Vibo Valentia – Una casa che avrebbe dovuto essere rifugio e memoria si è trasformata, il 3 novembre, nel teatro di un dolore profondo. Un padre di 97 anni, fragile ma ancora lucido, si è trovato a difendere la propria dignità davanti a uno dei colpi più duri che un genitore possa ricevere: la violenza del proprio figlio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo avrebbe chiesto denaro con insistenza, quasi con furia, finché il rifiuto del padre non ha acceso la miccia di un’aggressione brutale. L’anziano è stato afferrato, trascinato, scaraventato a terra.
Non solo dolore fisico…
Non solo dolore fisico: su di lui sono piovute minacce di morte, parole che lacerano più di qualsiasi contusione. Quando l’aggressore si è allontanato, il 97enne ha trovato la forza di alzarsi e chiamare il 112. Una forza che appartiene a chi ha attraversato un secolo di vita, ma che nessuna persona, a questa età, dovrebbe essere costretta a usare per salvarsi dal proprio figlio.
Costretto al ricovero ospedaliero…
I sanitari del 118 lo hanno portato in ospedale: contusioni multiple, ventuno giorni di prognosi, e un silenzio pesante negli occhi. Una sofferenza che non può essere misurata solo con i giorni di guarigione. Alla fine delle indagini, la magistratura ha denunciato l’aggressore per tentata estorsione e lesioni personali.
Giovani: preoccupazione per un disagio crescente
Questa è una storia che va ben oltre il racconto storico dei singoli fatti. Difatti ci descrive ancora una volta il vero male della società moderna, un disagio ed un senso di vuoto che attraversa troppe famiglie, anche le più insospettabili. Si annida proprio lì dove dovrebbero esserci valori, cura e presenza continua. Percorsi spezzati, adulti e giovani senza un posto nel mondo ben definito che li porta pian piano a scivolare verso baratri fatti da dipendenze, isolamento e frustrazione. Questa storia ci parla di chi cerca sollievo nelle zone di ombra della nostra società, di chi non ha più un confine tra bisogno e pretesa, tra fragilità e rabbia.
Giovani difficili da capire …
Spesso si dice che il fenomeno triste del disagio giovanile é difficile da comprendere fino in fondo mentre più facile sarebbe giudicare. Ma il punto è un altro: arrivare a colpire chi ci ha messo al mondo non è mai un gesto improvviso ma non può essere neanche in alcun modo giustificabile. È certamente il risultato di un crollo lento, di un dolore che nessuno ha visto, o che nessuno ha voluto guardare, ma è anche vero che non sempre si può agire in tempo, ci sono situazioni a cui davvero è quasi impossibile attribuire ragioni.
Il caso di Vibo Valentia non è solo cronaca
È un campanello d’allarme sul bisogno di supporto, sulla necessità di tendere la mano prima che tutto precipiti: ai giovani, agli adulti smarriti, agli anziani che vivono in silenzio. Perché ogni aggressione in famiglia è una sconfitta collettiva, e ogni storia come questa ci ricorda che il disagio non è mai lontano quanto vogliamo credere. Spesso il male si nasconde dietro le apparenze, dietro ricostruzioni artificiose di presunta normalità, all’interno del nucleo della famiglia che definiremmo del “Mulino Bianco”.
Come dare ai giovani un futuro…
Per far sì che certe situazioni possano non ripetersi, purtroppo, non serve a nulla intervenire a fatti compiuti. Non si può pensare che bastino punizioni severe, esemplari. Una società moderna e democratica, per tendere al futuro con fiducia, deve costruire nuove basi culturali, partendo da scuole e strutture di aggregazione sane. Deve essere consentita una crescita costante, con opportunità di lavoro, parità di accesso ai servizi sociali e possibilità di poter studiare liberamente. Studio, lavoro e famiglia alla base del concetto di sicurezza del futuro. Valori umani e sociali, dialogo e confronto come fondamenta del vivere civile che può porre forse freno alla caduta vertiginosa di valori e di legame alla vita che da anni sembra inarrestabile.
