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La proposta per il bilancio dell’Unione 2028-2034 mette seriamente a repentaglio la politica di coesione. Ed allora i territori protestano. Il Presidente dell’Abruzzo Marsilio ha commentato: “La Commissione europea è riuscita in un miracolo”. Il miracolo a cui fa riferimento è quello quello di mettere d’accordo tutte le Regioni d’Europa, da nord a sud, da est a ovest, lungo tutto lo spettro politico. Le regioni oggi, con una risoluzione del Comitato delle regioni (Cor) adottata all’unanimità, hanno respinto un piano di bilancio che mette a serio rischio il futuro della politica di coesione.
Proposta di bilancio UE, tutti i partiti contrari
Contro la proposta messa sul piatto a luglio da Bruxelles si sono già espressi diversi Paesi membri, ed anche la maggior parte dei gruppi politici dell’Eurocamera. Lunedì 13 ottobre, in occasione dell’apertura della 23esima Giornata europea delle Regioni e delle città, la presidente del Cor Kata Tutto, insieme a Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile proprio per la coesione, aveva sottolineato i rischi di un’eccessiva centralizzazione dello strumento finanziario dedicato agli enti locali e in particolare ai territori più svantaggiati.
Una centralizzazione smisurata secondo Kata Tutto
Così come pensata da Ursula von der Leyen, la proposta di bilancio a lungo termine dell’Ue “potrebbe portare a un’ulteriore centralizzazione nelle mani della Commissione e alla nazionalizzazione della politica di coesione, della politica della pesca e della politica agricola, mettendole in concorrenza tra loro”. E ancora, rischierebbe di “compromettere la democrazia in Europa a causa della prevista mancanza di controllo da parte del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali o regionali sugli investimenti regionali”.
Le denunce del Cor
Il Cor denuncia la mancanza di garanzie che tutte le regioni abbiano accesso alla politica di coesione. Dall’altro mette in guardia dalla fusione dei fondi di coesione e della Politica agricola comune in un “un unico pacchetto nazionalizzato senza criteri di assegnazione chiari”. Ciò potrebbe provocare una possibile competizione tra agricoltori e comunità locali. Le Regioni si appellano ora alle istituzioni che hanno le prerogative per fermare la proposta. “Il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue devono ora assumersi la responsabilità di fermare questi piani ed evitare un aumento dei conflitti istituzionali e del caos”, ha affermato Tüttő, che oggi ha guidato un flash mob nel piazzale antistante l’Eurocamera.
La posizione dei meloniani Fitto e Marsilio
“La coesione senza le regioni è impossibile“, ha cercato di placare gli animi il vicepresidente esecutivo Fitto. Ieri, le regioni italiane hanno incontrato il responsabile per la coesione al Parlamento europeo di Bruxelles. “Cercheremo di dargli maggior forza”, ha spiegato l’altro meloniano Marsilio, contando sul fatto che una tale “sollevazione unanime, che coinvolge tutto lo schieramento politico, faccia ragionare la Commissione”.
Il campo largo
Dal campo largo, anche Stefania Proietti (indipendentemente di centrosinistra) e Alessandra Todde (M5S),presidenti dell’Umbria e della Sardegna, hanno ribadito che “questa volta siamo un tutt’uno, non c’è distinzione politica”. Per Proietti, siamo di fronte a un tentativo di “esautorare le regioni dalle politiche di coesione”, mentre Todde, che guida una di quelle regioni insulari che di più hanno beneficiato finora dello strumento, ha denunciato: “Così ci vediamo negato il diritto di essere come le altre regioni”.