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Giovanni Minoli ospite ieri a Napoli. Ha presentato un ciclo di incontri. Il primo sul premier israeliano Netanyahu.
Giovanni Minoli e l’amore per Napoli
Il giornalista ha ricordato subito di essere «cittadino onorario di Napoli, dove ho avuto tra i più grandi successi della carriera ideando “Un posto al sole”, oggi tra le principali industrie cittadine». Ieri nel tardo pomeriggio al Tennis Club Napoli, nonostante i sorrisi iniziali, si è parlato di «Netanyahu e il conflitto israelo palestinese». Come scrive Il Mattino nell’edizione odierna, c’è stata la riproposizione dell’intervista che il celebre giornalista fece nel 1986 per «Mixer» all’attuale premier israeliano, allora ministro degli Esteri e rappresentante all’Onu del suo Paese.
Netanyahu è solo l’inizio
Minoli tornerà più volte al circolo del tennis. Il 20 novembre si parlerà dell’inchiesta che condusse sul caso Edoardo Agnelli per parlare della crisi che interessa oggi la dinastia degli industriali torinesi e poi il 28 si concentrerà sul Vaticano e il 12 dicembre su vecchie figure della politica italiana.
Un giudizio severo sul leader israeliano
Minoli definisce Netanyahu “macellaio”. “Dico subito che ha sbagliato sotto vari profili: doveva mostrare al mondo i filmati che testimoniavano gli attentati del 7 ottobre; doveva muoversi per giustizia e non per vendetta, come ha dichiarato, usando una citazione biblica per compiacere l’ala destra del governo; doveva dichiarare subito di voler liberare gli ostaggi, ma ha mostrato un totale disinteresse per le loro vicende, se ne è occupato solo negli ultimi tre mesi nonostante i familiari rivendicassero sotto casa sua il diritto a riaverli.”
Minoli sulla tregua in Palestina
«La tregua è leggera e fragile, credo che la sua intenzione sia di continuare guerra fino all’infinito: non sa dove va e non ha strategia politica se non di radere al suolo tutto, sono gli israeliani, i rappresentanti della società civile di quel Paese che devono reagire». Tra le poche notizie positive, ha aggiunto il giornalista rispondendo alle domande del pubblico, c’è che il conflitto israelo palestinese «potrebbe portare l’Europa a unirsi, finalmente, in risposta a una sfida del genere. Un’emergenza umanitaria così grave ci porta a smascherarci, dobbiamo dire cosa e dove siamo».
