
Fonte foto: Barbara Politi
PizzaGirls unisce cucina, cultura e parità di genere

«La pizza è femmina». Lo ha detto con convinzione la biologa nutrizionista Alessandra Botta durante la conferenza stampa di PizzaGirls ‘25, tenutasi oggi a Roma presso Sala Simonetta Tosi, Casa Internazionale delle donne, Palazzo Buon Pastore. E in quella frase c’è già tutto: il gusto, la forza, la cura, la narrazione. Ma c’è anche il coraggio di ribaltare uno stereotipo, di raccontare un mestiere – quello della pizzaiola – ancora poco rappresentato, e di farlo attraverso le voci e le mani di donne che impastano storie, non solo farina.
A fine conferenza, abbiamo raggiunto telefonicamente Barbara Politi, volto nuovo di questa stagione accanto ad Angela Tuccia. Giornalista, conduttrice, narratrice appassionata del territorio e della cultura gastronomica, Barbara ci ha raccontato il dietro le quinte di un format che non è solo televisione, ma anche racconto sociale, intimo e politico.
“PizzaGirls è un viaggio dentro le case, le cucine, le vite. È un modo per dire che anche in un gesto semplice come stendere un impasto c’è una storia da ascoltare”, ci ha detto con la sua consueta lucidità e calore.
La nuova stagione si arricchisce di incontri speciali: otto personaggi dello spettacolo aprono le porte delle loro case per cucinare insieme, mentre la presenza della nutrizionista Botta aggiunge una dimensione scientifica e consapevole al racconto. Il tutto cucito con ironia, autenticità e uno sguardo femminile che non chiede spazio: lo prende, con grazia e determinazione.

Nell’intervista che segue, Barbara Politi ci accompagna tra impasti, emozioni e riflessioni sul mondo del lavoro, sulla rappresentazione femminile in TV e sul valore di una pizza che sa parlare di noi.
Barbara, grazie di cuore per aver trovato il tempo di essere qui con noi, nonostante i tuoi impegni professionali. È un piacere averti in questa chiacchierata. Partiamo da PizzaGirls ‘25: una nuova stagione, una nuova energia, e la tua presenza accanto ad Angela Tuccia. Cosa ti ha convinta a entrare in questo format e cosa ti ha colpito di più durante le riprese?
“Grazie a te per questa bella chiacchierata, Anastasia. Rispondo subito alla tua domanda, dicendoti che ci sono stati diversi fattori che mi hanno entusiasmata. Innanzitutto, la conoscenza diretta di Angela Tuccia, la mia compagna d’avventura, e di Carlo Fumo, l’ideatore e il regista del format. Con loro avevo già lavorato e tornare sul set per un nuovo progetto da condividere mi ha reso certa che poteva venire fuori qualcosa di bello. E poi la pizza, un mondo che mastico da anni, con il racconto dei suoi protagonisti, della sua tradizione e identità, le sue varietà. Ecco, portare la professione di giornalista gastronomica in un programma televisivo per Rai Play mi è sembrata una opportunità da non perdere. Sono orgogliosa che anche la produzione l’abbia pensata alla stesso modo e mi abbia offerto l’opportunità di salire a bordo. Cosa ricordo delle riprese? La genuinità, la naturalezza, la spontaneità dei momenti che ho raccontato con le pizzaiole e i nostri talent. Tutto rigorosamente vero e reale, cotture e assaggi compresi!”.
In Italia le pizzaiole sono ancora poche, ma in PizzaGirls diventano protagoniste assolute. Cosa ti ha colpito del loro modo di vivere il mestiere e di raccontarsi attraverso la pizza?
“La pizza è femmina”, sostiene qualcuno. Non so se sia esattamente così; certo è che la sensibilità femminile, in pizzeria come in cucina, regala un valore aggiunto, una marcia in più. Come nella vita, no? La pizzaiola, rispetto al collega uomo, ha certamente un approccio concreto ma allo stesso tempo romantico, deciso ma anche sognatore. Ecco, una combo straordinaria, secondo me! Mi ha molto colpita il modo personale, intimo, ma sempre aperto di raccontare la filosofia e il vissuto, le aspirazioni e gli obiettivi, da parte delle pizzaiole che hanno interagito con me e con gli ospiti. Ad accomunarle tutte, poi, un grande coraggio e una forte energia. E poi il talento, che è sempre la ciliegina sulla torta. Anzi, sulla pizza!”
Ogni pizza racconta una storia, un’identità, un gesto d’amore. Secondo te, cosa dice di noi – come donne, come italiane – questo piatto così semplice e potente?
