Arrestati in un campo Rom i minorenni dell’auto pirata che ha ucciso Cecilia De Astis
Sono stati arrestati i quattro bambini che erano a bordo della vettura che l’11 agosto che ha travolto e ucciso Cecilia De Astis, 71 anni. L’anziana stava attraversando via Saponaro sulle strisce pedonali, i quattro dopo l’incidente si sono dati alla fuga. Poche ore dopo, le indagini hanno portato all’arresto dei quattro responsabili: tutti sotto i 14 anni, rintracciati in un campo rom. Viaggiavano a bordo di una Citroen DS4 con targa francese, rubata il giorno prima a un turista. Dopo l’impatto mortale, avevano abbandonato il mezzo e si erano dati alla fuga a piedi senza prestare soccorso. Vista la giovane età nessuno di loro è imputabile.
Il maggiore dei bambini responsabili dell’omicidio ha solo 13 anni
Hanno un’età compresa tra gli 11 e i 13 anni i quattro minori rintracciati dalla Polizia locale di Milano per l’investimento di Cecilia De Astis. Due di loro sono fratelli. La più giovane è una ragazzina che ha 11 anni. Sono stati trovati in un accampamento di nomadi in via Salvanesco, alla periferia di Milano. Della loro posizione si occuperà la Procura dei Minori di Milano anche se i quattro non sono imputabili non avendo ancora 14 anni.
L’omicidio in via Saponaro: la dinamica
L’omicidio poco prima di mezzogiorno. La Citroen DS4, lanciata ad alta velocità verso il centro città, ha perso il controllo in curva, oltrepassando il cordolo stradale e invadendo l’area verde che separa la carreggiata dalla sede tranviaria. L’auto ha travolto la vittima, che secondo le prime ricostruzioni stava attraversando sulle strisce pedonali, e ha tranciato un cartello stradale prima di arrestarsi con la parte anteriore distrutta. L’impatto è stato violentissimo: il corpo della vittima è stato sbalzato di alcuni metri. I soccorritori, giunti con ambulanza e automedica, hanno tentato manovre di rianimazione, ma per la donna non c’era più nulla da fare.
La fuga e il ritrovamento dei responsabili
Dopo lo schianto, i quattro occupanti – tre bambini e una bambina, tutti sotto i 14 anni – sono scesi dal veicolo e si sono allontanati rapidamente a piedi, lasciando l’auto sul posto. Le telecamere di sorveglianza della zona hanno ripreso la scena e fornito elementi decisivi per rintracciarli. Secondo le indagini della Polizia Locale, sono stati localizzati in un campo rom della periferia e fermati. Le identificazioni e le perquisizioni sono in corso. La loro età li rende non imputabili ai sensi della legge italiana.
La macchina rubata a un turista francese prima dell’omicidio stradale
La Citroen DS4 era stata rubata il giorno precedente a un ventenne francese, arrivato a Milano con tre amici per una breve vacanza. L’auto, con targa francese, era stata sottratta a pochi chilometri dal luogo dell’incidente. Gli inquirenti stanno ricostruendo le ore precedenti allo schianto per capire cosa abbiano fatto i ragazzi con il veicolo rubato e se vi siano altre responsabilità. La Procura di Milano contesta l’omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso e il furto dell’auto, ma il fascicolo passerà alla Procura per i Minori per la valutazione delle misure applicabili.
Perseguibilità penale dei minori. Cosa prevede la legge italiana in questi casi
In Italia, un minore sotto i 14 anni è considerato assolutamente non imputabile: in base all’articolo 97 del Codice Penale, chi commette un reato prima del compimento di tale età non può essere sottoposto a processo penale. Il legislatore presume una incapacità giuridica assoluta di comprendere pienamente le conseguenze delle proprie azioni. Tuttavia, il Tribunale per i Minorenni può disporre misure di sicurezza o interventi di natura educativa, come il collocamento in comunità o la libertà vigilata, nei casi di particolare gravità o pericolosità sociale. Per i minori tra i 14 e i 18 anni, invece, l’imputabilità viene valutata caso per caso, verificando la capacità di intendere e di volere al momento del fatto.
Le ipotesi di reato e il ruolo della Procura per i Minori
Il pm di turno, Enrico Pavone, ha aperto un fascicolo per omicidio stradale aggravato e furto d’auto. La giovanissima età dei responsabili rende il caso complesso sotto il profilo giudiziario: pur non potendo essere processati penalmente, i quattro potrebbero essere sottoposti a provvedimenti di tutela e rieducazione da parte della giustizia minorile. Gli investigatori proseguono l’analisi delle telecamere per chiarire ogni dettaglio della fuga e verificare eventuali precedenti.
Omicidio stradale: un bilancio 5 anni dopo l’entrata in vigore
Il bene giuridico tutelato dalle fattispecie di reato dell’omicidio stradale e di lesioni personali gravi e gravissime contenute nel codice penale è la salvaguardia della vita. Come ha detto Decaro, la questione è che cinque anni fa abbiamo voluto il reato di omicidio stradale perché lo credevamo necessario per proteggere la sicurezza dei cittadini a cominciare dagli utenti più deboli della strada: su tutti pedoni e ciclisti. I dati raccolti dalle nostre polizie locali dimostrano che è stata una decisione corretta ma che tanto ancora c’è da fare.
Ecco alcuni dati del quinquennio 2016-2021 (fonte: ANCI):
– 2455 persone indagate per omicidio stradale e 18882 persone indagate per lesioni; 408 pedoni feriti e 30.123 i ciclisti feriti; 2837 incidenti mortali, con 2932 decessi; sono stati 306.746 gli incidenti con feriti; i pedoni deceduti sono stati 1014, mentre 232 i ciclisti morti in incidenti stradali; i casi aggravati da guida alterata da ebbrezza alcolica sono stati 160 e quelli aggravati da sostanze stupefacenti 135; sono stati 183 i casi di pirateria con la fuga e l’omissione di soccorso a persone successivamente decedute; i motivi delle fughe sono la mancanza di copertura assicurativa o un problema con la patente, mai conseguita, sospesa o revocata;
altri dati importanti:
– per quanto riguarda il reato di lesioni personali stradali, che scatta d’ufficio in caso di oltre 40 giorni di prognosi, le polizie locali italiane hanno indagato un totale di 18.882 persone; la maggioranza dei procedimenti penali si conclude già in udienza preliminare con la richiesta degli imputati di un rito alternativo e riduzione della pena. Per quanto attiene la durata dei processi, grazie ai tempestivi rilievi nei sinistri stradali, si è registrata una riduzione dei tempi delle sentenze, con decisioni in terzo grado in molti casi avvenuti nell’arco del quinquennio; città con maggior numero di indagati ex art. 589 bis: Roma 574 indagati, Napoli 137 indagati, Torino 121 indagati.
Considerazioni finali
E’ evidente che il problema è grave e le ferite ancora sanguinanti. Il nuovo Codice di riferimento certamente pone in evidenza pene più restrittive e gravi ma il problema di fondo resta quello culturale. Nel caso specifico dell’omicidio di Milano poi ci troviamo di fronte al degrado sociale e culturale più profondo che collega in un unico episodio campanelli sociale di allarme che suonano da decenni ma che evidentemente continuano a non destare la necessaria attenzione ad orecchie che evidentemente non vogliono ascoltare. Ci si nasconde dietro questioni politiche di opportunismo e dietro al buonismo falso che attanaglia la nostra società frenandola e mettendo sempre più in pericolo la popolazione.