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Remo Girone Tano Cariddi, l’attore che ha trasformato la fiction italiana in mito e ha lasciato un’eredità indelebile tra teatro, cinema e televisione
Il 3 ottobre 2025 si è spento a 76 anni Remo Girone, attore di straordinaria intensità e carisma, indimenticabile interprete di Gaetano “Tano” Cariddi nella serie cult La Piovra. La notizia, diffusa da Sorrisi e Canzoni TV, ha colpito profondamente il mondo dello spettacolo e il pubblico italiano, che lo ha amato per decenni. Girone è morto improvvisamente nella sua casa di Monaco, dove viveva con la moglie Vittoria Zinny, compagna di vita e di battaglie.
Dall’Eritrea al teatro romano: le origini di un talento
Nato il 1° dicembre 1948 ad Asmara, in Eritrea, da genitori italiani, Girone ha vissuto i primi tredici anni immerso in una cultura che avrebbe lasciato un’impronta profonda nella sua sensibilità artistica. Tornato a Roma da adolescente, si avvicina al teatro con passione e talento precoce. La sua formazione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico lo consacra come attore completo, capace di attraversare con grazia e potenza i registri più diversi.
Il mito di Tano Cariddi: quando la fiction diventa leggenda
Il teatro rimarrà sempre il suo rifugio creativo, ma sarà la televisione a renderlo un volto noto e amato. Nel 1987 entra nel cast de La Piovra 3, interpretando il personaggio di Tano Cariddi: un boss mafioso spietato, lucido, ambiguo, simbolo della connivenza tra criminalità e finanza. La sua interpretazione, glaciale e magnetica, lo trasforma in una vera icona televisiva. Cariddi accompagna la serie fino alla settima stagione, con un ritorno nella decima, diventando uno dei villain più memorabili della fiction italiana.
Una carriera ricca e sfaccettata tra tv, cinema e varietà
Girone non si è mai lasciato imprigionare da quel ruolo. La sua carriera è costellata di interpretazioni intense e versatili: da Lo scialo (1987) a Una vittoria (1988), Dalla notte all’alba (1991), Carlo Magno (1993), Morte di una strega (1995), Dio vede e provvede (1996), Fantaghirò 5 (1996), Morte di una ragazza perbene (1999), L’elefante bianco (1998), Il Grande Torino (2005), Questa è la mia terra (2006), fino a Diritto di difesa (2004). Ogni ruolo è stato affrontato con dedizione e profondità, confermando la sua capacità di dare anima e corpo ai personaggi.
Il grande schermo e le sfide personali
Anche il cinema lo ha accolto con entusiasmo. Dopo il debutto in Il gabbiano di Marco Bellocchio, Girone ha lavorato con registi come Ettore Scola, Andrea Molaioli e Peter Greenaway. Ha interpretato Enzo Ferrari in Le Mans ’66 – La grande sfida, ha recitato in Benvenuto Presidente con Claudio Bisio, e ha partecipato a The Equalizer 3 accanto a Denzel Washington. La sua presenza scenica, elegante e intensa, ha attraversato generazioni e confini.
Dietro la carriera brillante, anche momenti difficili. Durante le riprese de La Piovra, Girone affrontò un tumore alla vescica. Fu la moglie Vittoria a suggerire una soluzione narrativa che gli permise di curarsi senza perdere il ruolo. In seguito, l’attore ha parlato apertamente della sua lotta contro la depressione, mostrando una vulnerabilità che lo ha reso ancora più umano agli occhi del pubblico.
L’eredità di un attore che ha raccontato l’Italia
Remo Girone lascia un’eredità artistica profonda e variegata. Il suo Tano Cariddi rimarrà per sempre nella memoria collettiva, ma il suo percorso va ben oltre: è la storia di un uomo che ha saputo trasformare il dolore in arte, la disciplina in passione, la recitazione in verità.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde non solo un attore, ma un simbolo della televisione che ha saputo raccontare il Paese con sguardo lucido e cuore aperto.