 
                Fonte foto: Wikipedia
Mimmo Lucano incandidabile, la legge Severino lo esclude dalle regionali
La Commissione elettorale ha dichiarato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace e attuale europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), incandidabile dopo la sua condanna definitiva a 18 mesi per falso. La decisione è arrivata dalla Commissione elettorale del Tribunale, che ha applicato le disposizioni della legge Severino, escludendo il suo nome dalle liste per le elezioni regionali calabresi del 5 e 6 ottobre.
Lucano avrebbe dovuto correre nella circoscrizione Nord, comprendente la provincia di Cosenza, ma il provvedimento ha comportato la sua esclusione anche da questa competizione. La legge Severino, introdotta nel 2012, prevede l’incandidabilità per chi ha riportato condanne definitive per determinati reati, con l’obiettivo di tutelare la trasparenza e l’integrità delle istituzioni.
La posizione della difesa
Gli avvocati di Lucano, Andrea Daqua e Giuliano Saitta, hanno contestato l’applicazione della legge Severino al caso specifico. Secondo la difesa, il reato di falso per cui l’ex sindaco è stato condannato non rientrerebbe tra quelli ostativi previsti dalla normativa. Per questo motivo, era stato presentato ricorso al Tar di Reggio Calabria, chiedendo l’annullamento della decisione della Commissione elettorale.
Tuttavia, i giudici amministrativi reggini hanno respinto il ricorso, confermando l’incandidabilità. La sentenza ha ribadito che la condanna definitiva, anche se per un reato non espressamente indicato tra quelli più gravi, può comunque determinare l’applicazione della legge Severino in base alla valutazione della gravità dei fatti e alla tutela dell’interesse pubblico.
Il ruolo del Tar di Catanzaro
Parallelamente, Lucano aveva presentato ricorso anche al Tar di Catanzaro per la sua esclusione dalla circoscrizione Nord. Ma in questo caso, i giudici hanno dichiarato l’improcedibilità del ricorso per “sopravvenuta carenza di interesse”. In sostanza, la decisione del Tar di Reggio Calabria, già sfavorevole a Lucano, ha reso superflua una pronuncia nel merito da parte del tribunale amministrativo catanzarese.
I magistrati hanno spiegato che, a fronte di due atti di identico contenuto — seppur formalmente distinti — una seconda decisione non avrebbe avuto alcuna utilità pratica.
Le prossime mosse
Lucano e i suoi legali stanno ora valutando la possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio in sede amministrativa. L’obiettivo sarebbe ottenere una sospensiva o un annullamento della decisione, consentendo così all’ex sindaco di Riace di partecipare alle elezioni regionali.
Tuttavia, i tempi stretti della campagna elettorale e la complessità della vicenda rendono incerta la possibilità di un ribaltamento in extremis. La questione, infatti, non riguarda solo l’interpretazione della legge Severino, ma anche il bilanciamento tra il diritto di elettorato passivo e la necessità di garantire l’integrità delle istituzioni.
Un caso che divide
La figura di Mimmo Lucano è da anni al centro di un acceso dibattito politico e mediatico. Conosciuto a livello internazionale per il “modello Riace” di accoglienza dei migranti, Lucano è stato spesso indicato come simbolo di un approccio solidale e innovativo alle politiche migratorie. Allo stesso tempo, le sue vicende giudiziarie hanno alimentato polemiche e divisioni, con sostenitori e detrattori pronti a interpretare ogni sviluppo come conferma delle proprie posizioni.
La decisione di dichiararlo incandidabile, quindi, non è solo un fatto giuridico, ma anche un evento dal forte impatto politico, capace di influenzare il dibattito pubblico in Calabria e a livello nazionale.
La legge Severino sotto i riflettori
Il caso Lucano riporta l’attenzione sulla legge Severino, spesso criticata per la sua applicazione automatica e per i possibili effetti sproporzionati. Alcuni giuristi sostengono che la norma, pur nata con finalità condivisibili, rischi di comprimere eccessivamente i diritti politici, soprattutto in presenza di condanne per reati non direttamente legati alla corruzione o alla criminalità organizzata.
Altri, invece, difendono la legge come strumento indispensabile per preservare la credibilità delle istituzioni e prevenire il rischio che persone condannate possano ricoprire incarichi pubblici.
Conclusioni
La vicenda di Mimmo Lucano incandidabile è destinata a far discutere ancora a lungo. Al di là dell’esito dei ricorsi, il caso solleva interrogativi importanti sul rapporto tra giustizia e politica, sull’interpretazione delle norme e sul confine tra tutela dell’integrità pubblica e rispetto dei diritti individuali.
Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’ex sindaco di Riace potrà ancora giocarsi la partita elettorale o se la sua esclusione resterà definitiva, segnando un nuovo capitolo nella sua complessa storia personale e politica.

 
             
         
        