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Inchiesta meneghina: revoche, tensioni e un autunno incandescente per Sala
Nonostante la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella e Giancarlo Tancredi, l’Inchiesta meneghina sull’urbanistica milanese continua a tenere banco, alimentando tensioni e interrogativi nel cuore politico e amministrativo della città. Il Tribunale del Riesame ha alleggerito le misure cautelari, ma la Procura non arretra: le accuse di corruzione, falso e induzione indebita restano sul tavolo, e il sindaco Giuseppe Sala è atteso a testimoniare già a settembre.
Il ruolo di Catella e le pressioni sulla macchina comunale
Secondo i magistrati, Catella patron di Coima, avrebbe esercitato un controllo “padronale” sulla macchina comunale, trattando Sala e Tancredi come “dipendenti maldestri” e influenzando bandi e pareri urbanistici, in particolare quelli legati al Villaggio Olimpico di Milano-Cortina 2026. Le chat acquisite dagli inquirenti mostrano un clima di paura negli uffici comunali, con funzionari terrorizzati all’idea di firmare documenti compromettenti.
Tancredi si dimette, Sala atteso in aula
Tancredi, dimessosi dalla giunta lo scorso luglio, ha cercato di aprire un dialogo con la Procura, ma le carte parlano di un coordinamento extra-istituzionale che avrebbe favorito interessi privati a scapito della pianificazione pubblica. Sala, nel frattempo, si prepara a un autunno rovente: la sua audizione potrebbe chiarire il ruolo del Comune in una vicenda che ha già scosso le fondamenta della narrazione “verde e sostenibile” di Milano.
Milano tra ambizione e trasparenza
L’Inchiesta meneghina non è solo un caso giudiziario: è lo specchio di una città in bilico tra ambizione urbanistica e trasparenza amministrativa. E mentre le indagini proseguono, il futuro politico di Sala e la credibilità delle istituzioni locali restano appesi a un filo. Settembre sarà il mese della verità.