“La pizza è condivisione, riduce le barriere, dà libero sfogo alla creatività e qualche volta consente anche di non rispettare le regole. È un vero miracolo della cucina italiana. Io la amo particolarmente perché la pizza, con la sua semplicità, è capace di conquistare proprio tutti. La pizza è un gesto di attenzione, è identità, è cura, è convivialità. È anche crescita, perché le sperimentazioni nate dalla sua versione tradizionale ci consentono di allargare gli orizzonti e di contaminare la nostra essenza.”
In questa stagione entri nelle case di otto personaggi dello spettacolo per cucinare insieme. Che tipo di atmosfera si crea in quei momenti? C’è stato un incontro che ti ha lasciato qualcosa di speciale?
“Non potete immaginare quanto io mi sia divertita! Ogni puntata, ogni padrone/a di casa sono una storia a sé! Non c’è qualcuno che ho preferito rispetto ad altri, perché ognuno di loro mi ha regalato delle emozioni uniche. Dalla simpatia effervescente di Martina Stella alla comicità degli Arteteca, dalla goliardia di Paolo Belli e di Mariotto, alla sensibilità di Ludovica Nasti, passando per l’estro di Claudio Guerrini e Beppe Convertini e la dolcezza di Costanza Caracciolo. Ne vedrete delle belle. Tutti mi hanno fatto sentire .. come a casa!”
In questa stagione c’è anche la voce autorevole della biologa nutrizionista Alessandra Botta, che porta un contributo scientifico e sociale al programma. Quanto è importante oggi, in un format televisivo, parlare di alimentazione consapevole? E quanto conta che a farlo siano donne competenti e appassionate come lei?
“Fondamentale, direi. Il contributo di Alessandra è sempre prezioso. Tutti vogliamo mangiare la pizza, ma allo stesso tempo ognuno di noi tiene alla forma e alla salute. Conoscere i modi corretti di mangiare la pizza, salvaguardando l’alimentazione, diventa essenziale. Dalla scelta delle materie prime e degli ingredienti agli abbinamenti, è necessario sapere come comportarsi a tavola. Chi meglio di una professionista come Alessandra, con la sua preparazione e la sua sensibilità, può esserci d’aiuto?”
PizzaGirls racconta donne che hanno scelto un mestiere ancora poco femminile, come quello della pizzaiola. Ma il tema delle pari opportunità riguarda tutto il mondo del lavoro, dai cantieri alle redazioni, dalle cucine ai laboratori scientifici. Secondo te, cosa serve davvero per superare gli stereotipi e costruire un ambiente professionale più equo, dove le donne possano scegliere liberamente anche i mestieri che per troppo tempo sono stati considerati “da uomini”?
“È un percorso lungo, ma in discesa. Un work in progress che non deve arrestarsi mai. Abbiamo fatto tanto strada, e parlo della categoria professionale femminile, ma tanta resta ancora da farne. Nel tempo siamo riuscite a dimostrare che siamo forti, preparate, talentuose, con grandi capacità di problem solving, abbiamo conquistato la fiducia degli uomini (della maggior parte degli uomini) ma forse dobbiamo conquistare ancora totalmente la nostra. Bisogna avviare politiche chiare contro il mobbing e la discriminazione di genere, mettere in risalto le storie femminili di successo (perché ce ne sono tante, e Pizza Girsl lo fa) lavorare sulla flessibilità e la conciliabilità delle professioni. Insomma, non bisogna fermarsi, per evitare che gli ostacoli che ancora incontriamo come donne abbiano vita lunga”.
Tu sei da sempre legata al racconto enogastronomico, ma anche al giornalismo e alla narrazione sociale. Secondo te, quanto spazio c’è oggi per le donne in TV? E quanto è difficile conquistare credibilità, soprattutto quando si parla di cibo, cultura e territorio?
“Molto spesso le giornaliste e le conduttrici sono belle donne, piacenti, interessanti, qualunque sia la loro età. Ecco, lo spazio c’è per le donne ed è capace di essere tenuto nella misura in cui si comprende che il telespettatore ha bisogno di qualcosa in più dell’aspetto fisico o della giovinezza per fidelizzarsi a un volto. Preparazione, empatia e sensibilità, oltre a simpatia e naturalezza. C’è spazio per tutte coloro che hanno questi requisiti, secondo me, oltre che un aspetto piacente. Devi entrare a casa del telespettatore e sederti con lui a tavola. A lui interessa che tu abbia qualcosa da dire, non solo che sia una bella donna”.
Barbara, grazie ancora per aver condiviso con noi il tuo tempo, la tua esperienza e la tua visione. Prima di salutarci, ti chiedo una curiosità: se dovessi creare una pizza che ti rappresenta, a chi la dedicheresti e quali ingredienti non potrebbero mancare?
“La dedico al mio nipotino, Ruben, che a quasi quattro anni va già pazzo per la pizza (ne avrà viste tante nel lavoro della zia?). Nella mia pizza ideale non possono mancare la mozzarella e il pomodoro, ma anche il basilico, perché adoro i sapori mediterranei”.