
Fonte foto: Marco Di Maio
Giorgio Armani è morto a 91 anni: il leggendario stilista lascia un’eredità di eleganza, innovazione e passione che ha rivoluzionato la moda a dare la notizia è il Corriere della Sera
Giorgio Armani, icona indiscussa della moda italiana e internazionale, si è spento oggi all’età di 91 anni. Con lui, la sua famiglia e Leo Dell’Orco, compagno e braccio destro negli ultimi vent’anni. La notizia ha colto tutti di sorpresa: Armani ha lavorato fino all’ultimo, dimostrando ancora una volta che il tempo, per lui, sembrava sospeso.
Un ritorno alle origini
Pochi giorni fa aveva ufficializzato l’acquisizione de “La Capannina”, storico locale di Forte dei Marmi, definendo il gesto “affettivo, un ritorno alle origini”. Proprio lì, negli anni Sessanta, aveva conosciuto Sergio Galeotti, il compagno di vita e di lavoro che contribuì alla nascita del suo impero. Armani aveva anche approvato personalmente i look della collezione celebrativa dei 50 anni del brand, prevista per la prossima fashion week.
Le radici di uno stile
Nato a Piacenza l’11 luglio 1934, Giorgio Armani era il più giovane di tre fratelli. Cresciuto in una famiglia modesta, ricevette dalla madre Maria il senso innato per la classe e il gusto. Dopo la guerra, si trasferì a Milano, dove iniziò gli studi in medicina. Ma fu l’anatomia, più che la clinica, a influenzare profondamente il suo futuro da stilista: “Ho sempre pensato ai corpi reali”, diceva.
Dalle vetrine alla rivoluzione
Nel 1957 iniziò a lavorare alla Rinascente, dove curava le vetrine. Fu lì che Nino Cerruti lo notò e gli affidò una linea di abbigliamento. Nel 1975, insieme a Galeotti, fondò la Giorgio Armani S.p.A. La sua prima rivoluzione? Decostruire la giacca maschile, alleggerire i pantaloni, pensare a una donna dinamica, seduta a una scrivania o in corsa per un taxi. Armani inventò lo “stilista”, un termine che definiva chi crea uno stile, non solo abiti.
Il successo internazionale
Il successo internazionale arrivò nel 1980, quando Paul Schrader lo scelse per vestire Richard Gere in “American Gigolò”. Due anni dopo, la copertina di Time consacrò Giorgio Armani come simbolo di eleganza e innovazione. “Non è la vanità, ma il riconoscimento del lavoro che mi gratifica”, commentò.
La svolta imprenditoriale
La morte di Galeotti nel 1985 fu un punto di svolta. Armani si trasformò da stilista a imprenditore, prendendo in mano l’intera azienda. “Ho dato tutto e rinunciato alla mia vita per il mio lavoro”, confessava. E così costruì un impero: Emporio Armani, profumi, beauty, hotel, occhiali, alta moda, sport, mostre, libri. Sempre con coerenza, mai con stravaganza. “Lo stile è eleganza, non esibizione. L’importante è non farsi notare, ma ricordare”.
L’eredità e la visione
Negli ultimi anni, Giorgio Armani ha resistito alle offerte di acquisizione, ribadendo il legame indissolubile tra sé e il brand. Ha pianificato il futuro dell’azienda con la Fondazione Armani, affidando l’eredità stilistica alla nipote Silvana e a Dell’Orco. Con loro ha condiviso gli ultimi applausi, quelli che amava e meritava.
Un addio pieno di stile
L’estate appena trascorsa l’ha vissuta nella sua casa di Forte dei Marmi, circondato dagli affetti e dal lavoro. Fino a pochi giorni fa, quando un malessere improvviso allo stomaco ha segnato l’inizio della fine. Ma nulla lasciava presagire la sua scomparsa.
Giorgio Armani lascia un’eredità immensa: non solo un marchio, ma una visione. Ha insegnato che la moda può essere intelligente, rispettosa dei corpi e delle vite. Ha dimostrato che il lavoro può essere passione, che l’eleganza è un modo di essere. E che, forse, il tempo può davvero fermarsi davanti a chi ha saputo viverlo con stile.