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In esclusiva per gbt-magazine abbiamo intervistato Luigi Puglia, autore del romanzo storico “La Guerra degli Uri – vol. I”. Luigi è stato molto gentile e ci ha ampiamente illustrato i motivi di una scelta, quanto, anche della sua esperienza, è rientrato nella sua prima fatica letteraria ed alcuni dei tanti temi che lo scritto affronta.
Luigi, prima di addentrarci nella tua prima fatica letteraria, vuoi raccontare qualcosa di te ai lettori?
Certo, mi chiamo Luigi Puglia, e vivo nel Cilento, con precisione ad Angellara. Sono tuttavia figlio di migranti. Sono nato in Svizzera nel 1972 e lì ho vissuto a Losanna fino all’età delle Scuole Medie. Poi papà è voluto tornare nel Cilento. Ammetto che ambientarsi in una realtà totalmente diversa da quella cittadina è stato difficile. Tuttavia l’amicizia, cementata soprattutto con altri figli di migranti, mi ha aiutato. Dopo i 20 anni sono riuscito a vivere meglio la comunità. Mi ha spinto la voglia di capire il luogo nel quale vivevo, geograficamente in primis, ma soprattutto culturalmente. Dal 2000 mi sono avvicinato all’escursionismo ed ho davvero scoperto posti sconosciuti a tanti miei conterranei. La laurea in architettura e l’esercizio della professione, poi mi hanno dato altri strumenti di lettura degli edifici e dei manufatti legati a vari periodi storici. I diversi aspetti del mio vissuto e le mie passioni possono sicuramente trovarsi nel libro pubblicato.
Luigi, come è nata l’idea, prima ancora del libro, della scrittura?
Beh, non nascondo che in adolescenza ho scritto delle poesiole. Per lo più di tematica amorosa da regalare alle ragazze che mi piacevano. Alcune sono state anche apprezzate (ci racconta sorridendo). Mi hanno influenzato anche gruppi musicali che amavo ascoltare come i Pink Floyd: ho cercato di rielaborare in maniera personale la metrica dei loro testi, adattandola alle mie esigenze. Dalle poesiole sono passato a testi un po’ più lunghi, e, diciamo più seri nel senso della fruizione, ovvero le piéces teatrali. Il teatro ha molto influito sulla scrittura. Penso lo si possa intuire anche dalla lettura del libro: l’elaborazione dei dialoghi e gli stessi movimenti in scena degli attori mi hanno molto aiutato a descrivere le scene.
Luigi, piano piano arriviamo al libro in questione. La Guerra degli Uri: perchè un romanzo storico ambientato nell’Alto Medioevo?
Innanzitutto devo definirmi un nerd cilentano ante litteram. Amo infatti i giochi di ruolo ispirati al Medioevo, il Med Fantasy, alcuni elementi dei quali sono presenti nel volume, non la magia, ma di certo l’epico e l’avventura. Alcuni personaggi del libro affrontano evidentemente situazioni molto difficili. Tuttavia la motivazione che maggiormente mi ha spinto è di natura diciamo ideale. Vorrei provare a rendere giustizia a un’epoca storica poco, quasi per niente, trattata dagli scrittori e dal cinema, nonostante tanti bravi studiosi, storici ricercatori s’impegnino per indagarla e comprenderla.
Come mai secondo te l’Alto Medioevo ha avuto questo amaro destino?
Sicuramente è un periodo complesso, ancor più complesso nel Meridione d’Italia. Sulla cosiddetta Longobardia Minor poche ed incerte sono le fonti. Anzi, premetto un aspetto molto importante. Pur avendo compiuto uno sforzo notevole nel reperimento di fonti e studi, sia cartacee che online, non sono uno storico. Ho capito quanto arduo sia l’argomento, e, ahimé, ho appurato quante inesattezze circolino nella rete. Penso a quanti scritti, quanti film siano stati realizzati perciò su altri periodi storici, mentre spesso il medioevo è stato ignorato.
