De Magistris ieri 75 anni
Gianni De Magistris, 75 anni compiuti ieri, è stato uno dei più forti pallanuotisti di tutti i tempi; estro, furbizia, fantasia e tecnica hanno fatto di lui una leggenda, il “Pelé della pallanuoto”, come fu definito a suo tempo e come viene ricordato tuttora.
Una vita, la sua, trascorsa per lunghissimi anni ai vertici: c’è qualcosa che la rende particolarmente orgoglioso?
“Una su tutte: del mio carattere, talvolta spigoloso e critico ma sincero, schietto e coerente. In ogni cosa che ho fatto ho dato tutto, non mi sono mai risparmiato ma non sempre sono stato capito nel modo giusto e questo talvolta mi amareggia perché il non sapermi ‘vendere’ mi ha chiuso molte strade”.
La pallanuoto, però, le ha dato tanto: pochi altri possono vantare il proprio nome nella ‘Swimming Hall of Fame’ e nella ‘Walk of Fame’: due riconoscimenti internazionali riservati solo alle eccellenze di tutti gli sport…
“Certo, la soddisfazione è grande e mantiene forti e vive le mie emozioni. Essere, poi, in due Gallerie così prestigiose insieme ad altre massime celebrità è motivo di vanto soprattutto per uno come me che è convinto che si debba vivere guardando al futuro ma senza dimenticare il passato”.
Le persone che hanno in qualche modo segnato maggiormente la sua carriera e alle quali si sente più legato?
“Renzo Zannoni: il maestro che nell’allora piscina Muzzi mi ha insegnato a nuotare; Elio Zabberoni che sulle acque dell’Arno e in vasca mi ha fatto crescere (De Magistris è stato anche campione italiano nei 1.500, con 8 presenze nella Nazionale di nuoto, ndr), e Danio Bardi, l’olimpionico di Roma 1960 che è stato il mio idolo e al quale mi sono ispirato”.
Da lui prese anche il numero ‘6’ sulla calottina, con cui ha sempre giocato…
“Sì, tranne una sola volta, quando mi dettero il ‘7’: fu alla mia prima Olimpiade, a Città del Messico nel 1968. Ma allora non avevo ancora 18 anni e non potevo decidere”.
Alcuni fra i ricordi più spettacolari della sua carriera?
“Quando in una partita col Camogli presi la palla dalla difesa e superai tutti gli avversari prima di insaccare, con tutta la loro panchina che si alzò in piedi per applaudirmi. E poi quando a Bogliasco contro la grande Ungheria dribblai anche il portiere e segnai di testa”.
È ancora in contatto con i suoi vecchi compagni?
“Con alcuni di loro ci vediamo di tanto in tanto a cena. L’anno prossimo festeggeremo insieme i 50 anni dallo scudetto del 1976 che tornò a Firenze ben 28 anni dopo quello del ’48″.
Rimpianti?
“Per come è cambiata la pallanuoto: allora era più tecnica, si segnava di meno e ci si divertiva di più; e per la scarsa attenzione che oggi riscuote. Ricordo ancora una partita con il Pro-Recco che vincemmo 7-5, alla piscina Costoli con oltre 7 mila persone. E quando scendevo di casa non c’era uno solo che incontravo che non mi chiedesse che cosa aveva fatto la Florentia”.
Lei ‘orgogliosamente fiorentino nell’anima’, come si è sempre definito, è tifoso storico anche della squadra Viola. Che cosa ne pensa?
“Che quella vista finora è stregata: o si mette a correre o sono guai, ci vuole il lavaggio del cervello. Ma sono ottimista, anche se non abbiamo fuoriclasse il suo valore non è certo da ultimo posto”.
