
Un libro per tutti come strumento di dignità, inclusione e rinascita nelle carceri italiane
Un libro per tutti. Non è solo il titolo di una nuova iniziativa, ma un manifesto etico che ribalta il paradigma della detenzione. Nel carcere di Secondigliano, a Napoli, nasce un progetto che mette al centro il diritto universale alla cultura, l’inclusione e il riscatto sociale. E lo fa partendo da un gesto semplice, ma profondamente umano: il desiderio di un detenuto romeno di leggere un libro nella propria lingua madre.
Una lettera che diventa ponte
Da quella richiesta, indirizzata al console generale della Romania a Roma, Marian Popescu, è scaturita una risposta che ha travalicato il singolo caso. Il detenuto ha scritto una lettera, chiedendo sostegno. Il console ha risposto con prontezza e sensibilità, coinvolgendo la direttrice dell’istituto penitenziario, Giulia Russo, e il vicario della Prefettura di Napoli, Franca Fico. Così è nato “Un libro per tutti”, un progetto che non si limita a donare volumi, ma apre una riflessione più ampia sul valore della cultura in contesti di privazione della libertà.
Il diritto alla cultura nella propria lingua madre
Durante la cerimonia di presentazione, il responsabile dell’ufficio consolare romeno ha sottolineato: “Tutti hanno diritto all’educazione e alla cultura nella propria lingua madre”. Un libro per tutti, dunque, non come privilegio, ma come diritto. I primi volumi in lingua romena, donati dal Consolato Generale della Romania, sono stati consegnati al detenuto e andranno ad arricchire il fondo librario multilingue della biblioteca del carcere, già accessibile a tutti.
Inclusione non come utopia, ma come strategia
Ma cosa significa davvero “Un libro per tutti”? Significa riconoscere che la cultura è uno strumento di emancipazione, anche e soprattutto quando la libertà è sospesa. Per troppo tempo si è pensato che il carcere dovesse essere solo punizione. Eppure, l’inclusione non è un’utopia: è una strategia concreta per ridurre la recidiva, restituire dignità alle persone e rendere più sicura la società.
Il tempo della pena come tempo di valore
Un libro per tutti è anche un invito a ripensare il tempo della pena. Non come vuoto da riempire, ma come spazio da valorizzare. Nei penitenziari italiani stanno nascendo laboratori di artigianato, scuole, teatri, biblioteche e corsi di formazione professionale. Chi impara un mestiere, chi legge, chi recita o studia, non sta semplicemente scontando una pena: sta costruendo una nuova identità, giorno dopo giorno.
Un libro per tutti: un progetto che guarda lontano
Il progetto non si fermerà a Napoli. “Un libro per tutti” è destinato a estendersi progressivamente ad altri istituti penitenziari italiani, fino a includere anche i centri che accolgono cittadini romeni minorenni sotto tutela. È un segnale forte, che parla di equità, di rispetto, di visione. Perché leggere significa pensare, e pensare è il primo passo per cambiare.
Cultura come ponte tra storie e possibilità
In un’epoca in cui la cultura rischia di essere marginalizzata, “Un libro per tutti” ci ricorda che ogni pagina può essere un ponte. Un ponte tra lingue, tra storie, tra vite. Un ponte che non cancella il passato, ma apre possibilità per il futuro. E che, nel silenzio di una cella, può accendere una luce.