La tragedia che ha colpito la famiglia Di Vita–Di Ielsi, con la morte di madre e figlia, si è trasformata in un caso giudiziario di grande rilievo. La Procura ha aperto un fascicolo e, secondo quanto trapela, al momento risultano cinque persone iscritte nel registro degli indagati, tra medici e personale sanitario dell’ospedale Cardarelli di Campobasso, dove Antonella Di Ielsi, 50 anni, e la figlia Sara, 15 anni, hanno perso la vita tra sabato sera e domenica mattina, in seguito a quella che viene ipotizzata come una gravissima intossicazione alimentare.
Il caso dal punto di vista penale
Dal punto di vista penalistico, la morte della sue donne ha visto come prima atto dovuto l’iscrizione nel registro degli indagati delle cinque persone indicate. È sempre bene ricordare che l’iscrizione non è una condanna anticipata, ma uno strumento di garanzia: serve a consentire alla Procura di svolgere accertamenti nel rispetto pieno dei diritti di difesa. Oggi parlare di processi e di giustizia deve portare con sè un forte senso di responsabilità, senza spazio a sensazionalismo ed al populismo facile e becero. Il nostro Paese non ha bisogno di condannare sparando nel mucchio ma necessita di garanzie oltre che processuali anche mediatiche.
Le varie ipotesi di reato al vaglio…
Tra le ipotesi di reato al vaglio figura la più grave, quella di omicidio colposo plurimo, che presuppone l’esistenza di una condotta omissiva o commissiva riconducibile a negligenza, imprudenza, imperizia o violazione di regole. Tuttavia, in questa fase, ogni conclusione sarebbe prematura: la catena causale non è ancora definita.
…l’iter che ha portato alla morte prematura
Parallelamente, gli inquirenti stanno ricostruendo l’intero percorso sanitario della famiglia: accessi al pronto soccorso precedenti, trattamenti ricevuti, tempi di diagnosi, protocolli applicati. Le cartelle cliniche sono già state acquisite e saranno decisive nel comprendere se vi siano stati ritardi, errori o scelte cliniche rilevanti sotto il profilo penale, ma solo le perizie mediche e tossicologiche potranno stabilirlo. È sempre bene rimarcare che il percorso della giustizia, soprattutto in questi casi, è sempre tortuoso e pieno di ostacoli. Necessario quindi agire con calma, meticolosità e allo stesso tempo non tralasciare nulla al caso.
Le possibili cause della morte
Sul fronte delle possibili cause, gli investigatori mantengono aperta ogni pista. Nell’abitazione di Pietracatella sono stati sequestrati alimenti, conserve, scarti di cucina, compresi gusci di vongole; si parla anche del consumo di funghi. Le analisi chiariranno se l’origine del dramma sia effettivamente alimentare e, in tal caso, se possano emergere ulteriori profili di responsabilità. Resta sotto osservazione clinica Gianni Di Vita, trasferito allo Spallanzani e in condizioni stabili, mentre la figlia maggiore, 19 anni, sottoposta ai controlli, risulta asintomatica e non avrebbe partecipato al pasto natalizio.
Il punto di vista dell’avvocato…
Da giurista non si può che ricordare un principio cardine: presunzione di innocenza e prudenza nel giudizio. In questa fase l’obiettivo dell’inchiesta non è individuare un colpevole a tutti i costi, ma comprendere cosa sia accaduto e se, e dove, il sistema sanitario o organizzativo possa aver fallito. Solo dopo gli accertamenti tecnici e medico-legali si potrà parlare, con rigore, di eventuali responsabilità penali. Resta di fatto che questo risulta essere l’ennesimo caso in cui, con ogni probabilità, approssimazione, superficialità, mancanza di rispetto verso le regole hanno delle vittime innocenti, morti evitabili che non devono ripetersi. Ricordiamo già l’estate calabrese quanti danni abbia causato, non solo con il sacrificio di vite umane, ma anche al turismo ed al buon nome di una Regione.
