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Minaccia aggravata: il titolare di un’agenzia funebre dei Castelli Romani a processo per intimidazioni e condotte opache.
Si avvia alla conclusione il procedimento penale a carico del titolare di una nota agenzia funebre dei Castelli Romani, imputato per il reato di minaccia aggravata ai sensi dell’art. 612, comma 2, del Codice Penale. L’ultima udienza è fissata per l’11 giugno alle ore 10:50 presso l’aula F dell’Ufficio del Giudice di Pace di Roma, in Via Gregorio VII. Un appuntamento che potrebbe segnare non solo la fine di un processo, ma l’inizio di una riflessione più ampia sul modo in cui vengono gestiti i rapporti tra imprese funebri e cittadini.
Una telefonata intimidatoria
L’episodio che ha dato origine al procedimento risale al gennaio 2023, quando un cittadino si è rivolto all’agenzia per ottenere chiarimenti sulla gestione della salma di un proprio congiunto. La risposta ricevuta, tuttavia, non è stata quella che ci si aspetterebbe da un operatore del settore in un momento di lutto: parole offensive, toni aggressivi e minacce esplicite, tali da generare un fondato timore per la propria incolumità.
La conversazione è avvenuta tramite l’utenza fissa ufficiale dell’impresa, regolarmente intestata all’imputato. La querela presentata dalla persona offesa è stata supportata da prove fonografiche e dalla testimonianza di un ufficiale di Polizia Giudiziaria, che ha confermato la gravità della condotta. Il Pubblico Ministero ha ritenuto fondata la denuncia e ha disposto l’esercizio dell’azione penale, con rinvio a giudizio formalizzato il 15 dicembre 2023.
Un titolare già noto alle forze dell’ordine
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria, il titolare dell’agenzia non è nuovo a comportamenti discutibili. La sua notorietà presso le forze dell’ordine ha contribuito a rafforzare il quadro accusatorio, rendendo il caso emblematico di una gestione aziendale che sembra ignorare le più basilari norme di rispetto e legalità.
Contratti inesistenti e fatture “volanti”
Ma l’inchiesta non si ferma alla minaccia. Dalla denuncia emergono ulteriori criticità che riguardano la prassi commerciale dell’agenzia. Secondo quanto segnalato, la ditta non adotta procedure trasparenti di contrattualizzazione con i clienti: niente accordi scritti, solo fatture emesse a posteriori, spesso prive di dettagli chiari. Una modalità che, se confermata, potrebbe configurare violazioni sul piano della tutela del consumatore, soprattutto in un ambito delicato come quello funerario, dove le persone si trovano in condizioni di vulnerabilità emotiva e spesso non hanno la lucidità necessaria per esigere garanzie formali.
Un settore da regolamentare?
Il caso solleva interrogativi più ampi: quanto è regolamentato il settore delle onoranze funebri? Quali strumenti ha il cittadino per difendersi da comportamenti scorretti o addirittura intimidatori? La mancanza di contratti scritti, la gestione opaca dei servizi e l’assenza di controlli sistematici rendono questo ambito particolarmente esposto a potenziali abusi.
L’udienza dell’11 giugno sarà cruciale non solo per stabilire le responsabilità penali del titolare, ma anche per accendere i riflettori su un settore che merita maggiore attenzione da parte delle istituzioni e degli organi di vigilanza.
Verso una maggiore trasparenza nel settore funebre
L’inchiesta giudiziaria in corso rappresenta un’occasione per interrogarsi sul rapporto tra legalità, trasparenza e rispetto nel mondo delle imprese funebri. In un momento in cui il cittadino è più fragile, il dovere di chi opera in questo settore dovrebbe essere quello di offrire supporto, chiarezza e dignità. Quando invece emergono minacce, intimidazioni e opacità, è la società intera a dover reagire.
