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Tito Boeri, direttore scientifico del Festival internazionale dell’economia che parte a Torino il prossimo 30 maggio, ha rilasciato un’intervista a “La Stampa”. Ha così esordito: “Il disagio dei giovani non deve essere dimenticato. Allo stesso tempo, l’Europa è chiamata a potenziare il suo ruolo internazionale di fronte all’incertezza Usa. In tal senso, le parole di Mattarella e Draghi sono un richiamo opportuno, che dovrebbe essere colto dall’attuale governo”.
Tito Boeri sui giovani
«Il problema è che i giovani sono anche sempre meno. Il mestiere dell’economista è quello di guardare ai dati concreti, andando al di là degli aneddoti. E c’è una statistica che ha catturato la mia attenzione. Negli ultimi dieci anni le indagini sul benessere e sulla depressione hanno cambiato dinamiche in modo totale, cambiando l’età anagrafica dei rispondenti. In genere la situazione vedeva un picco dell’infelicità verso i 50 anni, salvo poi migliorare con la pensione»
Tito Boeri sulla depressione giovanile
«Noi oggi vediamo, in modo coerente con tutti i Paesi, che il punto più alto della depressione non coincide più con la crisi della mezza età, ma con l’adolescenza. E continua con l’ingresso sul mondo del lavoro. Il punto cruciale del nostro Festival vuole dare risposte a questo tema, in linea con quello della scorsa edizione, ovvero l’intelligenza artificiale. Uno dei problemi è che adesso sono i social media a esporre in modo costante i ragazzi, le interazioni telematiche e il giudizio degli altri può spingere i giovani a essere molto più infelici».
Il calo delle nascite
«È cambiata la demografia, perché il calo delle nascite è un tema importante e che influenza il mercato del lavoro, in una fase in cui le imprese fanno fatica a trovare lavoratori. Allo stesso tempo, tutta la massa salariale è molto bassa. A differenza di altri Paesi i salari, per altro, non hanno saputo tenere il passo dell’inflazione. Abbiamo avuto una perdita di potere d’acquisto intorno al 10%, nonostante i proclami della politica. Cosa fare? Per chi ha stipendi più bassi bisognerebbe introdurre il salario minimo, che è attivo in tutta Europa tranne che in Italia».
Tito Boeri sul salario minimo
«Avevamo avanzato una proposta per i governi Blair e D’Alema, e ci furono posizioni molto dure da parte dei sindacati. Poi però c’è stato un parziale ravvedimento, e quello che è emerso è un dibattito che va ancora avanti. Ma poi ci sono state posizioni ideologiche nette e ostili a questo processo, come quella dell’attuale governo. Ritengo che si dovrebbe tornare a parlare di salario minimo in modo concreto»
Mettere un argine alla denatalità
«Come sappiamo sono i lavoratori che pagano le pensioni. E in Italia abbiamo un tasso di fecondità molto basso. Se diminuisce il numero dei lavoratori e cresce quello dei pensionati, il sistema va in difficoltà. E non è un problema di longevità, ma di nascite. Maggiore sicurezza economica, più certezze, più stabilità, aiuterebbe molto a rimettere a posto le cose».
Sull’Unione Europea
«C’è un distinguo da fare, perché siamo in uno scenario in cui un Paese -gli Usa- e una moneta – il dollaro – erano considerati come un porto sicuro. Ora c’è una perdita di credibilità che abbiamo vissuto anche noi negli anni della crisi dell’eurozona. Negli Usa c’è una amministrazione avventurista e con scelte dirompenti, con tanti salti in avanti e retromarce come sul commercio. Lo abbiamo visto con la fuga dai Treasuries. È per questo che l’euro può trarne vantaggio e potenzialmente prendere il ruolo del dollaro nel futuro, se la credibilità degli Usa continuerà a calare in questo modo».
Sulla Germania
«Sicuro è che la norma sul freno del debito è stata utile in alcuni casi, ma non in caso di recessione, per esempio. Il pareggio di bilancio senza alcun controbilanciamento non aveva senso. I Bund sono ancora solidi, ma è chiaro che adesso il rendimento riflette l’addio alla regola dell’austerity. Restano però titoli di Stato la cui forza non è in discussione. E questo riflette anche sul differenziale coi titoli italiani»
Tito Boeri sul ruolo dell’Unione Europea
«L’Europa è chiamata ad avere un ruolo internazionale ancora più grande di quello che ha avuto finora. Il declino degli Stati Uniti è significativo, e proprio per questo che serve uno sforzo preciso per andare avanti. In questo senso le parole di Mattarella sono opportune e doverose, perché i ritardi dell’Ue sono tanti. E credo che il governo italiano dovrebbe fare una scelta di campo precisa in questo momento. Purtroppo abbiamo precedenti storici che l’equilibrismo non è pratica facile»
Conclude così l’economista

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