Fonte foto: on. Ascari
Sportello antiviolenza, un segnale forte delle istituzioni per proteggere e ascoltare chi subisce discriminazioni e abusi
Il tragico femminicidio di Pierpaola Romano, ufficiale di pubblica sicurezza presso la Camera dei Deputati, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e segnato un punto di non ritorno nel dibattito sulla violenza di genere. Il fatto che un luogo simbolo della democrazia non sia stato immune da un atto così brutale dimostra quanto sia urgente adottare strumenti concreti di prevenzione e contrasto. È una ferita che ci interpella tutti, come cittadini e come parte di una comunità politica.
Lo sportello antiviolenza: una risposta concreta
In questo contesto, l’approvazione dell’ordine del giorno — a firma della deputata promotrice e della collega Morfino — rappresenta un passo coraggioso e lungimirante. La proposta impegna l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori della Camera dei Deputati a valutare la creazione di uno sportello antiviolenza all’interno di Montecitorio, aperto al pubblico e gestito con il supporto di associazioni specializzate. Un luogo fisico dove ogni persona, indipendentemente dal genere, possa trovare ascolto, assistenza e orientamento.
Un modello replicabile
Lo sportello non nasce come semplice struttura di emergenza, ma come presidio stabile di tutela dei diritti fondamentali. Un modello che si propone di essere replicato in tutte le pubbliche amministrazioni e nei luoghi di lavoro, affinché le istituzioni non siano solo simboli di potere, ma diventino davvero spazi di protezione e rispetto della persona.
Questa iniziativa ha il potenziale di trasformare l’approccio istituzionale alla violenza di genere, promuovendo una cultura del rispetto, della consapevolezza e della prevenzione. In un’Italia che ogni anno conta decine di femminicidi e innumerevoli episodi di violenza domestica e sessuale, è cruciale costruire un sistema di supporto capillare e qualificato.
Informare per prevenire
Accanto alla funzione di ascolto, lo sportello avrà un ruolo fondamentale nell’informazione. Spesso la violenza si consuma nel silenzio, nel senso di vergogna o isolamento che chi la subisce può provare. Dare visibilità al fenomeno, offrire strumenti di riconoscimento delle situazioni abusive e rendere noti i diritti e le tutele disponibili è parte integrante della lotta.
Un servizio efficace deve prevedere:
- Operatori formati nell’ascolto empatico e nell’intervento psicologico.
- Rete di collaborazione con enti locali, centri antiviolenza, servizi sociali e forze dell’ordine.
- Canali di accesso anche digitali per abbattere barriere logistiche e culturali.
Un fatto pubblico, non privato
La violenza di genere non è un dramma individuale, ma un fatto collettivo e politico. Ogni episodio riguarda l’intera comunità e chiama in causa il dovere delle istituzioni di agire con coraggio. Non basta condannare gli atti una volta che si sono compiuti, occorre costruire percorsi di sensibilizzazione e prevenzione radicati nel tessuto sociale e lavorativo.
Conclusione: costruire civiltà
Lo sportello antiviolenza a Montecitorio non sarà solo un punto di riferimento per chi subisce discriminazioni o violenze, ma una dichiarazione politica e culturale. La sua istituzione segna un cambiamento di paradigma: le istituzioni non devono limitarsi a rappresentare la legge, ma essere il primo esempio di tutela, rispetto e civiltà.

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