Festa del Fatto Quotidiano, confronto serrato tra Padellaro e Moreno sul ruolo dei talk show
Dal 9 al 14 settembre 2025, il Circo Massimo sta ospitando la sedicesima edizione della Festa del Fatto Quotidiano, un evento che ha unito giornalismo, cultura e dibattito politico. Tra gli appuntamenti più attesi, la presentazione del libro Antifascisti immaginari di Antonio Padellaro ha offerto una riflessione tagliente sullo stato dell’informazione televisiva italiana.
“Non è tele-Meloni, è tele-Noia”
Sul palco, in dialogo con Manuela Moreno, conduttrice del talk Filorosso su Rai Tre, Padellaro ha denunciato la deriva dell’informazione televisiva: “Oggi il peccato mortale di chi fa informazione è annoiare il prossimo.” Secondo il giornalista, il problema non è tanto la propaganda quanto la mancanza di vivacità e contenuti autentici. “Non è tele-Meloni, è tele-Noia,” ha ironizzato, criticando soprattutto il servizio pubblico.
Il meccanismo dei talk show politici
Moreno ha aperto il confronto chiedendo quale ruolo abbiano i talk show nella rappresentazione della società. Padellaro ha risposto con sarcasmo: “Tu sei in conflitto di interessi, quindi potrai raccontarci qualcosa di come si fanno i casting.” Ha poi descritto il format ricorrente: un ospite pro-governo, uno pro-opposizione, e altri marginali. “L’importante è che ci sia il cortocircuito, che si metta benzina sul fuoco.” Ma questo schema, secondo lui, non funziona più. “C’è un’esigenza del pubblico di capire e di comprendere.”
Pensiero critico e responsabilità giornalistica
Padellaro ha sottolineato il bisogno di superare le logiche binarie e di esercitare il pensiero critico. Ha citato il caso del ministro Valditara e il divieto dei cellulari in aula: “Non è il mio modello di ministro, ma la proposta non mi sembra campata per aria. Avrei voluto che qualcuno dell’opposizione dicesse di essere d’accordo.” Per il giornalista, sarebbe un sollievo vedere in TV opinioni che nascono da riflessioni autentiche, non da schieramenti predefiniti. “Temo che molti miei colleghi portino il cervello all’ammasso. E questo non funziona più.”
Il caso Pansa e gli “antifascisti immaginari”
Nel cuore della presentazione, Padellaro ha evocato Giampaolo Pansa e il suo discusso libro Il sangue dei vinti. “Ha avuto uno stigma enorme, visto dai soliti antifascisti immaginari come un attacco al sacro. Ma Pansa veniva da una famiglia fieramente antifascista e si era laureato con una tesi sulla lotta partigiana.” Per Padellaro, quel libro è frutto di pensiero critico e coraggio intellettuale. “Ha tirato un macigno nello stagno, come dovrebbero fare i giornalisti veri, non quelli d’allevamento.”
