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IA per le terapie anti cancro, studio danese potrebbe accelerare le cure
Un team danese ha messo a punto una piattaforma che, in poche settimane, progetta molecole per guidare il sistema immunitario contro cellule tumorali
Un’innovazione che potrebbe rivoluzionare la lotta contro il cancro arriva dal Politecnico della Danimarca: un’intelligenza artificiale è riuscita a progettare in meno di sei settimane recettori molecolari personalizzati in grado di guidare le difese immunitarie direttamente sulle cellule tumorali. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, promette una nuova generazione di cure su misura, più rapide e precise. I primi test clinici sull’uomo sono previsti entro cinque anni, ma la velocità di progettazione già ottenuta rappresenta un cambio di paradigma nella medicina oncologica.
Nuova frontiera per l’immunoterapia
Il cuore dell’innovazione è una piattaforma sviluppata dal team di Timothy Jenkins presso il Politecnico della Danimarca. Questa tecnologia, grazie all’utilizzo avanzato dell’intelligenza artificiale, è in grado di generare recettori molecolari capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Il processo tradizionale per identificare tali recettori può richiedere mesi, se non anni, perché necessita dell’analisi del sistema immunitario di ciascun paziente. Invece, con la nuova piattaforma, il tempo si riduce drasticamente a 4-6 settimane. Il meccanismo sfrutta dati biologici preesistenti e modelli predittivi per sintetizzare molecole con alta affinità verso antigeni tumorali specifici. Secondo Jenkins, questa velocità apre le porte a trattamenti oncologici molto più personalizzati e tempestivi.
Precisione che fa la differenza
La tecnologia è stata testata su un antigene chiamato NY-ESO-1, presente in una vasta gamma di tumori. I recettori progettati hanno dimostrato non solo una straordinaria efficacia nel colpire le cellule tumorali, ma anche una notevole selettività, evitando le cellule sane. Questo rappresenta un vantaggio cruciale rispetto ad altri approcci immunoterapici, spesso associati a effetti collaterali dovuti a un attacco poco specifico. Il sistema sviluppato agisce come un “GPS molecolare” in grado di guidare le cellule T verso il bersaglio, riducendo il rischio di reazioni avverse. Riporta TgCom24, i risultati dei test in vitro indicano che il meccanismo potrebbe essere adattato ad altri antigeni tumorali, aumentando così le potenziali applicazioni cliniche della piattaforma.
