Abu Mazen ieri, in collegamento esterno, ha parlato all’Assemblea Generale dell’ONU. Il leader palestinese, con il suo discorso, ha condannato Hamas e l’atto del 7 Ottobre, ma anche il genocidio israeliano a Gaza. Ringraziando i Paesi che stanno riconoscendo lo Stato Palestinese, ha detto che per Hamas non potrà esserci spazio in un futuro governo. Di seguito una selezione di quanto ha scritto oggi “Il Sole 24 Ore” a riguardo.
Abu Mazen contro gli islamisti di Hamas
Così il quotidiano economico-finanziario: “Da un lato c’è la contestazione dell’offensiva delle Israele defense forces, «uno dei capitoli più orribili del XX e del XXI secolo», e delle sue ultime diramazioni. Dall’altro un affondo chiaro contro gli islamisti di Hamas, esclusi da qualsiasi prospettiva nella Striscia. «Hamas non avrà un ruolo nel governo – ha detto – dovranno consegnare le loro armi all’Anp. Questo come parte della costruzione di un solo stato, una sola legge e una sola forza di sicurezza. Non vogliamo uno stato armato». Un’altra certezza ribadita dal leader politico è che i palestinesi rimarranno dove sono. Anche nell’orizzonte sempre più confuso per la Striscia e la Cisgiordania del dopo-guerra. «La Palestina è nostra, non lasceremo la nostra terra», ha dichiarato Abu Mazen.”
Su Trump
Ancora “Il Sole 24 Ore”: “Abu Mazen ha espresso «gratitudine» ai Paesi favorevoli allo Stato palestinese. Ha esortato «tutti gli Stati che non l’hanno ancora fatto a riconoscere lo Stato di Palestina. Chiediamo di sostenere l’ottenimento da parte della Palestina di un’adesione piena alle Nazioni Unite». Il leader dell’Anp ha tentato anche un ponte dialettico con la Casa Bianca, l’alleato più influente di Israele, reduce dal boicottaggio della conferenza franco-saudita che ha preceduto lunedì scorso le discussioni dell’80esima assemblea Onu. «Siamo pronti – ha detto Abu Mazen – a lavorare con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con il regno dell’Arabia Saudita, con la Francia, con le Nazioni Unite e con tutti i partner per attuare il piano di pace che è stato approvato nella conferenza del 22 settembre».”
Su Israele e la guerra a Gaza
“Abu Mazen ha ribadito che quella di Israele «non è solo un’aggressione, è un crimine di guerra e contro l’umanità», entrando nel dettaglio delle manovre israeliane oltre allo scenario più critico di Gaza. In Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ha detto Abu Mazen, «il governo israeliano estremista continua ad attuare la sua politica di insediamenti attraverso l’allargamento illegale degli insediamenti» e con lo «sviluppo di progetti per l’annessione». In prospettiva, ha chiarito, la via di uscita dal conflitto dovrà equilibrare risoluzione delle ostilità e rapporti di equità in uno scenario di ricostruzione oggi distante.” E continua: «…la necessità di porre fine immediatamente e definitivamente alla guerra a Gaza, di un accesso incondizionato degli aiuti umanitari attraverso le agenzie Onu e della fine dell’uso della fame come arma; della liberazione di ostaggi e prigionieri da entrambe le parti; del ritiro completo di Israele dalla Striscia di Gaza, della cessazione degli insediamenti e del terrorismo dei coloni e della fine delle violazioni dello status storico e legale dei luoghi sacri, tutte azioni unilaterali che minano la soluzione dei due stati a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme».
Conclude il quotidiano
