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Donald Trump sembra ottimista in merito alla difficile partita del piano di pace per Gaza. Il tycoon sta facendo pressioni sia su Benyamin Netanyahu sia su Hamas prima che i negoziati entrino nel vivo a Sharm el-Sheikh. Le trattative, secondo il presidente, già «stanno andando bene» e richiederanno «un paio di giorni». L’impressione è che ci sia un’accelerazione sullo scambio dei prigionieri, nodo cruciale per poter procedere col resto. Il gruppo palestinese ha già iniziato a recuperare i corpi degli ostaggi deceduti, chiedendo «la cessazione dei bombardamenti per completare l’operazione».
Il piano Trump, un margine per la flessibilità
La Croce Rossa internazionale intanto si sta attivando con alcuni incontri preparatori. Il piano per la Striscia «è un ottimo accordo per Israele… e per tutto il mondo arabo, il mondo musulmano e il mondo intero», ha assicurato il presidente americano, lanciando un monito ad Hamas, che subirà una «distruzione completa» se si rifiuterà di cedere il potere e il controllo di Gaza. Poi però, pur affermando che «non abbiamo bisogno di flessibilità perché praticamente tutti sono d’accordo», ha lasciato qualche possibilità per la mediazione: «Ci saranno sempre alcuni cambiamenti», in occasione della cerimonia a Norfolk per i 250 anni della Marina Usa.
Le rimostranze di Netanyahu
The Donald ha assicurato che «Bibi è d’accordo» nell’interrompere i bombardamenti a Gaza e sostenere il piano di pace Usa. Tuttavia Venerdì scorso c’è stata una telefonata burrascosa tra i due, con Trump che ha strigliato il premier israeliano per aver accolto negativamente la risposta di Hamas alla proposta americana. Così il presidente USA: «Non capisco perché sei sempre così fottutamente negativo. Questa è una vittoria. Accettala». Intanto è intervenuto anche il segretario di Stato Marco Rubio, che ha chiesto a Israele di fermare i bombardamenti perché «non si possono rilasciare gli ostaggi nel bel mezzo di un attacco». E ha avvisato che Trump «vuole vedere i risultati velocemente. Non è qualcosa che può trascinarsi. Non possiamo essere qui fra tre settimane ancora a discutere».
La logistica del piano
Rubio ha anche spiegato che la prima fase dei negoziati in Egitto si concentrerà sulla «logistica» del rilascio dei 48 ostaggi israeliani (20 ancora in vita), in cambio di 250 ergastolani palestinesi e di 1.700 residenti di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre. La seconda fase – il disarmo di Hamas e la governance della Striscia – sarà «più difficile», ha ammesso. Ma i miliziani intenderebbero chiedere di collegare le due fasi, uno scenario che Israele respinge. «Finché non ci sarà il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti… non passeremo agli altri punti», ha scandito Netanyahu.