La cancellazione del Decreto Crescita mette in crisi i bilanci della Serie A: Napoli e altri club costretti a rivedere ingaggi e strategie.
Il Decreto Crescita, introdotto nel 2019, aveva rappresentato una delle leve fiscali più importanti per il calcio italiano. Grazie a questo regime agevolato, i club potevano ingaggiare calciatori e allenatori stranieri beneficiando di una tassazione ridotta, a condizione che il lavoratore rimanesse in Italia per almeno due anni. In pratica, metà dello stipendio lordo veniva escluso dalla base imponibile, permettendo alle società di offrire ingaggi competitivi senza subire il peso di un’imposizione fiscale elevata. È stato proprio questo meccanismo a favorire l’arrivo di campioni come Lukaku, Pulisic e ThuramSocial Media Soccer.
La stretta del Governo
Con la Legge di Bilancio 2024, il Governo ha deciso di abolire il Decreto Crescita per gli sportivi professionisti. La misura è entrata in vigore dal 1° gennaio 2024, ma con un effetto retroattivo che colpisce anche gli ingaggi avvenuti dal 1° luglio 2023. Una scelta che ha spiazzato i club, i quali avevano pianificato le proprie campagne acquisti contando su un regime fiscale ormai consolidato. La Lega Serie A ha reagito con forza, inviando una lettera al Governo per sottolineare i rischi “nefasti” di questa abolizioneEurosport.
Il caso Napoli
Tra le società più colpite c’è il Napoli. Il presidente Aurelio De Laurentiis aveva sfruttato il Decreto Crescita per ingaggiare giocatori come Cajuste, Natan e Lindstrom, oltre al tecnico Rudi Garcia e al suo staff francese. Ora, con la cancellazione del beneficio, il club dovrà pagare l’intera aliquota fiscale su questi contratti, con un aumento significativo del costo lordo. Dario Sarnataro, ai microfoni di Radio Marte, ha evidenziato come il patron azzurro sia costretto a rivedere i conti, perdendo un vantaggio che aveva reso sostenibili operazioni di mercato altrimenti proibitive.
Conseguenze per la Serie A
Gli effetti della cancellazione del Decreto Crescita sono molteplici:
- Aumento dei costi: gli stipendi lordi dei calciatori stranieri cresceranno sensibilmente, riducendo la competitività delle offerte italiane rispetto a quelle di altri campionati europei.
- Mercato più povero: senza agevolazioni fiscali, sarà più difficile attrarre top player dall’estero. La Serie A rischia di tornare indietro rispetto a Premier League, Liga e Bundesliga.
- Rinnovi complicati: anche i contratti già firmati potrebbero diventare insostenibili, costringendo i club a rinegoziare o a cedere giocatori.
- Impatto sugli allenatori: non solo i calciatori, ma anche gli staff tecnici stranieri vedranno aumentare il peso fiscale, rendendo più oneroso il reclutamento di figure di alto profilo.
Le reazioni dei club
La Lega Serie A ha espresso preoccupazione, sottolineando come il Decreto Crescita abbia rappresentato un volano per la competitività del campionato. Senza di esso, il rischio è quello di un impoverimento tecnico e di una riduzione dell’appeal internazionale. Alcuni presidenti hanno già iniziato a valutare strategie alternative, puntando maggiormente su talenti italiani o su operazioni di mercato meno costose.
Un futuro incerto
La cancellazione del Decreto Crescita apre un dibattito più ampio sul rapporto tra fiscalità e sport. Da un lato, il Governo ha voluto eliminare una disparità percepita rispetto ad altri lavoratori provenienti dall’estero. Dall’altro, il calcio italiano perde uno strumento che aveva permesso di restare competitivo in un contesto europeo sempre più aggressivo. Non è escluso che, in futuro, si possa discutere di nuove forme di agevolazione, ma per ora i club devono fare i conti con una realtà più onerosa.
