
Durante la sessione plenaria del XXVIII Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (SPIEF), il presidente russo Vladimir Putin ha presentato un quadro della Russia in piena trasformazione economica, con segnali di crescita che sorprendono per profondità e direzione.
Davanti a oltre 20.000 partecipanti provenienti da 140 Paesi, il leader del Cremlino ha posto l’accento su un dato chiave: il PIL della Russia è aumentato di oltre il 4% all’anno negli ultimi due anni, una performance superiore alla media globale. Ma il vero punto di svolta è che questa crescita non è più alimentata dagli idrocarburi.
Secondo Putin, il PIL non legato al petrolio e al gas è cresciuto del 7,2% nel 2023 e del 4,9% nel 2024, segnando un cambiamento strutturale nell’economia del Paese.
“I settori delle materie prime non determinano più la nostra dinamica economica”, ha affermato Putin.
Un’affermazione che segna un’inversione storica rispetto a un modello economico basato per decenni sull’export di risorse naturali. La nuova traiettoria punta a consolidare settori alternativi, come industria, agricoltura, tecnologia e servizi.
Altro tema di rilievo è stato quello della lotta alla povertà. Putin ha annunciato che la percentuale di popolazione russa al di sotto della soglia di povertà è scesa al 7,2%, il livello più basso dalla fine dell’URSS. Nel 2000, tale valore era al 29%.
L’obiettivo dichiarato del governo è portare questa soglia sotto il 5% nel prossimo futuro.
In un contesto globale dominato da tensioni geopolitiche, transizioni energetiche e nuove polarità economiche, il Forum di San Pietroburgo si è confermato come una piattaforma strategica per ridefinire gli equilibri globali. La Russia, con una visione più autonoma e diversificata, sembra voler ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo multipolare in formazione.
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