Difficoltà nel reperire documenti relativi all’età trattata, eppure hai voluto cimentarti in un romanzo ambientato nella stessa.
Ribadita la premessa fatta prima, non sono uno storico, ho voluto rispondere ad alcune domande che mi facevo da tempo. Documenti relativi, per esempio, al Cilento, e risalenti al IX secolo, è difficile reperirne, eppure in quel periodo la Campania viveva una fase storica che l’avrebbe sconvolta. C’erano scontri tra Longobardi e Napoletani per esempio e poi una guerra civile. Ne è conseguito un trauma per lo stesso mondo longobardo ed una riorganizzazione del territorio.
Tu parli appunto di territorio. Nel libro compaiono tanti luoghi: diversi in Campania, ma altri appartenenti a tante regioni. Le descrizioni sono molto ricche e precise. Hai avuto modo di visitare i luoghi narrati?
La mia passione per l’escursionismo mi ha sicuramente aiutato. Ho percorso diversi sentieri che i personaggi attraversano. Conosco molto bene Salerno, Napoli, Benevento, ma in molti luoghi non sono stato. Mi sono così servito di libri che ne parlano, ho utilizzato applicazioni come Maps e studiato diverse foto dei luoghi descritti.
Senza voler anticipare ai lettori troppo del libro, tuttavia colpisce la vicenda della famiglia degli Uri, in particolar modo dei fratelli Erwin e Hardwin. Hai preso spunto da qualche scritto a riguardo?
No. Diciamo che la loro vicenda è funzionale alla mia voglia di conoscere un mondo, in questo caso quello longobardo. I due fratelli sono in pratica nobili, arimanni, e lo si capisce dal loro abbigliamento e dal fatto che possono permettersi di tenere armi e cavalli. I personaggi prendono le mosse da Fasanella nel Cilento, e qui mi sono permesso una licenza. La grandissima parte dei centri cilentani non è ufficialmente attestata prima del XI-XII secolo. Io invece -per esigenze di trama- ho voluto credere ad una tradizione che porrebbe l’esistenza di Fasanella già prima. Ho potuto così muovere, letteralmente spostare, questi personaggi in luoghi da me molto conosciuti. Ho voluto, attraverso tutti i miei personaggi, cercare di aprire il mondo longobardo, e non solo, a chi leggesse il libro.
Luigi, cosa intendi per “aprire il mondo longobardo”?
Sempre mantenendo la necessaria prudenza di chi storico non è, ho cercato di capire la mentalità di un popolo che ha vissuto nell’Alto Medioevo. Attraverso i miei personaggi ho tentato di raccontare la società longobarda e di vedere differenze e analogie con la nostra. Ad esempio l’educazione dei bambini era dura, ma non precludeva all’amore verso i figli. La donna sicuramente aveva per lo più un ruolo subalterno, con matrimoni combinati finalizzati a dare continuità alla propria gens, ma non vuol dire che non ci fosse spazio per l’amore nelle coppie. Parlo anche dei saraceni, i quali erano sicuramente combattenti spietati, ma che non mancavano di dialogo con il mondo cristiano. Ho cercato di far emergere anche altri dettagli, delle finestre su quel mondo, come ad esempio il tipo di alimentazione, oppure l’importanza della religione e della preghiera, o ancora che aspetto avesse l’interno di una casa dell’epoca. In maniera sicuramente ancora non esauriente, ma ho tentato…
Luigi, “La Guerra degli Uri” sì, ma poi leggiamo: “Vol. I”. Ci sarà allora un prosieguo della vicenda?
Sì, sto rivedendo, alla luce di nuovi testi storici da me consultati, già il volume II. Spero si possa presto pubblicare.
Grazie Luigi per l’opportunità che ci hai concesso. Allora a presto con la presentazione del secondo volume!
Grazie a voi, sarà un piacere parlare anche del secondo volume
Così conclude Luigi Puglia
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