
Fonte immagine: Market Screener
Il primo ministro francese François Bayrou va verso il voto di fiducia previsto per l’8 settembre, sottolineando che non è il suo destino personale a essere in gioco, ma quello dell’intera Francia. In un’intervista rilasciata a quattro emittenti televisive (franceinfo, LCI, BFMTV e CNews), Bayrou ha dichiarato: “Non dirò certo addio”, rispondendo alle speculazioni sul suo possibile passo indietro in caso di caduta del governo. “Se il governo cade, abbandoneremo la politica vitale per il Paese, senza la quale la Francia si troverebbe in estremo pericolo”, ha avvertito, sottolineando che i prossimi giorni saranno “cruciali” per il futuro della nazione.
Bayrou per una politica fiscale rigorosa
Bayrou ha riaffermato quanto sia importante una politica di bilancio rigorosa per affrontare il deficit pubblico. Ha paragonato la Francia a “una barca che accumula acqua da 50 anni” a causa di bilanci non in pareggio da oltre mezzo secolo. “Siamo passati da un deficit del 6% al 5,4% con il bilancio adottato, e ci siamo impegnati con i partner europei a raggiungere il 4,6%, con l’obiettivo del 3% entro il 2029”. Ha sottolineato che il percorso sarà graduale ma necessario. Ha detto no alle proposte del Partito Socialista, che prevedono una riduzione del deficit di 21,7 miliardi di euro nel 2026, contro i 44 miliardi proposti dal governo. Le ha definite inefficaci: “Significherebbe non fare nulla per ridurre il debito”.
Il rapporto con le opposizioni
Bayrou ha annunciato che incontrerà i leader dell’opposizione a partire da domani, inclusa Marine Le Pen, leader del Rassemblement National. Con lei avrà un faccia a faccia questa settimana. Tuttavia, ha ammesso di non aver ancora letto una lettera inviatagli da Le Pen il 29 luglio e ha espresso dubbi sulla possibilità di un compromesso. Il ministro ha affermato a riguardo: “Non sono sicuro che sia possibile, non abbiamo otto giorni per negoziare, ma un mese”. Bayrou tuttavia concorda con Le Pen sull’importanza di rispettare gli impegni con l’Unione Europea. Dall’altra parte ha bocciato le proposte socialiste, accusandole di favorire una politica “più lassista” e “alla deriva”.
I temi toccati da Bayrou
Il premier ha anche toccato temi come la riorganizzazione dello Stato e la politica migratoria. Ha confermato la necessità di ridurre il numero di dipendenti pubblici, proponendo di non sostituire un funzionario su tre in pensione, per un totale stimato di 200-300 mila unità. “A Pau, dove sono sindaco, abbiamo riorganizzato un dipartimento da sette a sei persone, e funziona meglio”. Ha così sottolineato l’efficacia di una gestione più snella. Sul fronte migratorio, Bayrou ha dichiarato che la politica francese “deve evolversi” sia in termini di controllo degli ingressi sia di gestione dei volumi.
Le polemiche con l’Italia
Parlando del rischio di “nomadismo fiscale” – ovvero il trasferimento di contribuenti facoltosi verso paesi con regimi fiscali più favorevoli – il premier francese ha citato l’Italia. Ha così accusato il nostro Paese di “dumping fiscale”, riferendosi ai vantaggi fiscali offerti a chi si trasferisce o rimpatria. “Abbiamo permesso che il debito si accumulasse, e il denaro destinato ad attori economici stranieri non irrigherà il Paese”, ha detto Bayrou, contrapponendo l’Italia al Giappone, dove il debito è detenuto al 99% dai cittadini.
Le reazioni di Palazzo Chigi
Rapida la replica di Palazzo Chigi. Secondo il Governo italiano quelle del primo ministro francese sono affermazioni “totalmente infondate“, che “stupiscono“. Così Giorgia Meloni: “L’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra Nazione” Ed ha rimarcato che “l’Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee. Inoltre con questo Governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia“. Palazzo Chigi denuncia come sia l’economia italiana a essere “da molti anni penalizzata dai cosiddetti ‘paradisi fiscali europei’, che sottraggono alle nostre casse pubbliche ingenti risorse“. E esorta il governo francese a “unirsi finalmente” agli sforzi italiani in sede Ue “contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei“.
Le reazioni della Lega e di Tajani
Duro anche il commento di Salvini: “Grave e inaccettabile attacco all’Italia, ai suoi imprenditori e ai suoi lavoratori, da parte di un governo francese ormai in piena crisi. Lasciamo a loro nervosismo e polemiche, noi preferiamo lavorare“. Mentre Tajani: “Sono sbalordito, un’accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato. Non voglio commentare la situazione politica ed economica in Francia, ma se l’Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante questo non è perché pratica dumping fiscale, l’Italia non cospira contro altri paesi europei. Ci sono altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette, queste sono le anomalie da contestare“.