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La crisi politica in Francia si infiamma. Il presidente Emmanuel Macron ha chiesto al primo ministro dimissionario Sébastien Lecornu di proseguire le “trattative finali” per cercare di formare una coalizione. Tuttavia il presidente si trova più isolato che mai.
Francia, Lecornu si avvia verso le consultazioni
Il primo ministro dimissionario ha concordato con i suoi alleati a Matignon di “concentrare” le discussioni sul bilancio per il 2026 e sul futuro della Nuova Caledonia, arcipelago francese nel Pacifico meridionale. Ha anche invitato tutti i partiti politici a incontrarlo entro mercoledì mattina. Ma il Rassemblement national (RN, estrema destra) ha immediatamente declinato l’invito, ribadendo la sua richiesta di scioglimento dell’Assemblea nazionale, così come La France insoumise (LFI, sinistra radicale).
Francia, Macron, anche gli alleati si defilano
Oltre all’opposizione, il capo dello Stato è ora abbandonato dai suoi stessi alleati. Il suo ex primo ministro (2017-2020) Édouard Philippe lo esorta a dimettersi prima della fine del suo mandato e a indire “elezioni presidenziali anticipate”. Parlando di uno Stato che secondo lui “non regge”, questo tradizionale alleato del presidente ha affermato che “non possiamo far durare ancora per 18 mesi (fino alle presidenziali del 2027, ndr) ciò che stiamo vivendo da sei mesi, è troppo lungo”. Il giorno prima, un altro ex capo del governo (gennaio-settembre 2024), un tempo molto vicino a Emmanuel Macron, Gabriel Attal, aveva già preso bruscamente le distanze dal capo dello Stato di cui “non capisce più le decisioni”.
Le opposizioni
Allo stesso tempo, gli oppositori continuano a denunciare la crisi politica senza precedenti in cui è immersa la Francia dopo le dimissioni del governo di Sébastien Lecornu, nominato… quattordici ore prima. Il terreno è quantomeno scivoloso, se non minato, per colui che è diventato il primo ministro più effimero della V Repubblica. Eppure ha ricevuto nuovamente incarico lunedì sera dal presidente di condurre “ultime trattative” entro mercoledì per “definire una piattaforma di azione e stabilità”.
Tentativi di conciliazione
Il ministro dell’Interno dimissionario, Bruno Retailleau, che aveva provocato la crisi minacciando domenica di lasciare il governo per protestare in particolare contro la nomina dell’ex ministro dell’Economia Bruno Le Maire, ha moderato la sua posizione. Martedì ha proposto che il suo partito, Les Républicains, partecipi a un governo di “coabitazione” con Macron a condizione che LR “non si diluisca”. Ma non si è presentato alla riunione mattutina della “base comune”, fragile alleanza tra il centro e la destra che ha tenuto a fatica dal 2024. Queste nuove trattative, se dovessero portare a un compromesso, non si tradurranno necessariamente in una riconferma di Sébastien Lecornu a Matignon, secondo l’entourage di Emmanuel Macron.
Macron si assumerà le sue responsabilità
In caso di fallimento, il presidente si assumerà le sue “responsabilità”, secondo la stessa fonte, facendo incombere la minaccia di un nuovo scioglimento dell’Assemblea divisa in tre blocchi senza una maggioranza netta (sinistra, centro e destra, ed estrema destra). – Sinistra dispersa – Sébastien Lecornu “può avere successo”, ha affermato lunedì sera un consigliere dell’esecutivo, “se ottiene la sospensione della riforma delle pensioni, ad esempio”, una richiesta dei socialisti. Anticipando uno scioglimento, Les Ecologistes e LFI hanno invitato tutta la sinistra a sostenere un “programma di rottura”, al termine di una riunione alla quale il Partito Socialista (PS) non ha voluto partecipare.
Da Melenchon a Le Pen
Il movimento di Jean-Luc Mélenchon (LFI) non cambia linea e continuerà a chiedere le dimissioni di Emmanuel Macron, brandendo l’arma della mozione di sfiducia, la cui ammissibilità sarà esaminata mercoledì dall’Ufficio di presidenza dell’Assemblea. Da parte sua, il leader del PS Olivier Faure ha chiesto “un cambio di rotta” in vista di una coabitazione, con l’arrivo di un “governo di sinistra” a Matignon. Quanto al RN, vede solo due strade possibili: lo scioglimento “assolutamente inevitabile”, secondo la sua leader Marine Le Pen, e le “dimissioni” di Emmanuel Macron. Gli ambienti economici sono preoccupati per l’incertezza politica. Il presidente della principale organizzazione dei datori di lavoro (Medef) Patrick Martin ha espresso martedì alla radio franceinfo la sua “rabbia” e la sua “preoccupazione”.