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La Manovra 2026 ha visto l’approvazione del governo il 17 ottobre scorso. Ora è approdata nella sessione di bilancio del Parlamento dove i partiti di maggioranza e opposizione potranno operare modifiche. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e altri esponenti chiariscono che alla fine i saldi di bilancio dovranno rimanere inalterati. Sarà una Legge finanziaria che si annuncia la più “leggera” degli ultimi dieci anni.
Manovra 2026, incidenza più bassa rispetto al PIL
La Manovra 2026 da 18,7 miliardi si annuncia quella con l’incidenza più bassa sul Pil. Come evidenziano i dati della Ragioneria Generale dello Stato, non andrà oltre lo 0,8% l’impatto delle misure sul prodotto interno lordo stimato per il prossimo anno. Stando ai dati pubblicati su Il Sole 24 Ore, l’indebitamento necessario per coprire le spese previste resterà sotto la soglia del miliardo di euro. Si tratta di una cifra contenuta rispetto alle Leggi di bilancio degli ultimi due anni quando il defict è stato rispettivamente di 15,7 miliardi (nel 2024) e di 8,4 miliardi (nel 2025).
Le spese previste
Tra le spese previste, la fetta più consistente è rappresentata dal taglio delle tasse per i lavoratori: 4,9 miliardi sono destinati ad alleggerire il carico fiscale e a rendere più pesanti le buste paga. A seguire, 3 miliardi è la somma stanziata per i sostegni alle imprese, circa il doppio rispetto a quelli per le famiglie (1,6 miliardi). Sfiorano i 4 miliardi complessivi gli interventi su sanità, pensioni e sicurezza, mentre i restanti 5,3 miliardi racchiudono misure per altri settori. Stando a dati del governo, ad agosto scorso sono stati spesi “appena” 86 miliardi dei 194 totali relativi al PNRR disponibili fino a giugno 2026. Questi potranno essere impiegati nella manovra.
Il taglio sui ministeri
La prospettiva di un indebitamento limitato tracciato in Manovra di bilancio deriva in parte anche da una serie di tagli alla spesa, a partire da quella dei ministeri. Tra i dicasteri che il prossimo anno dovranno attuare in misura maggiore una revisione dei costi c’è il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato dal vicepremier Matteo Salvini con una riduzione di 524 milioni. A seguire il Mef che rinuncerà a 465 milioni di fondi e il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (377 milioni).
