Gli strumenti del Re: un viaggio tra magia, emozioni e inclusione nel nuovo romanzo di Lia Esposito
Dopo il successo ottenuto con I Cacciatori – Lo scettro dell’alleanza, la scrittrice partenopea Lia Esposito torna incantarci con il secondo capitolo della saga fantasy: Gli strumenti del Re rdito PAV Edizioni. Un romanzo che promette battaglie epiche, tornei magici, leggende oscure… e qualche cuore spezzato qua e là. Nonostante gli impegni serrati tra presentazioni, firmacopie e probabilmente qualche incantesimo da lanciare, noi di GBT Magazine siamo riusciti a intercettare Lia – rigorosamente via telefono, che evocarla con un portale dimensionale ci sembrava eccessivo – per una chiacchierata tra mondi magici, crescita personale e il valore dell’inclusione.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Buonasera Lia, grazie di cuore per essere qui con noi e per aver accettato questa intervista. È un vero piacere poterti incontrare – anche se solo a distanza – e parlare del tuo nuovo romanzo. Partiamo proprio da qui: come nasce Gli strumenti del Re?
Grazie a te per avermi concesso il tuo tempo per parlare del mio romanzo. È un piacere ritrovarti e chiacchierare con te. “Gli strumenti del Re” nasce dal fatto che i personaggi avevano ancora tanto da dire bisognava
concludere la guerra magica che abbiamo visto nel primo romanzo.
Lia, nel mondo magico sembra esserci una tregua… ma sappiamo tutti che nei fantasy la quiete dura meno di una pausa caffè. Dietro le quinte si muovono leggende sanguinarie e oggetti misteriosi: gli Strumenti del Re. Come ti è venuta l’idea di questi artefatti così potenti e ambigui?
Credo che in un fantasy ci siano spesso oggetti magici (o posseduti), legati ai personaggi e fondamentali alla storia. “Gli strumenti del Re” sono stati accennati già nel primo volume proprio perché ero a conoscenza della loro importanza su cui è basata la storia.
Il Torneo di Elsinore è il sogno proibito di ogni giovane stregone… e forse anche di qualche lettore competitivo. Come ti è venuta l’idea di questo torneo? È nato per mettere alla prova i personaggi o per divertirti un po’ a complicare loro la vita?
Penso proprio che tu abbia ragione! È il sogno proibito di stregoni competitivi e che vogliono mettersi alla prova. L’idea mi è venuta per dare uno scenario diverso alla storia con luoghi, personaggi e tradizioni diverse. Scrivere il Torneo di Elsinore è stato divertente perché potevo complicare la vita dei partecipanti. Ovviamente il Torneo, al termine dello svolgimento, è servito allo scopo di portare la protagonista Moon a comportarsi in un certo modo. Il Torneo è stato interessante descriverlo nelle sue prove perché l’ultima è stata un test con cui ho dovuto fare i conti; ho dovuto lottare contro me stessa per scrivere l’ultima prova e, comunque, è difficile rileggerla.
Rispetto al primo volume, il mondo magico sembra più maturo… ma anche più inquieto, come se avesse fatto un corso accelerato di introspezione e traumi. Come si è evoluto questo universo nella tua mente? Hai seguito una mappa precisa o ti sei lasciata guidare dalle creature che lo abitano?
Sì, è cresciuto perché i personaggi sono maturati con esso e anch’io insieme a loro. Hanno dovuto fare delle scelte sempre difficili e capire loro stessi, essere stregoni non significa essere immuni alle emozioni e alle difficoltà della vita, anzi forse si è proprio più propensi a determinate emozioni a cui sono legati i poteri.
I personaggi crescono, sbagliano, si innamorano, si arrabbiano… insomma, sembrano usciti da una classe di liceo sotto incantesimo. C’è un personaggio che ti ha sorpresa mentre scrivevi, magari prendendo una direzione che non avevi previsto?
Esattamente! Sono in un subbuglio di emozioni, sia dovuta all’età che alle sensazioni intense che si vivono in amore. Credo che l’amore vero, forte ti porti a fare cose estreme a volte. Ci sono stati un paio di personaggi che avrebbero dovuto prendere una strada diversa ma l’ho cambiata durante. Avevo anche scritto ciò che doveva accadere ma mi aveva emozionato troppo e non potevo farlo finire in quel modo, non ci sono riuscita e ho cambiato la storia. Mi piace dare le seconde (a volte anche terze) possibilità alle persone, possono sorprenderci.
Amore, gelosie, amicizie, rancori… insomma, l’accademia sembra più movimentata di una chat di gruppo il sabato sera. Quanto c’è di Lia Esposito in queste dinamiche? Ti sei divertita a mettere un po’ di pepe nei rapporti tra i personaggi?
Nelle dinamiche tra i ragazzi ci sono sia storie passate che ho vissuto e sia storie inventate per l’occasione ma le ho sentite tutte. Mi sono emozionata con loro e, non ti nego, che ho pianto durante alcune scene. Il pepe tra i personaggi e le loro intersecazioni è fondamentale e dà quella vitalità che senza darebbe un tono piatto alla trama.
Hai mai avuto l’impressione che un personaggio prendesse il controllo della storia? Tipo che tu scrivi una scena e lui (o lei) ti guarda storto e dice: “No, io questo non lo faccio”? Succede anche nei mondi magici, vero?
Sì! C’è stato! Un paio di personaggi mi facevano sentire scomoda così ho seguito ciò che desideravano e siamo stati tutti felici!
Il libro è illustrato da Leonardo Robustelli e la grafica è firmata da Valentina Modica. Insomma, un vero dream team fantasy! Com’è stato lavorare con loro? Vi siete capiti al volo o c’è stato bisogno di qualche incantesimo di telepatia creativa?
