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Separazione delle carriere: ok della Camera. Meloni: “Andiamo avanti”, Tajani: “Per Berlusconi”
Il ddl costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale (sulla separazione delle carriere dei magistrati ordinari) e istituzione della Corte disciplinare è stato approvato oggi dalla Camera in terza lettura. A Montecitorio il via libera alla separazione delle carriere con 243 sì e 109 no. Si tratta della terza lettura. La maggioranza assoluta, che è stata raggiunta, è sufficiente al prosieguo dell’iter della riforma costituzionale che ora attende l’ultimo ok da Palazzo Madama. Non è invece stata centrata, come previsto, la maggioranza dei due terzi che avrebbe precluso il referendum. Dopo la votazione ci sono stati gli applausi della maggioranza.
Esulta Tajani: “Dedicato a Berlusconi”. Maggioranza dei due terzi non raggiunta, si apre la strada del referendum
“Grande risultato. Berlusconi sarà felice, lo dedichiamo a lui. Grande vittoria politica, si fanno le riforme in Italia per tutelare i cittadini e in questo caso anche per innalzare il ruolo dei magistrati. Festeggiamo questo grande passo e siamo pronti per il referendum” ha commentato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il voto di oggi, infatti, apre le porte alla possibilità di un referendum sulla giustizia. La consultazione popolare, infatti, sarebbe stata preclusa solo nel caso in cui in entrambi gli ultimi passaggi parlamentari, di ciascuna Camera, il provvedimento fosse stato approvato con due terzi dei voti.
A Montecitorio sarebbero serviti oggi almeno 267 sì…
Invece ci si è fermati a 243. Il prossimo ed ultimo step è il via libera del Senato. “Con l’approvazione in terza lettura alla Camera dei Deputati, portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all’Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente. In attesa dell’ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla Nazione una riforma storica e attesa da anni”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni sui social.
Ma cosa significa separazione delle carriere dei magistrati?
La separazione delle carriere per i gruppi sostenitori rappresenta un principio fondamentale per la realizzazione di uno Stato di diritto fondato sull’equilibrio tra poteri, la tutela delle garanzie processuali e l’imparzialità della giurisdizione. In ambito italiano, il dibattito sulla separazione delle carriere si concentra in particolare sulla distinzione tra magistratura giudicante e magistratura requirente, attualmente riunite in un unico ordine giudiziario.
Definizione e Quadro Normativo
Nel sistema giudiziario italiano, giudici e pubblici ministeri appartengono allo stesso ordine e condividono il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), organo di autogoverno della magistratura. La separazione delle carriere stabilirebbe l’istituzione di due ordini autonomi, con percorsi professionali e organi di autogoverno distinti, con lo scopo prefissato di garantire in tal guisa una distinzione marcata tra funzione giudicante e funzione requirente.
Rilevanza e Finalità della Separazione delle carriere
La rilevanza della separazione delle carriere per i fautori si manifesterebbe sotto diversi profili: a) Imparzialità del giudice: il giudice deve poter esercitare il proprio ruolo in qualità di arbitro terzo, libero da legami culturali o istituzionali con l’organo dell’accusa; 2) Parità tra accusa e difesa: il principio del contraddittorio richiede che accusa e difesa siano poste su un piano di effettiva parità, condizione che può risultare compromessa se giudice e pubblico ministero appartengono allo stesso corpo professionale; 3) Autonomia del pubblico ministero: la separazione non implica la subordinazione del PM al potere esecutivo, ma ne rafforza l’identità istituzionale come organo di accusa indipendente; 4) Fiducia dei cittadini: la netta distinzione dei ruoli rafforza la percezione di un processo equo e favorisce la legittimazione sociale delle decisioni giudiziarie.
Il Dibattito Dottrinale e Politico
La questione della separazione delle carriere è oggetto di confronto tra dottrina e politica sin dagli anni successivi all’entrata in vigore della Costituzione. Una parte della dottrina sostiene che l’attuale sistema, basato sull’unità della magistratura, garantisca un equilibrio sufficiente e preservi l’indipendenza della funzione requirente. Altri autori, invece, ritengono che la separazione sia fondamentale per assicurare un giudice pienamente terzo e per realizzare un modello processuale, finalmente, pienamente accusatorio, come auspicato dalle riforme del codice di procedura penale. Difatti le “fazioni” si dividono storicamente sostenendo tesi che avrebbero alla base diversi strumenti per arrivare però allo stesso obiettivo.
Ma è davvero alla fine la soluzione giusta?
Se anche il problema fosse la “stessa casacca”, cosa cambierebbe con la riforma, dal momento che comunque pubblici ministeri e giudici resterebbero pur sempre magistrati? Ragionando secondo la tesi opposta e citando il professor Franco Coppi, se non saranno più “fratelli” allora saranno “cugini”. Cosa cambierebbe? Si darebbero ancora del “tu” esattamente come prima. Ed ancora: cambiamo la Costituzione perché non è bello vedere un pubblico ministero e un giudice che si danno del “tu” al bar del Tribunale? Una risposta in realtà potrebbe trovarsi, secondo alcuni, proprio sul piano ordinamentale seguendo una prospettiva “obliqua”. Attualmente il Consiglio superiore della magistratura e i Consigli giudiziari hanno (ovviamente) una composizione mista quanto alla componente togata, per cui chi rappresenta i giudici decide anche sulle questioni che riguardano i pubblici ministeri – compresi incarichi direttivi, promozioni e procedimenti disciplinari – e viceversa. Ecco, allora, che quella vicinanza processuale, oggi di fatto quasi annullata, si ripropone in un altro ambito per così dire collaterale.
Conclusioni
La separazione delle carriere rappresenterebbe una riforma di ampio respiro, capace di investire tanto l’assetto ordinamentale quanto le garanzie offerte dalla costituzione. La sua attuazione richiederebbe modifiche alla Costituzione e un’attenta riflessione sull’equilibrio tra autonomia della magistratura, efficienza del sistema giudiziario e tutela dei diritti fondamentali. In prospettiva, la separazione delle carriere potrebbe rappresentare un passaggio decisivo per il rafforzamento del principio di terzietà del giudice e per l’accrescimento della fiducia dei cittadini nella giustizia. Tuttavia al di là dei pro e dei contro ciò che oggi conta davvero è garantire il corretto funzionamento della macchina della giustizia in Italia e, soprattutto, restituire ai cittadini la fiducia più totale nella stessa, il vero passaggio chiave per una democrazia realmente e pienamente attuabile.

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