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Liberazione ostaggi Gaza: Netanyahu ringrazia Trump e rilancia l’alleanza con gli Stati Uniti
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato con enfasi l’accordo raggiunto per l’applicazione della prima fase del Piano di pace promosso dal Presidente Trump.
Tutti gli ostaggi saranno riportati a casa
“Con l’approvazione della prima fase del piano, tutti i nostri ostaggi saranno riportati a casa”, ha dichiarato Netanyahu. “Questo è un successo diplomatico e una vittoria nazionale e morale per lo Stato di Israele.”
Determinazione e obiettivi strategici
“Fin dall’inizio, ho chiarito: non ci fermeremo finché tutti i nostri ostaggi non saranno tornati e tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti”, ha ribadito il premier, sottolineando la determinazione del governo israeliano.
Ringraziamenti a Trump e alla forza dell’alleanza
“Grazie alla nostra ferma determinazione, alla potente azione militare e ai grandi sforzi del nostro grande amico e alleato, il Presidente Trump, abbiamo raggiunto questo punto di svolta cruciale.” “Ringrazio il Presidente Trump per la sua leadership, la sua collaborazione e il suo incrollabile impegno per la sicurezza di Israele e la libertà dei nostri ostaggi.”
Benedizione finale e prospettive regionali
Il messaggio si è concluso con una dichiarazione solenne: “Dio benedica Israele. Dio benedica l’America. Dio benedica la nostra grande alleanza.”
L’accordo, mediato da Egitto, Qatar e Turchia, prevede il rilascio di ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, insieme al ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.
In un contesto segnato da anni di tensioni e cicli di violenza, l’accordo per la liberazione degli ostaggi a Gaza rappresenta non solo un successo diplomatico, ma anche un momento di profonda umanità. Le parole di Netanyahu, pur fortemente politiche, restituiscono il senso di una nazione che non dimentica i suoi cittadini. La gratitudine verso Trump evidenzia il peso delle alleanze strategiche, ma anche la necessità di una leadership capace di mediare oltre gli interessi nazionali. Resta ora da vedere se questo punto di svolta sarà davvero l’inizio di una nuova fase, fondata su sicurezza, dignità e memoria condivisa.