Le illustrazioni sono di Leonardo Robustelli come del primo volume, nonché mio figlio. Valentina è una bravissima grafica e adoro i suoi consigli e i suoi disegni, infatti ci siamo sentite prima di sapere che lei fosse la grafica per il mio progetto. Come dire che è stato destino! Lavorare con mio figlio è stato diverso che lavorare con una persona esterna, proprio per il rapporto che si è instaurato. A volte ci siamo capiti subito mentre in altre abbiamo dovuto metterci d’accordo tra le sue idee e le mie.
Quanto conta per te l’impatto visivo in una storia fantasy? Tra illustrazioni, copertine e impaginazione, sembra quasi che il libro abbia messo il vestito buono per andare a conquistare i lettori. È stata una scelta estetica o anche narrativa?
Credo che in un fantasy l’impatto visivo sia fondamentale quanto la storia, almeno nel mio caso. Quando leggo i fantasy, posso dire che cerco proprio romanzi con qualche illustrazione perché mi piace qualche chicca inserita. Non è detto però che ci siano sempre illustrazioni all’interno ma penso che la copertina debba avere un impatto visivo, come del resto abbiamo fatto con la mia. Come si può notare insieme alla maturazione della storia, dei personaggi e della mia scrittura, è cresciuto anche Leonardo che ha sedici anni. I suoi disegni stanno crescendo con lui come è giusto che sia.
Il romanzo è consigliato dai 16 anni in su. Un’età in cui si sogna, si sbaglia, si cambia… e si legge fantasy sotto le coperte. Quali temi pensi possano toccare i lettori più giovani? Hai pensato a loro mentre scrivevi, o sono stati gli stessi personaggi a parlare direttamente a quella fascia d’età?
Esatto. È una bellissima età ma molto molto difficile, si deve sognare, si deve sbagliare e cambiare cercando di capire dove migliorarsi. I temi nei miei due romanzi sono vari: dall’amicizia pura e sincera, alle relazioni con la famiglia e con il proprio ragazzo o ragazza che sia. Ci sono persone diverse tra loro all’interno, con le stesse problematiche che incontrano i ragazzi di quell’età e mi piaceva far sentire i giovani compresi attraverso la mia storia.
Tornando un attimo seri – giusto il tempo di mettere via bacchette e battute – nel tuo romanzo si respira un forte messaggio di inclusione: razze diverse che cercano di convivere, personaggi con fragilità che diventano forza. In fondo, anche nel nostro mondo non mancano le “guerre invisibili” e le paure da affrontare. Quanto ti ha ispirata la realtà nel raccontare la diversità? E cosa speri che i lettori portino con sé, una volta chiuso il libro?
Hai colto l’essenza della storia, cara Anastasia. Mi sono fortemente ispirata al mondo d’oggi dove ci sono guerre invisibili che viviamo tutti quotidianamente per cui a volte ci sentiamo sconfitti. È importante capire che le fragilità non sono negative ma fanno parte di noi, è difficile farlo capire a un adolescente (facciamo fatica noi adulti!) ma spero che man mano le accettino. Il messaggio di inclusione c’è in ogni angolo nel romanzo ma soprattutto c’è l’amore, in tutte le sue forme. Spero che chi legga il libro possa comprendere che in fin dei conti nessuno è migliore di un altro, ma che insieme possiamo lavorare bene e se non ci mettessimo sempre l’uno contro l’altro, potremmo avere molti più risultati.
Torniamo dietro le quinte, dove la magia si scrive a colpi di tastiera. Hai già in mente un seguito o un nuovo progetto narrativo? Oppure ti concedi una pausa tra un incantesimo e l’altro, giusto per riprendere fiato?
Veramente la mia mente non si ferma mai. Scrivo racconti, ho scritto un romance che è ancora in fase di correzione. È vero che per ora ho messo da parte la magia perché avevo bisogno di esplorare ma ciò non significa che non ci possa essere qualche spin-off oppure una storia completamente distaccata dalle precedenti.
Parliamo di scrittura: sei una da “tisana, playlist e lucine soffuse” o da “scrivo ovunque, anche sul retro dello scontrino”? Hai dei rituali quando ti metti a scrivere, o lasci che sia l’ispirazione a bussare (magari con una bacchetta magica)?
Sono una da cafè, primis e non deve mancare poi una bottiglina d’acqua e una playlist a basso volume, molto basso. Di solito appunto all’interno del cellulare le idee che nascono all’improvviso e poi le sviluppo davanti al pc.
Le idee a volte nascono al momento mentre scrivo oppure durante la giornata. Se potessi lanciare un incantesimo nel mondo reale, uno solo, quale sceglieresti? E non vale “più tempo per scrivere”, quello lo vogliono tutti! Un incantesimo che possa davvero cambiare qualcosa, anche piccolo, anche invisibile.
È difficile decidere così su due piedi. Ci sono troppe cose nel mondo che non vanno. Posso dire che darei un po’ di empatia a tutti, può essere che miglioreremo qualcosa nel provare ciò che sentono gli altri.
Grazie di cuore, Lia, per aver condiviso con noi il dietro le quinte di Gli strumenti del Re. È stato un viaggio tra magie, emozioni e riflessioni che ci ha fatto sorridere, pensare e – diciamolo – desiderare di iscriverci anche noi all’accademia. Aspettiamo con curiosità i tuoi prossimi incantesimi narrativi… e nel frattempo, ci godiamo questo romanzo che ha già lasciato il segno.
Grazie Anastasia a te e alla tua gentilezza che non è scontata oggi. Sei molto brava e professionale nonché simpatica. Spero di incontrarti di persona al più presto.
