©Anastasia Marrapodi
Si è svolto ieri sera, 26 novembre, presso la Sala Monteleone di Palazzo Campanella a Reggio Calabria, il convegno “La voce della libertà: spezzare il silenzio, costruire il futuro”, promosso dal Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
L’iniziativa ha riunito esponenti istituzionali e una testimone diretta di violenza, in un dialogo intenso e composto, volto a restituire dignità alla parola e responsabilità all’azione pubblica.
L’apertura di Ersilia Cedro
Ad aprire i lavori è stata Ersilia Cedro, Coordinatrice cittadina di Fratelli d’Italia, che ai microfoni di GBT Magazine ha sottolineato l’importanza di iniziative capaci di trasformarsi in strumenti di educazione e responsabilità collettiva.
“Ovviamente qualsiasi manifestazione di sensibilizzazione su questo tema serve appunto per sensibilizzare e non solo raccontare le stragi o il coraggio che hanno avuto molte donne a denunciare, ma servono per sensibilizzare anche i padri, figli, fratelli, perché la donna va rispettata. La donna deve essere amata, non posseduta.”
Cedro ha ribadito che il messaggio di rispetto e tutela della donna deve raggiungere ogni spazio sociale, dalle scuole alle strade, e che le istituzioni hanno il dovere di portarlo avanti con continuità.
Luciana De Francesco: responsabilità e cambiamento culturale
Il segretario questore del Consiglio regionale della Calabria e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Luciana De Francesco, ha definito la violenza di genere “non più soltanto un’emergenza sociale, ma un fenomeno persistente”, sottolineando il valore della presenza di Mariantonietta Rositani come testimonianza viva e potente.
“La sua forza e la sua dignità ci dicono che dietro ogni legge, dietro ogni numero ci sono vite vere, ferite profonde e un dolore che non possiamo ignorare.”
De Francesco ha ricordato l’impegno della Regione Calabria, sottolineando che nella scorsa legislatura è stata approvata una legge regionale sulla prevenzione e sul contrasto alla violenza di genere. Tale norma, infatti, si fonda sul principio che non basta punire, ma occorre anche educare e proteggere. Inoltre, la consigliera ha richiamato il recente impulso del Governo nazionale guidato da Giorgia Meloni, che ha introdotto l’ergastolo per il reato di femminicidio. Si tratta, pertanto, di un passo significativo che rafforza la tutela delle donne. Tuttavia, ha aggiunto De Francesco, il vero cambiamento deve essere culturale: solo così le leggi possono diventare più efficaci e contribuire a sradicare la violenza prima che si manifesti.
“Le leggi ci sono e continueremo a migliorarle, ma il vero cambiamento deve essere culturale. È importante lavorare insieme, perché solo un cambiamento profondo può rendere le norme più efficaci e spazzare via gli schemi della violenza prima ancora che si manifestino.”
Daniela Iriti: la spirale della violenza e la rivoluzione culturale
La Consigliera Regionale e Direttrice delle carceri, Daniela Iriti, ha posto l’accento sulla necessità di affiancare alle misure legislative un sistema di protezione concreto e duraturo per le donne che subiscono violenza.
“Non è solo importante spronare la donna a denunciare, ma attivare una rete di protezione e soprattutto attuare misure concrete dopo la ripartenza.”
Richiamando l’attenzione sulle giovani generazioni, ha sottolineato che non basta un approccio repressivo:
“Bisogna avviare una rivoluzione culturale, perché attraverso la cultura del rispetto verso gli altri possiamo ottenere risultati e arginare questo fenomeno. Più formazione, più sensibilizzazione nelle scuole, affinché i ragazzi comprendano quanto sia importante la libertà, il rispetto, l’autodeterminazione e anche la libertà economica.”
Mariantonietta Rositani: la voce che rompe il silenzio
Momento di profonda intensità è stato l’intervento di Mariantonietta Rositani, vittima di violenza, che ha scelto di parlare “a nome di tutte quelle donne che oggi voce non hanno”. La sua testimonianza ha restituito concretezza e urgenza al tema, richiamando la società intera al dovere dell’ascolto.
“La prima cosa è l’udito. Bisogna ascoltare, capire e renderci conto laddove una donna ha bisogno di aiuto. Non dobbiamo tirarci indietro.”
Rositani ha denunciato la responsabilità collettiva, ricordando come spesso le donne si rivolgano prima ad amici, parenti o vicini, senza trovare sostegno: “Il mio messaggio è quello di dire aiutiamoci, tendiamo la mano, siamo noi che possiamo fare insieme la differenza.”
Alle donne che hanno paura di denunciare, ha rivolto un appello diretto e commovente:
“Di non avere paura, perché dalla violenza se ne può uscire. Non denunciare porta a un morire dentro, invece denunciare può riaprirti a volare verso la libertà che noi donne dobbiamo riavere. Non ci dobbiamo vergognare mai: a sbagliare non siamo noi, ma chi ci maltratta.”
La sua voce ha attraversato la sala con forza e dignità, incarnando il senso più autentico dell’evento: La voce della libertà.
Un messaggio che resta
Il convegno si è concluso con un appello condiviso alla responsabilità collettiva: spezzare il silenzio non è solo un atto di denuncia, ma un gesto di costruzione. Costruzione di futuro, di relazioni sane, di una società capace di ascoltare e proteggere.
In un tempo in cui la parola rischia di essere svuotata o spettacolarizzata, La voce della libertà ha scelto la via della sobrietà e dell’impegno. E ha lasciato un segno.
