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La voce senza fine che ha attraversato generazioni e ha reso la musica italiana un patrimonio universale.
“Senza fine”. Non è soltanto il titolo di una delle canzoni più celebri di Ornella Vanoni, ma la definizione più autentica della sua parabola artistica e umana. La voce che ha attraversato oltre settant’anni di musica italiana si è spenta il 21 novembre 2025, a Milano, a 91 anni. Con lei se ne va una delle interpreti più longeve e riconoscibili del nostro panorama culturale, ma resta un’eredità che davvero non conosce fine.
La notizia
Ornella Vanoni è morta per un arresto cardiocircolatorio nella sua casa, circondata dall’affetto dei suoi cari. La sua scomparsa segna la chiusura di un capitolo irripetibile della canzone italiana. Più di cento progetti discografici, oltre 55 milioni di copie vendute, collaborazioni con i più grandi nomi della musica: da Gino Paoli a Paolo Fresu, da Vinicius de Moraes a Elodie. Una carriera che ha attraversato epoche, mode e rivoluzioni, mantenendo intatta la sua cifra stilistica: eleganza, ironia, libertà.
La signora della canzone italiana
Vanoni era soprannominata “la signora della canzone italiana”. Non per un vezzo, ma per la sua capacità di incarnare un’idea di femminilità forte e indipendente, mai imbrigliata dalle convenzioni. “Sono una donna libera, non mi sono mai lasciata imbrigliare da niente e da nessuno”, amava ripetere. La sua voce, calda e vellutata, ha saputo raccontare l’amore e la malinconia con una sincerità disarmante.
Dalle prime “Canzoni della Mala”, che portarono nelle case italiane le storie di ladri e prostitute, fino alle atmosfere sofisticate della bossa nova e ai duetti con artisti contemporanei, Ornella Vanoni ha dimostrato che la musica può essere un ponte tra generazioni. Non ha mai smesso di reinventarsi, di cercare nuove strade, di sorprendere.
Libertà e ironia
La sua ironia era proverbiale. Non aveva paura di scherzare persino sulla morte: raccontava di aver scelto un abito Dior per il suo funerale e immaginava Paolo Fresu a suonare per lei. Era il suo modo di esorcizzare la fine, di trasformarla in spettacolo, di restare fedele a se stessa fino all’ultimo.
Questa libertà, pagata “con gli interessi”, come lei stessa disse, è stata la cifra della sua vita. Non si è mai piegata alle regole del mercato, non ha mai ceduto alla tentazione di uniformarsi. Ha preferito rischiare, sbagliare, rialzarsi. E proprio per questo è rimasta credibile, autentica, amata.
Un’eredità senza tempo
Ornella Vanoni lascia un patrimonio immenso. Non solo discografico, ma culturale. Ha insegnato che la musica è un atto di verità, che l’arte non deve compiacere ma raccontare. Ha dimostrato che la fragilità può diventare forza, che la malinconia può trasformarsi in bellezza.
La sua voce continuerà a vivere nelle canzoni che hanno segnato la storia: Senza fine, L’appuntamento, Domani è un altro giorno. Brani che non appartengono più soltanto a lei, ma a tutti noi. Ogni volta che li ascolteremo, sarà come ritrovarla, come sentirla ancora accanto.
Un addio che è un arrivederci
Scrivere di Ornella Vanoni oggi significa attraversare il lutto. Ma non è un pianto di disperazione: è un pianto di gratitudine. Perché poche figure hanno saputo accompagnare così fedelmente la vita di un Paese.
Il suo addio non è un silenzio, ma un arrivederci. La sua voce resta, “senza fine”, come un respiro che accompagna l’Italia intera.
