Fonte immagine: Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
In Iran è stata nuovamente arrestata Narges Mohammadi, Premio Nobel per la Pace e dissidente nei confronti del regime degli Ayatollah. Ne scrive il Corriere della Sera.
Iran, il coraggio di Mohammadi
Così inizia l’articolo de Il Corriere: “«Paura? No, non sono queste le cose che la spaventano», ci dice una persona molto vicina a Narges Mohammadi, che deve mantenere l’anonimato per questioni di sicurezza. «Però, certo, immaginava che sarebbe potuto succedere». E lei, come sempre, non si è fermata. Ha guidato per 900 chilometri e d è andata a Mashhad, nonostante i rischi. Come quando nel carcere di Evin organizza le proteste delle detenute. O come quando appena fuori dalla prigione urla alle telecamere «Donna, Vita, Libertà».”
L’arresto di Mohammadi
L’attivista è stata arrestata insieme ad altri compagni di lotta. “Le guardie della Guida suprema Ali Khamenei l’hanno presa con altri 14 compagni di lotta tra cui Sepideh Qolian, Hasti Amiri, Pouran Nazemi e Alieh Motalebzadeh. Erano tutti a Mashhad, una città a nord est dell’Iran—luogo di pellegrinaggio religioso — per partecipare all’Hafteh di Khosrow Alikordi, la cerimonia che si fa sette giorni dopo la morte di una persona. Alikordi è stato trovato morto nel suo ufficio «in circostanze poco chiare» e la famiglia racconta che la polizia avrebbe sequestrato le telecamere di sicurezza del palazzo.”
L’arresto durante i funerali di Alikordi
Ancora il Corriere: “Davanti alla moschea dove si è tenuta la celebrazione, Mohammadi e tutti gli altri si sono alternati ai microfoni gridando parole di libertà contro la Repubblica islamica. «Narges si è complimentata con i presenti per il coraggio: erano centinaia», racconta la fonte, e subito dopo il suo intervento sono arrivate le guardie in borghese. «Hanno aperto un varco tra la folla, poi sono passati agli arresti: è stata un’azione molto violenta».”
Gli appelli per la scarcerazione
Il fratello di Alikordi ha invitato tutti a recarsi davanti al carcere a protestare. Tanti gli appelli per la scarcerazione. “La Fondazione Narges scrive: «Siamo molto preoccupati. Devono liberarli». Chiede la scarcerazione anche il Comitato norvegese per il Nobel. Mohammadi deve scontare ancora quasi 14 anni di carcere: è fuori da quasi dodici mesi per un permesso di salute. In questo tempo non ha mai smesso di raccontare la vita sotto le leggi degli ayatollah. Lo ha fatto durante la guerra con Israele, lo fa ogni giorno. Qualunque azione, per Mohammadi, è un atto politico.”
