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Violenza crescente contro medici e infermieri in Umbria
La sanità umbra è sotto attacco. Gli episodi di violenza registrati al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria di Terni, dove tre infermieri sono rimasti feriti in due distinti casi, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica e le istituzioni. Non si tratta di eventi isolati, ma dell’emblema di un fenomeno in preoccupante crescita. Secondo i dati del Centro regionale per la gestione del rischio sanitario, nel 2024 si sono verificati ben 207 episodi di aggressione, con un aumento del 37% rispetto all’anno precedente. Sono stati coinvolti 262 operatori, in prevalenza donne tra i 30 e i 39 anni, e la categoria più colpita è quella degli infermieri (58%), seguita dai medici (25%).
Un quadro allarmante
La maggior parte delle aggressioni è di tipo verbale (76%), ma non va sottovalutata la gravità di quelle fisiche, che rappresentano il 18% dei casi. Gli episodi si verificano soprattutto al mattino, quando i pronto soccorso sono più affollati e il personale è sottoposto a forte pressione. Il caso di Terni, purtroppo, non è un’eccezione, ma la punta dell’iceberg di una crisi che richiede risposte immediate e strutturate.
La voce delle istituzioni
La Presidente della Regione Umbria, l’on. Stefania Proietti, ha espresso una ferma condanna per quanto accaduto e ha ribadito l’impegno della Regione nel contrastare ogni forma di violenza nei confronti degli operatori sanitari. “Siamo impegnati con continuità e determinazione a promuovere la cultura della prevenzione e della sensibilizzazione – ha dichiarato – contro ogni forma di violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore sanitario e sociosanitario. I professionisti che dedicano la loro vita alla cura e all’assistenza delle persone meritano di lavorare in un ambiente sicuro e rispettoso”.
Proietti ha sottolineato l’importanza di un approccio condiviso: “Abbiamo avviato percorsi che prevedono un impegno congiunto tra le istituzioni del sistema sanitario regionale, gli ordini professionali e i cittadini, nella convinzione che la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro sia un obiettivo comune”.
Le azioni concrete
La Regione Umbria ha già messo in campo diverse misure per affrontare il problema. Tra queste:
- Rafforzamento dei protocolli di sicurezza nei pronto soccorso
- Sistemi di monitoraggio e segnalazione delle aggressioni
- Campagne di sensibilizzazione nell’ambito del progetto “Umbria contro ogni genere di violenza”
- Formazione del personale per la gestione delle situazioni critiche
- Collaborazione più stretta con le forze dell’ordine per garantire interventi tempestivi
Queste azioni saranno integrate nel nuovo Piano sociosanitario regionale, che includerà anche le proposte della Consulta delle professioni sanitarie e del risk management, per garantire un approccio uniforme su tutto il territorio.
Una battaglia collettiva
La lotta contro la violenza al personale sanitario non è solo una questione di sicurezza, ma di civiltà. Difendere chi ci cura significa difendere la dignità del nostro sistema sanitario e il valore del rispetto reciproco. È una battaglia che va combattuta insieme, con determinazione e responsabilità, affinché nessun operatore debba più temere per la propria incolumità mentre svolge il proprio lavoro.
Come ha ricordato la Presidente Proietti, “soltanto lavorando insieme si può contrastare il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari e sociosanitari. E questo impegno deve diventare un pilastro della nostra convivenza civile”.