fonte foto: profilo instagram della Senatrice della Repubblica, Licia Ronzulli
Femminicidio: una ferita sociale che ora ha un nome, una pena, e una risposta collettiva.
Con voto unanime, il Parlamento ha approvato ieri il disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio con pena dell’ergastolo. Un momento che segna un passaggio storico per il sistema giuridico e culturale italiano.
Un messaggio che rompe il silenzio
La presidente Ronzulli ha definito il provvedimento “un messaggio che afferma che la vita delle donne conta, che la loro libertà non è negoziabile”. La nuova norma interviene su più fronti: rafforzamento delle misure cautelari, tutela dei figli delle vittime e strumenti di ascolto e intervento tempestivo.
Dietro ogni femminicidio, ha ricordato la senatrice, “c’è una società che non ha saputo proteggerla. C’è un’amica che non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, un vicino che ha fatto finta di non sentire”. Il diritto penale si fa strumento di trasformazione sociale e di presa di coscienza istituzionale.
Oltre la legge: una responsabilità collettiva
Ronzulli ammonisce: “Una legge da sola non basta. La cultura che confonde l’amore con il possesso non si cambia con una norma”. Fondamentale il lavoro educativo fin dalle scuole e il rafforzamento delle reti di protezione.
Questa legge rappresenta un atto dovuto e necessario, ma non deve farci sentire assolti. È tempo che le coscienze si sveglino: la responsabilità è collettiva. Dare giustizia alle donne significa anche cambiare noi stessi.
