locali inaccessibili per chi percepisce uno stipendio medio. I loro accenti, appena addomesticati dal flair meneghino, raccontano una storia di adattamento e ambizione. Sono figli della borghesia meridionale, approdati al Centronord per studiare, lavorare e costruire un futuro.
Milano: capitale economica e polo magnetico
Milano, capitale economica e culturale d’Italia, è il polo magnetico di questa migrazione. Non solo accoglie manodopera per i servizi essenziali, ma soprattutto attrae cervelli e risorse economiche. Le famiglie del Sud investono cifre ingenti per garantire ai figli un’istruzione qualificata e una vita dignitosa. Secondo L’Espresso, la combinazione università più affitto può superare i 30 mila euro l’anno, senza contare vitto, abbigliamento e spese accessorie.
Università e affitti: una spesa insostenibile
I costi universitari sono vertiginosi: 20.140 euro per l’International MD Program del San Raffaele, 16.103 euro per una magistrale alla Bocconi. A questi si aggiungono gli affitti: una stanza condivisa a Milano può costare 900 euro al mese, mentre un monolocale nello studentato Hines in zona Bocconi arriva a 1.300 euro. Il Campus X Bicocca tocca quota 1.700 euro mensili. Questi studentati privati, spesso cofinanziati dal Miur tramite la legge 338 del 2000, rappresentano un nuovo modello di residenzialità universitaria, ma anche un canale di drenaggio economico dalle famiglie meridionali verso il Nord.
Cinque miliardi di euro in fuga ogni anno
Il dato più allarmante? Ogni anno, circa 5 miliardi di euro si spostano dal Sud al Nord solo per la migrazione studentesca. A questo si somma il valore degli investimenti pubblici sostenuti dal Sud per formare giovani che poi mettono le loro competenze al servizio di territori settentrionali. È una perdita netta di capitale umano e sociale.
I genitori migranti e il ciclo del benessere
Ma la migrazione intellettuale non si ferma ai giovani. Sempre più genitori del Sud decidono di trasferirsi al Nord per “fare i nonni”, seguendo i figli che hanno trovato lavoro e messo radici. Questo spostamento contribuisce ulteriormente al rafforzamento del benessere urbano settentrionale, alimentando il ciclo virtuoso di rendite, servizi sanitari migliori e stabilità economica.
Autonomia differenziata e rischio di cristallizzazione
Il rischio, con l’imminente autonomia regionale differenziata, è che queste disuguaglianze si cristallizzino. Il Sud, già penalizzato da decenni di politiche sbilanciate, potrebbe trovarsi definitivamente escluso dai circuiti di sviluppo. La migrazione intellettuale, da risorsa potenziale, si trasforma così in una ferita aperta.
Una riflessione politica e culturale necessaria
Serve una riflessione politica e culturale profonda. Non basta celebrare il talento meridionale che “ce la fa” al Nord. Bisogna chiedersi perché quel talento non possa fiorire nel proprio territorio, e cosa lo Stato possa fare per invertire la rotta. Perché ogni tram pieno di studenti diretti verso Porta Venezia è anche il simbolo di un Sud che arretra, mentre il Nord avanza.