
Fonte immagine: quibrescia.it
Il Brescia Calcio, dopo una storia, tra alti e bassi, di ben 114 anni nel calcio professionistico da oggi di fatto non esiste più. Ne parla in un bell’articolo “La Gazzetta dello Sport”. Di seguito una selezione dei campioni passati per la squadra lombarda descritti dalla rosea.
Il Brescia e i campioni del passato
Così La Gazzetta dello Sport: “Pensi al Brescia e pensi ai gol di Baggio e alle sue magie, ai lanci millimetrici di un giovane Pirlo, alla corsa di Mazzone, alla calma sapiente di Pep Guardiola, alla mano all’orecchio di Luca Toni dopo averla buttata dentro. Pensi a Brescia e ti viene in mente questo e tanto tantissimo altro, racchiuso in 114 anni di storia. Una storia che oggi si interrompe: il Brescia è fallito, dal momento che non sono state rispettate le scadenze per l’iscrizione a un campionato professionistico. Il club ripartirà dai dilettanti. Ma riavvolgiamo il nastro e andiamo indietro nel tempo: ecco i migliori giocatori che hanno vestito la maglia biancoblù.”
Il Brescia di Baggio
Ancora la rosea: “Sia lodata una chiamata all’improvviso. Mazzone ha l’intuizione di portare Roberto a Brescia. “Tornerai a sentirti calciatore”. E Baggio accetta. Con la città è amore a prima vista, con Mazzone pure. Segna gol pazzeschi – vedi quello alla Juve su lancio di Pirlo – e fa innamorare i tifosi con giocate e numeri da capogiro. Resterà 4 anni, per poi ritirarsi nel 2004.”
Pirlo nelle rondinelle
Continua il quotidiano sportivo: “A Brescia Pirlo è diventato il giocatore che abbiamo ammirato con Milan e Juve. Lì si sono visti i primi lampi. Mazzone se l’è inventato regista, intuendone le qualità, e se poi hai uno come Baggio da lanciare in profondità è tutto più semplice. Tra i due nasce subito un’ottima intesa, che però durerà solo per 6 mesi. Nel 2001, infatti, Pirlo passerà al Milan per 35 miliardi di lire.”
L’era Guardiola
Sempre Gazzetta: “Quando Guardiola arriva a Brescia Mazzone è convinto di preferirgli Giunti e glielo dice chiaramente: “Non ti volevo”. Basta un allenamento, però, per far ricredere il mister. ‘Questo è un fenomeno, vede le cose prima, ha due tempi in meno di qualunque altro giocatore’. Da lì in poi resteranno legatissimi, con Carletto che lo chiamava “Peppe”. Anche con la città e la tifoseria il feeling per Guardiola sarà speciale. Resterà solo un anno, prima di volare in Qatar e chiudere la carriera.”