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Negli Stati Uniti, da quasi un anno, i ragazzi della Generazione Alpha dicono continuamente “six seven” e la mania è arrivata anche da noi. L’espressione non vuol dire nulla. Si tratta di un no-sense, è una sorta di indice di appartenenza, tanto da diventare una parola. Addirittura la parola dell’anno 2025, secondo l’Oxford Dictionary.
Stati Uniti, “six-seven” è il meme più virale sui social
Il fenomeno ha raggiunto un tale successo che “6-7” ha una pagina Wikipedia e, secondo il dizionario citato, ha superato nell’uso altre parole come:
- Agente: nel linguaggio dell’AI, sistema capace di agire in modo autonomo per raggiungere un obiettivo.
- Aura farming: coltivazione intenzionale del proprio carisma o “aura” sui social per attirare attenzione.
- Broligarchia: fusione di “bro” e “oligarchia”, usata per indicare un’élite culturalmente omogenea.
- Clanker: termine ironico per chatbot e sistemi di intelligenza artificiale.
- Gen Z stare: espressione facciale impassibile associata ai giovani della Gen Z.
- Overtourism: fenomeno del turismo eccessivo che danneggia luoghi e comunità locali.
- Tradwife: donna che abbraccia ruoli di genere tradizionali, spesso in ambienti conservatori.
Con la scelta di “6-7”, Dictionary.com conferma che il linguaggio dei social media continua a influenzare la lingua comune. Ovviamente anche quando le parole — come in questo caso — non significano assolutamente nulla.
“6-7”, l’interpretazione dei linguisti
L’espressione potrebbe significare “così così” o “mezzo”, visto che molti dicono muovendo le mani come a dire “più o meno”, con un gesto coi palmi verso l’alto, che si muovono alternativamente. La linguista Kristen Syrett ha spiegato che “6-7” funziona più come un marcatore di un discorso. E’ un vero e proprio segnale di appartenenza a un gruppo (“sono dentro”) piuttosto che una parola con significato definito. Per Steve Johnson, responsabile del Dictionary media group, urlare “six-seven” e sentirsi capiti è appagante perché fa sentire meno soli. E’ “un inside joke che è un segnale sociale” per sorprendere, farsi notare, far ridere, magari spiazzare o intrattenere.
L’influenza dei social
L’arte del nonsense è stata trasformata in fenomeno social, ennesima riprova della loro potenza. Sembra che l’hashtag “six-seven” è già stato utilizzato in più di 2 milioni di post. E molti linguisti hanno ragionato in termini di “brain rot”: il fenomeno che descrive il deterioramento mentale o intellettuale causato dal consumo eccessivo di contenuti online banali surreali e di bassa qualità, come brevi video e meme. Anche questo termine, tradotto letteralmente come “marciume cerebrale”, è stato scelto come “Parola dell’Anno” dall’Oxford English Dictionary, ma nel 2024.
Da fenomeno social a trend
La genesi del “Six Seven” è complessa e incerta: è comparso per la prima volta nel ritornello della canzone “Doot Doot (6 7)” del rapper di Philadelphia Skrilla. Alcuni ipotizzano possa essere la via della città natale del rapper, come la 67ª Strada. Altri ipotizzano che si riferisca al codice di polizia 10-67, utilizzato per segnalare un decesso. Lo stesso artista ha chiarito in un’intervista a WSJ che non ha mai attribuito un significato preciso alla frase. Per assurdo questa vaghezza ne ha alimentato il successo: “Non voglio definirlo, è per questo che continua a diffondersi”.
