
Ma siamo tutti matti? Un libro di Eleonora Daniele che intreccia storie vere, dolore e speranza per raccontare la salute mentale in Italia.
Il titolo del nuovo libro di Eleonora Daniele, Ma siamo tutti matti? (Rizzoli, 2024), è una provocazione che va dritta al cuore del problema: la salute mentale in Italia, un tema urgente e spesso sottovalutato. Con la sensibilità che la contraddistingue, la giornalista e conduttrice televisiva sceglie di affrontare un argomento complesso e doloroso, dando voce a chi troppo spesso rimane in silenzio: i malati, le loro famiglie e gli operatori che ogni giorno lottano accanto a loro.
Una prefazione che apre le porte alla riflessione
Il libro si apre con una prefazione intensa di Simone Cristicchi, che richiama la sua esperienza con Ti regalerò una rosa, brano che nel 2007 ha acceso i riflettori sugli ex manicomi italiani. Il filo rosso è chiaro: parlare di follia, stigma e solitudine non è solo un atto di coraggio, ma un dovere civile. Cristicchi ringrazia l’autrice per aver ridato dignità a storie che altrimenti rischierebbero di perdersi nell’indifferenza, il vero “virus dei nostri tempi”.
La forza della testimonianza personale
Eleonora Daniele intreccia il racconto giornalistico con il vissuto personale. La sua esperienza accanto al fratello Luigi, affetto da autismo, le permette di raccontare con autenticità cosa significhi vivere ogni giorno dentro e fuori la malattia mentale. Non è un caso che il libro sia dedicato anche a lui, con la sensazione che le pagine siano scritte a quattro mani.
Uno dei passaggi più commoventi è quello in cui l’autrice riflette sulla possibilità che Luigi abbia conosciuto o desiderato l’amore, toccando un tema di cui raramente si parla:
“Mio fratello non era certo matto, ma aveva vissuto e viveva la stessa condizione di Antonio, il malato mentale protagonista della canzone Ti regalerò una rosa. Chissà se Luigi avesse mai provato amore per una donna… Nessuno parla mai dell’amore e del sesso dei disabili mentali gravi, come se a loro non fosse concesso di provare emozioni fisiche.”
Con queste parole, Eleonora Daniele apre una finestra nuova e coraggiosa: è tra le prime a raccontare l’amore delle persone con disabilità, restituendo dignità a un bisogno umano troppo a lungo ignorato. È un passaggio che emoziona e fa riflettere, perché ci ricorda che dietro la malattia ci sono individui con gli stessi desideri, sogni e sensibilità di tutti noi.
Una struttura corale e coinvolgente
Ogni capitolo racconta una storia concreta – famiglie travolte dalla malattia, pazienti dimenticati, donne e uomini caduti nell’abisso del disagio psichico – seguita dal commento di un esperto. Questo intreccio tra testimonianza e riflessione specialistica crea un vero e proprio coro di voci, dove dolore, analisi e proposta si uniscono. È proprio questa coralità che dà al libro una forza particolare: non una singola denuncia, ma un dialogo collettivo che rompe il silenzio e mette tutti noi di fronte alle nostre responsabilità.
Storie che fanno male, ma che vanno raccontate
Alcune pagine sono dure da leggere, perché raccontano di abbandono, violenza e solitudine. Ci sono famiglie che gridano aiuto da anni senza essere ascoltate, strutture trasformate in luoghi di dolore, vite spezzate da un sistema incapace di proteggere i più fragili. Queste storie sono ferite aperte, che bruciano, ma che devono essere raccontate: perché solo guardandole in faccia possiamo capire la profondità della crisi e la necessità urgente di un cambiamento.
Spiragli di speranza e di rinascita
Non mancano però nemmeno spiragli di luce. In alcune pagine troviamo comunità, cooperative e operatori che, con dedizione, offrono non solo assistenza, ma anche la possibilità di rinascere. Come Carmine, che mostra orgoglioso la sua stanza, o Sergio, che grazie al lavoro in una cooperativa ha ritrovato dignità e fiducia in sé stesso dopo anni di malattia. Sono racconti che mostrano come il prendersi cura, il sentirsi parte di qualcosa, possa davvero cambiare una vita.
Siamo tutti matti: il senso del titolo
Il titolo – Ma siamo tutti matti? – trova la sua risposta più autentica proprio in questo intreccio di dolore e resilienza. Sì, siamo tutti matti, nel senso che nessuno può dirsi al riparo da fragilità, crolli, tempeste interiori. “Da vicino nessuno è normale”, scrive Cristicchi, e Daniele sembra voler ribadire che la salute mentale riguarda tutti, non solo chi porta una diagnosi. La follia, in fondo, è uno specchio che riflette paure, disattenzioni e mancanze della nostra società.
Una denuncia civile e un atto di speranza
Il merito principale del libro è proprio quello di unire denuncia e umanità. Eleonora Daniele non si limita a raccontare il dolore, ma lo trasforma in un atto politico e civile, mostrando la necessità di riformare un sistema che ancora oggi considera la malattia mentale “di serie B”. Ne emerge un quadro desolante ma necessario: senza formazione, senza risorse, senza sensibilità sociale, continueremo a leggere tragedie sui giornali invece di parlare di prevenzione e cura.
Oltre la follia: il messaggio di Eleonora Daniele
Ma siamo tutti matti? è un libro che scuote e commuove. Non offre risposte semplici, ma apre spazi di riflessione profonda. È un’opera che unisce coraggio giornalistico e delicatezza personale, e che riesce a trasformare storie di sofferenza in un invito alla responsabilità collettiva.
Questo non è solo un libro sulla follia: è un libro sulla nostra umanità, su ciò che scegliamo di vedere e su ciò che preferiamo ignorare.
Per questo, voglio ringraziare Eleonora Daniele per la sensibilità che ha dimostrato nello scrivere il libro, perché mi ha fatta emozionare e ha toccato delle corde che nessun libro finora letto ha toccato.