Foto: X
Giornata mondiale dell’infermiere 2025: riconoscere il valore di chi si prende cura di noi
Il 12 maggio si celebra l’infermiere: una figura centrale nel sistema sanitario tra empatia, competenza e sfide quotidiane.
Infermiere è una parola che racchiude impegno, umanità e competenze. E ogni anno, il 12 maggio, si celebra la Giornata Mondiale dell’Infermiere, un’occasione fondamentale per riconoscere e valorizzare il ruolo insostituibile di questi professionisti nel sistema sanitario. La ricorrenza coincide con la data di nascita di Florence Nightingale, fondatrice dell’infermieristica moderna, e richiama l’attenzione pubblica su una figura che ogni giorno lavora in silenzio, ma con un impatto enorme sulla salute e sulla dignità delle persone.
Il ruolo dell’infermiere nella sanità moderna
L’infermiere è spesso la prima figura sanitaria con cui il paziente entra in contatto e l’ultima a salutarlo al termine di un percorso di cura. È un ponte tra medico e paziente, tra famiglia e sistema sanitario. Non si limita a somministrare terapie o eseguire procedure tecniche: l’infermiere ascolta, accoglie, accompagna, rappresentando un riferimento fondamentale per chi vive momenti di fragilità. Anna Di Caprio, infermiera professionale presso il Poliambulatorio Aesthe Medica di Ferrara, racconta come la professione si sia evoluta: “Oggi l’infermiere è un professionista altamente formato, autonomo, capace di pianificare l’assistenza e di gestire situazioni complesse, non più un semplice esecutore”. Oltre al titolo universitario, gli infermieri si aggiornano continuamente con master, corsi specialistici e lauree magistrali. L’infermiere opera in contesti diversificati: ospedali, ambulatori, case di cura, a domicilio, nelle scuole, nei centri per le dipendenze e nella salute mentale. È presente nelle terapie intensive, nelle emergenze, nella riabilitazione e nella prevenzione. Questo fa dell’infermiere una figura trasversale, capace di adattarsi a ogni scenario clinico, con una visione globale del percorso assistenziale.
Dall’eroe della pandemia alla figura invisibile?
La pandemia da COVID-19 ha segnato una svolta nella percezione pubblica dell’infermiere. In quei mesi durissimi, gli infermieri sono stati definiti “eroi” per il loro coraggio, la dedizione e la resistenza. Ma quel riconoscimento non si è tradotto in un reale miglioramento delle condizioni lavorative. Gli infermieri hanno pagato un prezzo altissimo in termini di stress, burnout, malattie e persino vite perse. “Durante la pandemia – spiega Di Caprio – molti di noi hanno lavorato in condizioni estreme, con orari massacranti, protezioni scomode e il terrore di infettare le nostre famiglie. Ma abbiamo resistito. Ora, però, chiediamo che tutto ciò non venga dimenticato”.
