
Un finale di stagione da ricordare, un nuovo inizio già all’orizzonte. Manuel Locatelli, oggi capitano della Juventus, ha ripercorso con lucidità e un pizzico di emozione un’annata piena di scossoni, culminata con la qualificazione alla prossima edizione della Champions League. Un traguardo fondamentale, non solo per il club, ma anche per il gruppo squadra, che ha vissuto momenti di grande incertezza prima della svolta firmata Igor Tudor.
L’arrivo di Tudor: “Ci disse poche parole, ma ci guardarono dentro”
Locatelli non ha dubbi: «Quando è arrivato Tudor, si respirava tensione, confusione, frustrazione. Lui è entrato nello spogliatoio, ci ha guardati negli occhi e ha detto: “Siamo ancora vivi, se lo vogliamo davvero possiamo tornare a fare paura.”»
Poche parole, ma pesanti. Tudor ha raccolto una squadra a pezzi dopo l’esonero di Thiago Motta, che non era riuscito a imprimere la svolta tanto attesa dalla dirigenza. In soli due mesi, il croato ha restituito compattezza, idee chiare e una mentalità battagliera, portando i bianconeri a concludere il campionato al quarto posto, davanti a squadre più continue ma meno concrete nel finale.
L’ombra lunga di Allegri e una frase che torna
Nel ripercorrere la stagione, Locatelli non dimentica chi l’ha accompagnato nei primi anni in bianconero. «Mister Allegri diceva sempre: “Le stagioni si decidono in primavera, non a settembre.” E aveva ragione. Questo gruppo ha saputo reagire nel momento decisivo, anche quando sembrava tutto compromesso.»
La Juventus ha attraversato diverse fasi in questa stagione 2024/25: l’iniziale entusiasmo per Motta, le difficoltà tattiche, la delusione dei tifosi, fino alla reazione d’orgoglio sotto Tudor. Un ciclo che si è chiuso con un sorriso: il ritorno in Champions League dopo un anno di assenza, e la qualificazione al Mondiale per Club che inizierà tra due settimane negli Stati Uniti.
Il momento più difficile: “A Milano avevo perso tutto”
Ma nel suo racconto, Locatelli si apre anche a un momento più intimo, lontano da Torino, legato alla sua esperienza al Milan. «Quando ero al Milan, ho vissuto il mio momento più buio. Ero giovane, sotto pressione, con l’etichetta del predestinato. Ma mi sentivo vuoto, perso, senza una direzione. È stato lì che ho capito quanto è importante avere accanto persone vere, non solo allenatori o dirigenti, ma uomini. Oggi alla Juve questo lo sento.»
Un passaggio forte, sincero, che mette in luce quanto il capitano juventino sia cresciuto non solo tecnicamente ma anche umanamente, diventando punto di riferimento per i compagni più giovani e simbolo di una Juve che vuole ritrovare sé stessa.
Verso il Mondiale per Club: Tudor resta?
Con la Champions conquistata, ora l’attenzione si sposta sul Mondiale per Club. La Juventus volerà tra quindici giorni in America per affrontare le migliori squadre del globo. Al momento, Igor Tudor è confermato alla guida tecnica, ma la sua posizione non è ancora blindata per la prossima stagione.
Locatelli, però, non ha dubbi: «Abbiamo trovato un’identità, una strada. Tudor ha saputo dare fiducia e concretezza. Il gruppo è con lui.»
Il futuro parte da qui
Il futuro della Juventus è ancora tutto da scrivere. La qualificazione in Champions League rappresenta la base, non il punto d’arrivo. Ma se c’è una certezza che emerge dalle parole del capitano, è che il gruppo ha ritrovato compattezza e voglia di lottare. Merito di chi ha saputo guidare, ma anche di chi ha scelto di restare nei momenti più duri.
E se le prime parole di Tudor sono servite a riaccendere la fiamma, ora toccherà alla società decidere se confermare l’uomo che ha rimesso in piedi la Juve, o se ripartire ancora una volta da zero. Intanto, la Champions è realtà. E, come diceva Allegri, si vince in primavera. Questa volta, la Juve ha risposto presente.
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