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Nella serata di sabato 25 ottobre 2025, l’area dell’Irpinia (provincia di Avellino, Campania) è stata interessata da una serie di scosse sismiche che hanno destato allarme tra la popolazione. Alle ore 21:49 è stata registrata una scossa di magnitudo circa 4.0 con epicentro a poco più di 1 km da Montefredane, ad una profondità di circa 14 km. Nei minuti e nelle ore successive si sono registrate altre scosse minori: ad esempio una di magnitudo 2.4 alle 22:08 con epicentro a Montefredane, profondità 11 km. Nella notte tra sabato e domenica è stata registrata un’ulteriore scossa di magnitudo 2.1 alle ore 2:45, sempre nell’area di Montefredane, profondità 13 km.
Irpinia: una zona altamente sismica
L’Irpinia è nota come una zona ad elevata pericolosità sismica. L’evento del 1980 (Terremoto dell’Irpinia, 23 novembre, magnitudo circa 6.9) ne è l’esempio tragico più noto. Le autorità scientifiche sottolineano che la sequenza attuale non è collegata direttamente all’evento del 1980, essendo localizzata circa 30 km più a nord rispetto all’epicentro storico.
Un boato che scosse tutto il Sud
Il 23 novembre 1980 resterà per sempre una data incisa a fuoco non solo nella storia dell’Irpinia, della Campania e della Basilicata, ma in quella dell’intera Italia. Alle 19:34, una scossa di magnitudo 6.9 della scala Richter, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, squarciò le terre dell’Irpinia, provocando una delle più grandi tragedie del dopoguerra italiano: circa 2.900 vittime, 280.000 sfollati e interi paesi ridotti in macerie. Quel terremoto, oltre a essere un evento sismico di immane potenza, fu un terremoto sociale, politico e umano.
Irpinia: le fragilità di un territorio
Uno Stato pressoché assente la cui mancanza fu attenuata solo dall’incredibile tenacia di un popolo che, nonostante tutto, fu capace di rialzarsi. Oggi a distanza di decenni nuove scosse riaprono vecchie crepe, non solo strutturali, ma nel cuore e nell’anima. Non un semplice evento sismico, ma momento focale da cui ripartire facendo i conti con la propria memoria onde essere più pronti e capaci nell’immediato futuro.
Irpinia: la memoria come fondamento
Prima di ogni discorso è doveroso e necessario ricordare. Il terremoto del 1980 non fu solo un crollo di case, ma anche di certezze. Le immagini in bianco e nero dei soccorsi lenti e caotici, le tendopoli, la lunga e spesso controversa ricostruzione, sono parte di un DNA collettivo. Paesi come Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e lo stesso Conza della Campania (ricostruito altrove) portano ancora i segni visibili e invisibili di quella notte. Una tragedia che avrebbe dovuto insegnare l’importanza della prevenzione, della qualità delle costruzioni, della pianificazione territoriale e, soprattutto, della coesione sociale.
Come farsi trovare preparati…
Prevenzione, questa la parola d’ordine. La tecnologia oggi permette un monitoraggio sismico avanzatissimo. Reti di sensori IoT (Internet of Things) possono controllare in tempo reale la stabilità degli edifici, sia quelli storici che quelli nuovi. Droni possono ispezionare le aree a rischio dopo eventi meteorologici estremi. I Big Data, incrociando dati geologici, sismici e strutturali, possono aiutare a creare mappe di rischio sempre più precise. La memoria del 1980 ci impone di investire massicciamente in questi strumenti. In ogni caso questo non basta. Necessaria quantomai prima un’edilizia curata ed ecosostenibile. Sicurezza ed equilibrio con il territorio sono l’unica strada percorribile.
La nuova sfida: costruire il futuro guardando al passato
L’evento sismico del 25 ottobre 2025 nell’area dell’Irpinia ha riattivato preoccupazioni nella popolazione ma, fortunatamente, non ha causato danni gravi né vittime. Le autorità sono operative, le verifiche sono in corso e la situazione è sotto controllo. Tuttavia, la condizione di rischio resta reale in una zona ad elevata sismicità, pertanto la preparazione e la vigilanza rimangono fondamentali. Il 23 novembre 1980 ci ha ricordato la forza brutale della natura. Oggi, l’Irpinia, ed il Paese intero, devono dimostrare la forza tenace dell’ingegno umano, della memoria e della comunità. Perché un territorio che ricorda il proprio passato, è un territorio più forte per affrontare il futuro.
