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Equità sociale tradita: quando il welfare locale dimentica gli anziani e ignora i divari territoriali
Nel mosaico del welfare locale italiano, il rapporto ISTAT sulla spesa dei comuni per i servizi sociali nel 2022 disegna una geografia frammentata, fatta di squilibri territoriali, priorità divergenti e categorie dimenticate. A fronte di una spesa complessiva di 10,9 miliardi di euro, il dato che più colpisce non è tanto l’aumento nominale del 5,8%, quanto la sua distribuzione: non per bisogni, ma per inerzie storiche e capacità di bilancio.
Famiglie e disabilità: investimenti in crescita
Le famiglie con figli e le persone con disabilità assorbono quasi due terzi della spesa sociale. Un segnale positivo, se letto come investimento sul futuro e sulla dignità. Ma il rovescio della medaglia è amaro: gli anziani, che rappresentano la fascia demografica in più rapida crescita, ricevono appena il 14,8% delle risorse. Dieci anni fa erano al 20%. Oggi, in media, ogni over65 beneficia di 93 euro l’anno. Un dato che scende a 19 euro in Calabria, mentre supera i 1.400 euro nella Provincia Autonoma di Bolzano. Non è solo una questione di numeri: è una questione di equità sociale.
Immigrati e povertà: il paradosso delle priorità
Il paradosso si fa ancora più evidente se si osserva la spesa destinata agli immigrati, che nel 2022 ha raggiunto il massimo storico: 452 milioni di euro, con un incremento del 29,3% in un solo anno. Un investimento importante, che testimonia l’impegno verso l’inclusione e l’integrazione. Ma che solleva interrogativi quando si confronta con il calo dei fondi per gli anziani e per la lotta alla povertà. Quest’ultima, in particolare, ha visto una riduzione di 102 milioni di euro, mentre il numero di persone assistite è aumentato di oltre 50.000 unità. Più bisogno, meno risorse.
Disabilità: un’area finalmente al centro
La disabilità, invece, emerge come l’unico ambito in cui la spesa cresce in modo coerente con i bisogni. Con 2,4 miliardi di euro investiti, l’aumento è del 10,9% rispetto al 2021 e del 44% rispetto a dieci anni fa. Ma anche qui, il divario territoriale è profondo: nel Nord-est si spendono 2.740 euro pro-capite, nel Sud appena 1.070. Le aree interne del Mezzogiorno restano le più penalizzate, con una media di 844 euro l’anno per persona con disabilità.
Un’Italia divisa dal welfare
Il welfare comunale, dunque, non è uniforme. È un sistema a macchia di leopardo, dove il luogo di residenza determina l’accesso ai diritti. In Calabria, la spesa sociale pro-capite è di 44 euro. A Bolzano, 607. Per i minori, si va dai 96 euro della Calabria agli 883 di Bolzano. Per gli anziani, dai 19 euro calabresi ai 1.459 altoatesini. Un’Italia divisa, non solo economicamente, ma anche nella capacità di prendersi cura dei suoi cittadini più fragili.
Serve una nuova visione
Serve una riflessione profonda. Non basta aumentare i fondi: bisogna ridisegnare le priorità. L’inclusione degli immigrati è fondamentale, ma non può avvenire a scapito degli anziani o dei poveri. L’infanzia è il futuro, ma anche la vecchiaia merita dignità. La disabilità non può essere affrontata con logiche di bilancio, ma con visione e giustizia.
Equità sociale come principio guida
L’equità sociale non è una voce di spesa. È un principio. Un criterio guida. Un patto tra istituzioni e cittadini. E oggi, più che mai, va riaffermato con forza. Perché un welfare che dimentica chi ha più bisogno non è solo inefficace: è ingiusto.