
Foto: Interris
Il caldo e l’evoluzione del clima de mondo non perdonano e in queste ore aumenta il bilancio delle vittime in Europa e in Italia. Due persone sono morte in Sardegna, mentre si trovavano in spiaggia, e una a Genova, sempre a causa delle alte temperature. Le vittime sarde sono un 75enne, che è stato stroncato da un malore a Budoni, sulla costa nord orientale, e un 60enne, anche lui colto da un malore, a San Teodoro, sulla spiaggia di Lu Impostu, non distante dal luogo della prima tragedia. In entrambi i casi è stato chiamato il 118, che ha provato invano a salvare le due persone. In Sardegna le temperature in questi giorni hanno superato i 40 gradi. A Milano tram deviati per black out sulla linea, probabilmente a causa del caldo. In Spagna quattro morti per il caldo, in Francia la vittima è una bambina.
Clima avverso: il morto a Genova
A Genova un uomo di 85 anni è morto nel Pronto soccorso dell’ospedale San Martino dove si era recato per disidratazione. L’anziano, affetto anche da altre patologie, dopo essere entrato nel pronto soccorso è stato vittima di uno scompenso cardiaco che ne ha causato il decesso. Sono complessivamente 9 gli accessi al Pronto soccorso dell’ospedale San Martino con sintomi riconducibili al caldo, per disidratazione o dinamiche correlate alle alte temperature ed al clima rovente. In tutti i casi si è trattato di pazienti anziani, fragili, con comorbilità. Nel Pronto soccorso prosegue senza sosta la consegna di bottigliette d’acqua ai pazienti e accompagnatori.
Tram deviati a Milano per quasi un’ora
A Milano alcuni tram sono stati deviati per quasi un’ora per mancanza di energia elettrica. Secondo una nota dell’azienda dei trasporti milanese, “una temporanea mancanza di corrente ci costringe a cambiare il servizio di diversi tram. Il gestore della rete elettrica sta lavorando per risolvere il problema”. Le linee deviate erano sei: 1, 2, 4, 10, 14 e 19. Alla fine il problema è stato risolto, l’emergenza è rientrata e i tram hanno ripreso a circolare senza deviazioni intorno alle 18.30.
Il cambiamento del clima: le cause, gli effetti, i rimedi
Perché il cambiamento del clima ci preoccupa tanto? Cosa l’ha provocato e quali rischi corriamo? Le cause dell’effetto serra creato dalle attività dell’uomo e gli impegni presi per invertire la tendenza. La spinta all’elettrificazione. La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. L’atmosfera, in particolare, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale.
Clima: effetto serra
Quando i raggi solari raggiungono la superficie terrestre, vengono solo in parte assorbiti, mentre in parte vengono riflessi verso l’esterno; in assenza di atmosfera si disperderebbero nello spazio, ma vengono invece in buona parte trattenuti e quindi reindirizzati verso la Terra da alcuni gas presenti nell’atmosfera (i gas a effetto serra, appunto, fra cui principalmente l’anidride carbonica e il metano, ma anche il vapore acqueo e altri ancora). Il risultato è un’ulteriore quantità di calore che si somma a quella proveniente dai raggi solari assorbiti direttamente. Un’aggiunta significativa: senza l’effetto serra naturale la temperatura media sulla Terra sarebbe di -18 gradi centigradi anziché di circa +15.
Le cause del cambiamento del clima
Se è un fenomeno così vantaggioso perché oggi siamo così preoccupati? Cosa vuole dire che è in corso il surriscaldamento del pianeta? E cosa si intende per cambiamento climatico? Cambiamenti climatici ci sono sempre stati, nella storia del Pianeta. Ma il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 150 anni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha improvvisamente rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni (410-415 parti per milione rispetto a 200-180 parti per milione).
Lo si può osservare anche day-by-day grazie alle rilevazioni degli osservatori
Come quello attivo al Mauna Loa, nell’arcipelago delle Hawaii. Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo, analizzati e sistematizzati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), concordano nel dichiarare che il global warming deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo. In realtà le basi scientifiche del collegamento tra i livelli di anidride carbonica e la temperatura erano state stabilite già nel XIX secolo, grazie al lavoro del Premio Nobel Svante Arrhenius, confermato dallo scienziato statunitense David Keeling negli anni Sessanta.
Le conseguenze del cambiamento del clima
Rispetto ai livelli preindustriali la temperatura media del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa prevedere che, in mancanza di interventi, potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il 2050. L’impatto del riscaldamento globale è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all’anno dal 1870. Il decennio 2009-2019 è stato il più caldo mai registrato e il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre, appena al di sotto del massimo stabilito nel 2016.
Le “stagioni degli incendi” sono diventate più lunghe e intense
Come in Australia nel 2019, dal 1990 a oggi ogni anno sono aumentati gli eventi meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni, che colpiscono anche in periodi dell’anno atipici rispetto al passato e sono sempre più devastanti. Fenomeni come El Niño sono diventati più irregolari e hanno causato pericolose siccità in aree già minacciate dall’aridità cronica, come l’Africa orientale, mentre la Corrente del Golfo sta rallentando e potrebbe cambiare rotta. Le specie vegetali e animali si spostano in modo imprevedibile da un ecosistema all’altro, creando danni incalcolabili alla biodiversità in tutto il mondo.
Clima cambiato: definire tutto questo con il termine climate change è corretto ma non rende abbastanza l’idea.
Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica perché il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta e non con delle infrastrutture rigide e complesse come sono le città e il sistema produttivo ai quali i Paesi più industrializzati sono abituati: 0,98°L’aumento della temperatura nel 2019 rispetto ai livelli preindustriali; 1,5°L’aumento della temperatura entro il 2030 – 2050 senza interventi; 97%Percentuale degli scienziati che attribuisce il riscaldamento globale alle attività umane.
Le soluzioni
Le attività umane influenzano sempre di più il clima e la temperatura della Terra bruciando combustibili fossili e abbattendo le foreste pluviali. Questo aggiunge enormi quantità di gas serra a quelli presenti naturalmente nell’atmosfera, aumentando l’effetto serra e il riscaldamento globale. A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano la maggior parte delle emissioni di gas serra. Nel 2019, secondo il Global Energy Perspective 2019 di McKinsey le fonti fossili erano responsabili dell’83% delle emissioni totali di CO2 e la sola produzione di elettricità attraverso il carbone incideva per il 36%, anche se nel 2020 – per effetto della pandemia dal Covid-19 – le emissioni sono poi scese drasticamente.
Altre cause che hanno inciso sul clima
Anche l’abbattimento delle foreste provoca danni consistenti: gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica dall’atmosfera, quindi se vengono abbattuti l’effetto benefico si perde e il carbonio immagazzinato negli alberi viene rilasciato nell’atmosfera, accentuando all’effetto serra. Infine, l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame e l’uso di fertilizzanti contenenti azoto contribuiscono ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra.
Cosa fare per rimediare?
La strada da percorrere per la decarbonizzazione è chiara e si chiama transizione energetica: il passaggio da un mix energetico incentrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili. Le tecnologie per la decarbonizzazione ci sono, sono efficienti e vanno scelte a tutti i livelli. E un grande contributo alla decarbonizzazione arriva dall’elettrificazione dei consumi finali. Si tratta di rimpiazzare in tutti i settori – dalle abitazioni ai trasporti, compresi quelli a lunga percorrenza, fino all’industria pesante – le tecnologie basate sui combustibili fossili con quelle che utilizzano l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili in tutti i settori, ottenendo non solo l’abattimento delle emissioni a effetto serra, ma anche dell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle città.